In Evidenza ENISiriaUSA
ATTUALITÀArrestiFemminicidiFilippo TurettaGermaniaGiovaniGiulia CecchettinInchiesteInterrogatoriOmicidiSequestri di personaVenetoVeneziaViolenza sulle donne

Giulia Cecchettin, la confessione di Filippo Turetta in Germania. I genitori: «Forse voleva rapirla»

filippo turetta giulia cecchettin nicola turetta elisabetta
filippo turetta giulia cecchettin nicola turetta elisabetta
«Ho ucciso la mia ragazza», la prima frase agli agenti tedeschi. Nicola ed Elisabetta Turetta: la nostra non è una famiglia patriarcale

«Ho ucciso la mia ragazza»: questa è stata la prima frase di Filippo Turetta agli agenti della polizia tedesca. La confessione è arrivata dopo il fermo in autostrada per una violazione del codice della strada: era fermo in una piazzola d’emergenza senza aver acceso gli stop. I poliziotti hanno registrato la frase nel verbale di fermo. Ma non potrà essere portata nelle aule di giustizia. Davanti al giudice l’omicida di Giulia Cecchettin ha solo chiesto di essere riportato in Italia. Intanto i genitori Nicola ed Elisabetta dicono che la loro non è mai stata una «famiglia patriarcale». E aggiungono che forse Filippo voleva sequestrare Giulia per non farla andare a presentare la tesi e poi la situazione è degenerata. Il suo avvocato Emanuele Compagno dice intanto che una perizia psichiatrica potrebbe essere utile. Spunta anche un nuovo video. Intanto il tribunale tedesco di Naumburg ha detto che nulla osta alla consegna all’Italia di Turetta.

La fine della fuga

Il presidente del tribunale fa sapere che non ci sono ostacoli alla consegna dell’indagato alle autorità italiane e fa sapere che anche l’indagato l’ha accettata. Turetta resta indagato per omicidio volontario aggravato. Gli inquirenti non hanno ancora deciso se contestargli la premeditazione. Nell’ordinanza della Gip Benedetta Vitolo si spiega che deve restare in carcere per il pericolo di reiterazione del reato. Il procuratore di Venezia Bruno Cherchi è in contatto con le autorità della Germania. Attende di sapere se Turetta arriverà in pochi giorni. Altrimenti andranno gli inquirenti ad interrogarlo. Intanto, fa sapere Repubblica, nella Grande Punto nera targata FA015YE finita sabato notte senza benzina e metano sull’autostrada A9 a Bad Durremberg vicino Lipsia in direzione Sud, gli agenti hanno trovato un altro coltello. Sarebbe il terzo visto che nel filmato in cui rincorre Giulia Cecchettin Turetta ne estrae uno che poi è stato trovato nel parcheggio a 150 metri da casa a Vigonovo. E poi ne usa un altro a Fossò per ucciderla.

300 euro in contanti

Turetta aveva in tasca circa 300 euro in contanti. Agli investigatori non risultano prelievi con il bancomat. Ma aveva attivo anche un account su Paypal con il quale è possibile sia pagare che versare denaro su carte ricaricabili. Forse le ha utilizzate per preservarsi i contanti. Chi indaga pensa che abbia utilizzato anche una SIM ricaricabile per navigare e per tenersi informato sulle indagini. Il suo tragitto è stato ricostruito con precisione fino in Alto Adige. Poi la sua auto è stata segnalata a Leinz in Austria. Il targa system lo ha registrato mercoledì 15 novembre. Lui è stato preso nella notte tra sabato e domenica. Cosa ha fatto in quei giorni di buco? Dove ha dormito, dove ha mangiato? Alcuni accertamenti riguardano un transito dalla Repubblica Ceca, ma sono ancora da confermare.

I genitori

Dalle indagini risulta anche che è stata Giulia a pagare il conto della cena al McDonalds nel centro commerciale Nave de Vero a Marghera: 17,80 euro con la carta di credito. Intanto Nicola ed Elisabetta Turetta parlano con il Corriere della Sera. E nel colloquio con Roberta Merlin il padre dice: «Non ho mai insegnato a mio figlio a maltrattare le donne». La coppia si chiede «dove abbiamo sbagliato?». E fanno le condoglianze alla famiglia Cecchettin: «Siamo vicini alla sua famiglia, siamo devastati per quello che è accaduto. Ci fa male vederci additare come genitori inadeguati, come una famiglia simbolo del patriarcato. Non lo siamo mai stati, non è quello che abbiamo insegnato a nostro figlio». Il riferimento, è evidente, è alla sorella di Giulia, Elena Cecchettin.

L’orsacchiotto

I due confermano la «sofferenza» del figlio per la fine della storia. «I ragazzi a quell’età si lasciano, si mettono assieme. Lui, negli ultimi tempi, sembrava tranquillo. In questi giorni mi hanno detto che dovevo preoccuparmi se quando andava a letto abbracciava l’orsacchiotto pensando a Giulia. Io davvero non ho dato peso a questa cosa. Avrei dovuto?», dice Nicola. Poi sostengono una tesi inedita sulle intenzioni di Filippo: «Aveva premeditato? Mi sembra impossibile. Forse voleva sequestrarla per non farle dare la tesi e poi la situazione è degenerata. Non so darmi una risposta». Nicola prima della scoperta del cadavere di Giulia aveva detto che forse il figlio l’aveva «portata in un campeggio».

La laurea di Giulia

Nicola ed Elisabetta aggiungono che il figlio non gli aveva raccontato molto riguardo la laurea dell’ex fidanzata: «Erano andati assieme a scegliere il menu della festa, forse voleva offrire lui il buffet. Lui l’aveva anche aiutata con la tesi. Tutto sembrava normale». E dicono che forse a Turetta «è scoppiata qualche vena in testa. Non c’è davvero una spiegazione. Parlano di possesso, maschilismo, incapacità di accettare che lei fosse più brava di lui. Non è assolutamente niente di tutto questo. Io sono convinto che qualcosa nel suo cervello non abbia più funzionato». E sostengono che il figlio fosse in stato confusionale quando è stato catturato in Germania: «Ha vagato senza una meta, non è tornato perché probabilmente aveva paura. Segno che non aveva un piano. Noi, almeno, ci siamo fatti questa idea».

L’altro figlio

I due hanno anche un altro figlio: «Non è facile, soffre molto. Ieri sera era a tavola e ha sentito al telegiornale che “il killer” era stato fermato in Germania. È dura sentir parlare così di un fratello. Filippo in casa non è mai stato un ragazzo violento. Siamo tutti sgomenti». Infine, su Turetta: «Resta nostro figlio. Cosa dobbiamo fare? Pagherà per quello che ha fatto. Noi siamo pur sempre i suoi genitori». Intanto a Porta a Porta il legale Compagno spiega: «Una perizia psichiatrica può essere utile per verificare cosa sia successo. È molto presto per pensarci, però è ovvio che se ce ne sarà bisogno lo faremo. Questo tipo di aspetto va indagato perché nessuno finora aveva avuto alcun sospetto su Filippo, un ragazzo descritto come dedito allo studio, allo sport, un ragazzo d’oro che aiutava gli altri».

Il nuovo video

Il Gazzettino fa sapere che c’è un nuovo video che racconta i dettagli del tragitto di Turetta. L’11 novembre la Fiat Grande punto nera e ammaccata sul cofano ha girato per una decina di minuti nella zona industriale di Fossò. Le nuove riprese sono successive all’aggressione di Giulia. Dopo essersi allontanato da via V Strada l’auto si è immessa in via dell’Industria. Poi ha girato a destra e ha imboccato la VII strada. Poi è andato in via IX strada, in una zona con parcheggi. Ha fatto per due volte lo stesso tragitto. Poi si è fermato davanti a un’azienda. È rimasto lì per circa 90 secondi senza scendere dall’auto. Poi se n’è andato. La sosta forse si spiega con il passaggio di un’auto di vigilanza in zona. In quel momento Cecchettin era sul sedile posteriore.

Il tribunale e l’estradizione

Il tribunale tedesco di Naumburg ha detto che nulla osta all’estradizione di Filippo Turetta. Il 22enne accusato di aver ucciso Giulia Cecchettin potrà tornare in Italia per l’inchiesta. Il presidente del tribunale ha confermato che Turetta non si è opposto all’estradizione. Il magistrato afferma anche che sulla base della documentazione allegata al mandato d’arresto europeo non ci sono ostacoli al ritorno in Italia dell’indagato. Nel comunicato, ripreso dall’agenzia di stampa Agi, si afferma che la decisione risale al 21 novembre 2023 ed è stata presa dalla prima sezione penale del tribunale regionale superiore di Naumburg. Turetta si trova nel carcere di Halle. «Il mandato d’arresto europeo accusa la persona ricercata di aver intenzionalmente abusato fisicamente di un’altra persona in Italia, al punto tale che questo trattamento ha portato alla sua morte», sintetizza il comunicato.

La procura

«Se la persona perseguitata ha acconsentito all’estradizione semplificata, e non sono più evidenti ostacoli all’estradizione, per eseguire l’estradizione non è necessaria un’ulteriore decisione del tribunale. Il mandato d’arresto per estradizione emesso ieri costituisce la base giuridica per la continuazione della detenzione dell’indagato fino alla sua consegna alla custodia delle autorità italiane». La procura ha però fatto sapere all’agenzia di stampa Ansa che la richiesta di estradizione è arrivata ieri alla Corte d’appello Naumburg, il massimo tribunale della regione tedesca della Sassonia-Anhalt.

La Corte d’Appello

«I fascicoli sono stati presentati ieri al Tribunale regionale superiore di Naumburg», ha fatto sapere la procuratrice capo Tatjana Letz riferendosi all’Oberlandesgericht (Olg), una sorta di Corte d’appello. «Se la richiesta della Procura Generale sarà accolta, il cittadino italiano dovrebbe essere trasferito in Italia nel giro di alcuni giorni. Tuttavia, non sono in grado di fornire una data precisa», si è limitata ad aggiungere. La Corte d’Appello ha fatto sapere che ritiene superfluo un suo pronunciamento.

Leggi anche:

Articoli di ATTUALITÀ più letti