Elena Cecchettin e la sorella Giulia: «La sua morte non sarà inutile. Lo Stato è complice perché non aiuta le donne»

«Sono una studentessa, mi voglio laureare. Ma on lascerò cadere questa cosa».

Elena Cecchettin vuole che quello che è successo alla sorella Giulia «non sia stato invano». E dice che «tutte le donne sanno che devono stare attente a qualcosa. Il pericolo spesso è più vicino di quanto pensiamo. L’assassino ce lo troviamo in casa più di quanto possa avvenire in strada. L’80% dei femminicidi avviene in famiglia, una percentuale spaventosa». Poi spiega perché secondo lei Filippo Turetta non è un mostro: «Quando avviene un femminicidio succede sempre un fenomeno. Da una parte si sminuisce parlando di “bravo ragazzo”. Cercando di dare la colpa alla donna. Oppure avviene l’opposto. Il colpevole è un mostro, un malato, una bestia. Ma così nessuno si prende la responsabilità». Perché invece «nessuno nasce mostro», spiega oggi in un’intervista a la Repubblica.


La cultura dello stupro

Al contrario: «Nella crescita di una persona conta l’educazione familiare, scolastica, quella data dalla società. Ci sono comportamenti malsani che vengono sdoganati. Si giustifica la gelosia, il controllo del telefono, si dice “è un po’ possessivo”. Invece questi comportamenti possono costituire un’escalation che porta a botte, stupri, femminicidi. La punta della piramide della cultura dello stupro». A Rosario Di Raimondo Giulia Cecchettin dice che serve «educazione. A livello scolastico e familiare. Una presa di coscienza. Dire che va bene essere deboli, tristi, piangere, e che se veniamo lasciati non possiamo prenderci con la forza quello che vogliamo. Dobbiamo accettare i rifiuti e la libertà di uscire da una relazione». La 24enne aggiunge che questi sono Omicidi di Stato perché «lo Stato non fa abbastanza per intervenire. Non finanzia adeguatamente i percorsi formativi, l’educazione sessuale e affettiva nelle scuole».


Omicidi di Stato

E ancora: «È complice perché non condanna apertamente questi episodi. Non rende sicure le donne». Cecchettin spiega anche perché ha attaccato sui social network il ministro Salvini: «Ha messo in dubbio che Turetta possa essere colpevole. Nessuno lo è finché non viene giudicato come tale, ma sappiamo tutti cosa è successo. In altri casi non si è espresso allo stesso modo, quando il presunto colpevole non era una persona bianca. Penso che la sua sia stata una mancanza di rispetto verso mia sorella, un’ambivalenza di cattivo gusto». Manda un messaggio alle donne: «Alla prima avvisaglia di una relazione tossica, meglio farsi forza e parlarne piuttosto che sottovalutare il pericolo. Meglio ferire l’orgoglio di un uomo che finire ammazzate».

Le relazioni tossiche

E poi agli uomini: «Siate persone migliori. Fate un esame di coscienza, pensate a quando avete mancato di rispetto a una donna, a quando avete ferito, umiliato». Mentre lei adesso non sa cosa cambia nella sua vita: «Devo capire. Sono una studentessa, mi voglio laureare. Non lascerò cadere questa cosa. Farò in modo che quello che è successo a Giulia non sia stato invano».

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