Omicidio Giulia Cecchettin, attesa per l’autopsia. Il corpo portato in braccio da Turetta in fondo al dirupo

L’analisi approfondita sul corpo della studentess adi Vigonovo potrebbe essere disposta già lunedì

Serviranno i rilievi approfonditi dell’autopsia, che potrebbe essere eseguita già domani lunedì 20 novembre, per stabilire le cause della morte di Giulia Cecchettin. Il corpo della 22enne di Vigonovo è stato recuperato ieri – sabato 18 novembre – in una zona impervia della val Caltea, nei pressi del lago di Barcis. Una cinquantina di metri sotto il livello della strada, isolata e chiusa nel periodo invernale, dove si è fermato con la sua Fiat Grande Punto Filippo Turetta, indagato dell’omicidio della giovane e arrestato in Germania. Secondo la ricostruzione degli investigatori, diversamente da quanto ipotizzato in un primo momento, il corpo non è stato fatto scivolare nella scarpata, ma è stato portato in braccio dal 22enne, probabilmente per nasconderlo con più cura in una zona non visibile dalla strada. Ma alcune indicazioni sulle cause della morte della giovane sono state già raccolte dagli inquirenti, dopo il sopralluogo del medico legale.


I rilievi sul corpo

Troppe, troppo profonde e troppo violente le ferite da arma da taglio sul corpo di Giulia Cecchettin per non ipotizzare che la 22enne fosse già morta quando è stata abbandonata nella scarpata, ore dopo l’aggressione. Il medico legale Antonello Cirnelli, che si è occupato dell’ispezione esterna della salma per conto della procura di Pordenone, in presenza del sostituito procuratore di Pordenone Andrea Del Missier, ha individuato diverse coltellate alla testa e al collo, un elemento emerso solo ieri in serata. E altre ferite alle mani, come se Giulia avesse cercato di difendersi dall’aggressione. Il corpo era ancora integro nonostante fosse lì nel bosco da una settimana. L’autopsia, oltre alle cause della morte, dovrà chiarire l’arco temporale in cui si è consumato l’omicidio. Un altro degli elementi emersi da una prima valutazione è quello su come il corpo sia arrivato in fondo al canalone. Diversamente da quanto ipotizzato in un primo momento, Turetta non lo avrebbe lasciato scivolare dalla strada ma avrebbe trasportato il corpo lui stesso, forse aiutandosi con la torcia del cellulare. Sul corpo non ci sono infatti ferite da caduta, trascinamento o rotolamento. Turetta ha quindi deposto il cadavere sotto a una roccia, coprendolo con dei sacchi neri. Le ragioni del gesto non sono ancora chiare, sarà il giovane a dover rispondere agli inquirenti: tra le ipotesi, l’occultamento del cadavere o un tentativo simbolico di tutelare la salma.


Leggi anche: