Filippo Turetta ha ucciso Giulia Cecchettin in 22 minuti. La procura tedesca: «Sarà consegnato all’Italia entro alcuni giorni»

Nell’ordinanza del gip di Venezia si parla di una «violenza inaudita»

Anche se la richiesta italiana di consegna di Filippo Turetta non è ancora arrivata in Germania, la Procura generale di Naumburg, si aspetta che il giovane sia consegnato all’Italia entro «alcuni giorni». Finora non è arrivata una richiesta italiana, ha detto all’ANSA il portavoce della Procura generale della città della Sassonia Anhalt, il procuratore generale Klaus Tewes. Per via del «mandato di arresto europeo» il magistrato ha ricordato che «il tribunale di prima istanza di Halle ha emesso un ordine di detenzione, sulla base del quale l’imputato è stato collocato nel centro di detenzione di Halle, e ora la Procura generale ha richiesto all’Oberlandesgericht», una sorte di Corte d’appello detta anche Tribunale superiore regionale, «il recepimento del mandato di arresto». Avverrà «nei prossimi giorni presumo, e poi tutto si svolgerà normalmente. Mi aspetto che, se la Corte d’appello deciderà in base alla nostra richiesta, l’imputato sarà estradato in Italia tra pochi giorni» ha dichiarato ancora Tewes. Intanto in giornata sono emersi dettagli sulla morte, avvenuta nella tarda serata di sabato 11 novembre, di Giulia Cecchettin. Al suo aguzzino, l’ex fidanzato, sono bastati 22 minuti per ucciderla, vincendo ogni sua resistenza con la violenza, perpetrata in due fasi distinte. È quanto si evince dall’ordinanza di custoda cautelata spiccata dal gip di Venezia, Benedetta Vitolo, ed inviata ai magistrati tedeschi per consentire l’estradizione in Italia del giovane. Nel documento si ricostruisce in dettaglio i tempi e i modi con cui Turetta avrebbe portato a compimento l’assassinio della coetanea, grazie alle indicazioni fornite da un lato da un testimone oculare, un residente di Vigonovo, dall’altro dalle telecamere di sicurezza della zona industriale di Fossò. I due piccoli Comuni situati tra Padova e Venezia, distanti tra loro appena 5 minuti di macchina, sono stati infatti il teatro del doppio agguato omicida di Turetta, prima della fuga in auto verso le zone montuose, poi l’Austria e la Germania. Un delitto di «inaudita ferocia», scrive nell’ordinanza il gip di Venezia, che dimostra la «totale incapacità di autocontrollo» di Turetta. Ecco come si sarebbero svolti i fatti che hanno portato alla morte di Giulia.


La prima aggressione a 150 metri da casa

La prima aggressione violenta a Giulia Cecchettin ha luogo ad appena 150 metri dalla casa di lei, a Vigonovo. Sono le 23.18 di sabato sera. I due giovani si trovano nel parcheggio di via Aldo Moro. C’è un alterco, o forse semplicemente un’aggressione a freddo. Fatto sta che un vicino sente alzarsi le urla di Giulia: «Così mi fai male». La ragazza chiede aiuto. Un attimo dopo è già sul selciato, forse già aggredita con un coltello, e il vicino-testimone distingue il ragazzo «calciare violentemente una sagoma che si trovava a terra». Forse Turetta si rende conto che c’è qualcuno nei paraggi, o che le urla della sua vittima possono destare l’attenzione. Quindi la carica di peso di nuovo in auto, ferita. Poi dà il gas e riparte con la sua Punto nera. Passano una ventina di minuti appena, e la macchina riappare nei frame già noti delle telecamere di sicurezza dello stabilimento Dior, nell’area industriale di Fossò. È la zona prescelta da Turetta per portare a termine la sua esecuzione, che dagli ulteriori dettagli che emergono sembra assumere i contorni sempre più chiari della premeditazione.


L’assalto finale a Fossò e le prove rimaste sul selciato

Giulia è già ferita, ma presumibilmente in maniera ancora non grave. Infatti tenta di fuggire. Filippo però la insegue, la colpisce di nuovo, poi la scaraventa a terra, facendole battere violentemente la testa sul marciapiede, «con tale violenza che non ha dato più segni di vita». Sul selciato di Fossò resteranno, come noto, tracce evidenti di sangue e di capelli, ma anche un coltello da cucina di 21 centimetri, un’impronta di calzatura, e – dettaglio sin qui sconosciuto riportato dall’Agi – anche un pezzo di nastro telato argentato intriso di sangue e capelli «probabilmente applicato alla vittima per impedirle di parlare» durante l’aggressione. Giulia a questo punto non si muove più. Sono le 23.48, quando la ragazza sta esalando con ogni probabilità i suoi ultimi respiri. Turetta sposta il corpo di Cecchettin ormai esanime, ricostruisce il gip, poi va a prendere la macchina, la carica «probabilmente nel sedile posteriore» e si dà alla fuga, in direzione nord. Alle 23.50 la Punto nera lascia Fossò: sarà inquadrata per l’ultima volta in Italia alle 9.07 del mattina dopo, tra Cortina e Dobbiaco. Scatta l’ultima fase di quello che pare a tutti gli effetti un piano criminale. Che pure, 7 giorni dopo, finirà sulla corsia d’emergenza di un’autostrada tedesca. E prossimamente, nonappena giungerà il via libera all’estradizione in Italia, davanti ai giudici della procura di Venezia. Cui dovrà spiegare molte cose.

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