Protocollo Italia-Albania, il premier Rama: «Non so se l’accordo funzionerà»

«Meloni ha sottolineato che i minori e le donne incinte non rientrano nelle categorie di persone che saranno ospitate nel centro di accoglienza»

L’accordo tra Italia e Albania «prevede che i migranti vengano ospitati nel centro di accoglienza ‘al solo fine di espletare le procedure di frontiera o di rimpatrio, previste dalla normativa italiana ed europea e per il tempo strettamente necessario’. Nel caso in cui non vi sia più il diritto di permanenza nelle strutture, l’Italia trasferisce immediatamente i migranti dal territorio albanese». Il premier albanese Edi Rama, intervistato dal Corriere della Sera e il Fatto Quotidiano, spiega i punti dell’accordo tra Roma e Tirana. E sostiene che l’intesa stabilisce «che la capacità massima d’accoglienza sarà di 3 mila migranti. Quindi, man mano che alcuni finiscono le procedure di protezione internazionale (asilo) e si accompagnano fuori dal territorio albanese, verranno ospitati altri migranti richiedenti asilo».


Il debito di riconoscenza

Per questo, se i migranti «staranno 18 mesi in Albania, non potranno entrarne 36 mila all’anno». Dal punto di vista della fattibilità, l’accordo «non saprei dire se funzionerà male, bene, molto bene o se non funzionerà del tutto, perché è una prima volta in assoluto per un accordo di questo tipo. E poi starà al governo italiano provare che funziona, visto che tutta l’amministrazione di questa operazione è a carico suo». Rispetto a chi arriverà in Albania, «Meloni ha sottolineato che i minori e le donne incinte non rientrano nelle categorie di persone che saranno ospitate nel centro di accoglienza». L’Albania non è stata contattata da altri Paesi europei dopo l’accordo con l’Italia e «non saremo aperti ad eventuali richieste». A Roma «non potevamo dire di no perché abbiamo un debito di riconoscenza che non potremo mai saldare, ma che non dobbiamo mai dimenticare».


La reazione del Pd

Infine, la reazione del Pd italiano all’accordo ha sorpreso Rama: «Hanno il diritto di opporsi e criticare il loro governo, ma non c’è motivo di mettere in mezzo il socialismo e l’esecutivo albanese. I governi vanno e vengono, le interpretazioni del socialismo variano, ma Albania e Italia sono sempre lì, indissolubilmente legate nelle giornate belle e brutte». Comunque, fa sapere, dal Pse il premier non ha avuto reazioni, neanche informali.

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