Cos’è successo la notte della scomparsa di Giulia Cecchettin: il (confuso) viaggio di Filippo Turetta tra Fossò e val Caltea

I movimenti dell’auto del 22enne nella notte tra sabato 11 e domenica 12 novembre per disfarsi del corpo

Da quando l’auto di Filippo Turetta, il 22enne indagato per il femminicidio dell’ex fidanzata coetanea Giulia Cecchettin, è entrata in Friuli Venezia Giulia dalla provincia di Treviso, ogni suo movimento – nella notte tra sabato 11 novembre (quando è scomparsa la ragazza) e domenica 12 – è stato ricostruito dai carabinieri di Pordenone. Alle 2.02, la Fiat Grande Punto del giovane viene ripresa dalle telecamere comunali di Sacile. Sono passate circa 2 ore e mezza da quando Turetta è stato immortalato in un filmato della videosorveglianza dello stabilimento Dior a Fossò mentre aggredisce Cecchettin. Stando alla ricostruzione fatta dalle autorità sull’itinerario percorso dal ragazzo, appare che il tragitto da lui intrapreso quella notte sia stato poco lineare, come se non avesse avuto un’idea chiara su dove dirigersi. Prima, per pochi minuti, gira la città. Poi – alle 2.18 – imbocca la strada per Caneva, un comune friuliano che conta poco più di 6mila abitanti. I suoi movimenti risultano confusi: sale verso il castello, ma poi decide di ritornare in centro, ripassa per la piazza e sceglie di prendere l’ex provinciale 29, direzione Polcenigo. Qui i targa system lo inquadrano alle 2.27.


La svolta

Due ore dopo l’inquadramento nei sistemi di lettura targa, Turetta è di nuovo in Veneto. Poi, verso le 5 la sua auto passa per le gallerie della diga del Vajont, nel comune di Longarone, in provincia di Belluno. Ci sono buchi di ore non di poco conto, che insospettiscono gli inquirenti e complicano la circoscrizione delle ricerche. Poi giovedì la svolta, in modo del tutto casuale. La telecamera che registra il passaggio delle macchine all’ingresso dell’area turistica di Piancavallo (frazione di Aviano, nell’ex provincia di Pordenone) si riaccende dopo quattro giorni in cui era stata sospesa per manutenzione. Dato che il software aveva continuato a registrare i passaggi, seppur senza trasmetterli al sistema operativo, alla sua riaccensione ha lanciato l’alert per il transito della Fiat di Turetta. La sua macchina è arrivata ai 1.300 metri di quota della stazione turistica attorno alle 3.


L’impervia Val Caltea

C’è un aspetto cruciale per le indagini: le telecamere non lo riprendono più tornare ad Aviano, pertanto ci si orienta verso l’unica via alternativa che il 22enne può aver percorso: l’impervia stradina della Val Caltea. Turetta – sempre secondo le prime ricostruzioni dei carabinieri – avrebbe preso in braccio la ragazza, già uccisa con svariate coltellate alla testa e al collo inferte con violenza, e dopo aver percorso il sentiero che scende giù la scarpata, l’avrebbe portata su una grande roccia. Poi, ha recuperato dei sacchi neri e l’ha coperta. Erano da poco passate le 3 di domenica mattina 12 novembre. Il medico legale questa mattina ha fatto sapere di non aver trovato segni di caduta, di trascinamento o di rotolamento sul corpo della giovane. Il modo in cui Turetta aveva posto il corpo di Cecchettin impediva agli elicotteri dei vigili del fuoco e ai droni di individuarlo. A risolvere il giallo è stato il fiuto di Jageer, un cane di 4 anni della Protezione civile del Friuli, che ha trovato Giulia Cecchettin. Ora, sarà l’autopsia di domani a chiarire con esattezza l’arco temporale del decesso e le cause dello stesso.

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