Israele prepara la fase 2 della guerra: «I leader di Hamas sono nel sud della Striscia». Netanyahu gela le famiglie: «Nessun accordo sugli ostaggi»

Decine di morti in un raid dell’Idf a Jabalya: per Israele nel campo profughi si nascondono terroristi. Ancora scambi di fuoco al nord con Hezbollah

A tre settimane dall’avvio dell’«espansione delle operazioni di terra», prosegue l’offensiva nella Striscia di Gaza di Israele in risposta agli attacchi del 7 ottobre. Il ministero della Sanità di Hamas ha denunciato che un raid condotto all’alba dall’Id in una scuola nel campo profughi gestito dall’Onu di Jabalya avrebbe provocato la morte di «almeno 50 persone». Il capo dell’agenzia Onu per i rifugiati palestinesi (Unrwa), Philippe Lazzarini, ha condannato il raid, parlando di «immagini e filmati terrificanti di decine di persone uccise e ferite». Questi attacchi «non possono diventare un fatto comune, devono cessare – ha poi richiamato Lazzarini – Un cessate il fuoco umanitario non può più aspettare». In merito all’accaduto l’esercito israeliano si è limitato a confermare di stare «espandendo l’offensiva nella parte nord della Striscia», ricordando come in quella zona «ci sono il comando e il centro di controllo della Brigata nord di Gaza di Hamas, e una delle più significative roccaforti del terrore con quattro battaglioni operativi di Hamas». Secondo l’Idf dunque, a Jabalya i soldati israeliani «hanno affrontato terroristi che operano intenzionalmente da aree civili e hanno tentato di attaccare le truppe utilizzando missili anticarro e ordigni esplosivi. Durante gli scontri sono stati uccisi numerosi terroristi e le truppe hanno colpito un gran numero di infrastrutture terroristiche, comprese infrastrutture sotterranee e obiettivi importanti dell’organizzazione terroristica».


Netanyahu sotto pressione per la sorte degli ostaggi

Nel pomeriggio di oggi decine di migliaia di persone hanno raggiunto Gerusalemme, al termine di una marcia partita da Tel Aviv martedì scorso, per chiedere a gran voce la liberazione degli ostaggi detenuti dal 7 ottobre a Gaza. Il premier Benjamin Netanyahu ha rifiutato di incontrare i rappresentanti del Forum delle famiglie di rapiti e dispersi, ma il suo ufficio ha poi fatto sapere che li riceverà nei prossimi giorni, lunedì sera. In serata Netanyahu ha poi tenuto una nuova conferenza stampa per aggiornare l’opinione pubblica interna e internazionale sugli sviluppi della guerra. «Siamo determinati a combattere fino alla vittoria: fino a quando avremo distrutto il nemico e recuperato gli ostaggi», ha ribadito il premier. Obiettivo fondamentale dell’operazione militare, quello che «all’indomani della vittoria, Gaza non possa tornare a rappresentare una minaccia per noi». Tradotto, le forze armate israeliane «dovranno mantenere una libertà di manovra» all’interno della Striscia. Ma, ha assicurato Netanyahu, anche la liberazione degli ostaggi è un obiettivo cruciale dell’offensiva in corso: «Io marcio con voi», ha mandato a dire ai manifestanti che oggi hanno raggiunto Gerusalemme e il suo stesso ufficio. «Tutto il popolo di Israele marcia con voi. Comprendiamo la vostra sofferenza e l’incubo che vivete». Al contempo però Netanyahu ha messo in chiaro come sugli spiragli per il loro rilascio «ci sono voci infondate: fino ad ora nessun accordo è stato raggiunto sugli ostaggi, ma quando ci sarà lo diremo subito». Quanto alle pesanti critiche che piovono dal resto del mondo per il disastro umanitario e il pesante bilancio di vittime a Gaza, Netanyahu ha ribadito che Israele «opera secondo i codici internazionali di combattimento»


Caccia ai leader di Hamas

«Tutti i leader di Hamas sono passibili di morte», ha detto ancora il premier israeliano, rispondendo alla domanda di un giornalista che chiedeva se negli obiettivi della campagna in corso contro Hamas ci fossero anche suoi leader che risiedono all’estero, ad esempio in Qatar. Quanto a quelli più in vicinanza, però, il quadro delle operazioni militari potrebbe complicarsi, se è vera la ricostruzione che fonti militari hanno consegnato alla tv israeliana Kan. Le due principali figure di Hamas a Gaza – Yahya Sinwar e Mohammed Deif – non si troverebbero a Gaza City né nel nord della Striscia, ma nella zona sud, quella più vicina all’Egitto: verosimilmente nei dintorni di Khan Younis. Non a caso, secondo il Guardian, la prossima fase dell’operazione militare israeliana potrebbe concentrarsi sul sud della Striscia, dove pure nelle scorse settimane l’Idf aveva incoraggiato i civili palestinesi a spostarsi in cerca di un riparo sicuro.

Le sorti dell’ospedale Al Shifa

L’esercito di Israele nega di aver ordinato l’evacuazione dei pazienti e dei medici dell’ospedale Al-Shifa, il più grande di Gaza, attualmente sotto assedio. Nelle scorse ore, era circolata la notizia che avevano dato mandato di evacuare la struttura «entro un’ora». Il portavoce militare israeliano ha però precisato che l’esercito ha invece inoltrato «una richiesta del direttore dello Shifa per consentire ad altri abitanti di Gaza che erano in ospedale e che vorrebbero evacuare, di farlo attraverso un percorso sicuro. Il personale medico rimarrà in ospedale per assistere i pazienti che non possono evacuare». Si tratta di una struttura che è diventata un vero e proprio cimitero in queste settimane, dove centinaia di pazienti sono deceduti a causa dei bombardamenti di Israele e delle problematiche su elettricità e servizi. Secondo le Nazioni Unite, vi sono presenti 2.300 pazienti, operatori sanitari e sfollati. Nei giorni scorsi, il direttore della struttura Mohammad Abu Salmiya aveva annunciato che il personale medico e i pazienti erano pronti a evacuare se Israele lo avesse permesso.

Bombardamenti in Libano

Intanto, dopo una serie di bombardamenti verso la Alta Galilea sferrati questa mattina dagli Hezbollah, l’esercito israeliano ha colpito il sud del Libano. In precedenza si erano sentite le sirene di allarme risuonare in diverse aree israeliane di confine. Diversi i feriti. Gli Hezbollah hanno risposto agli attacchi di Israele prendendo di mira le postazioni israeliane di Shtula, Nahal Betzet, Jordeikh, Wadi Sasa, Khallet Warde e Raheb. Tantissimi i bombardamenti dell’esercito israeliano contro aree abitate da civili nel Libano meridionale.

I camion di aiuti nella Striscia di Gaza

Intanto, il direttore dell’ospedale Nasser di Khan Yunis, nel centro della Striscia di Gaza, ha invece fatto sapere che 26 persone sono state uccise in un raid aereo effettuato ai danni di tre edifici residenziali della città, nel distretto di Hamad. Afp riferisce che i feriti gravi al momento risultano essere 23. Nella Striscia di Gaza sono stati portati dieci camion di aiuti, di cui uno con circa 17mila litri di diesel. A riferirlo sono due fonti egiziane al valico di Rafah, riportate da Ansa. Inoltre, dopo le pressioni degli Stati Uniti, Israele ha dichiarato che consentirà a due camion di carburante al giorno di entrare a Gaza. Secondo quanto riporta la Bbc, un funzionario del Dipartimento di Stato americano ha detto che ogni due giorni saranno consentiti circa 140.000 litri di carburante.

Acqua e servizi igienici

Gran parte della cifra sarà destinata ai veicoli che trasportano aiuti e a sostenere le Nazioni Unite nella fornitura di acqua e servizi igienico-sanitari. Il resto andrà ai servizi di telefonia mobile e internet, che erano stati interrotti per mancanza di carburante.

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