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Maya Issa, la studentessa che ha denunciato un’aggressione il 25 novembre: «Hamas? È umano vendicarsi»

27 Novembre 2023 - 06:53 Redazione
maya issa aggressione 25 novembre 1
maya issa aggressione 25 novembre 1
Aveva una bandiera palestinese e una donna ha tentato di prendergliela e l'ha presa a calci

Maya Issa, 24 anni, è la presidente del movimento studenti palestinesi di Roma. Ha raccontato di aver subito un’aggressione durante il corteo di Non una di meno di sabato 25 novembre. Una donna le avrebbe strappato di mano una bandiera della Palestina dicendo che la manifestazione era contro la violenza sulle donne e che Hamas ne ha stuprato molte dopo il 7 ottobre. Poi le ha dato due calci e l’ha definita terrorista. In un’intervista rilasciata al Corriere della Sera oggi Issa spiega che si è sentita dare della nazista: «Condanno ogni violenza, ma nessuno denuncia i pogrom compiuti da Israele?». Il padre è stato cacciato da Gaza nel 1948. Lei in Palestina non è mai andata. Perché era «figlia di profughi e senza passaporto».

La manifestazione

Poi torna sulla manifestazione: «Durante il corteo una signora anziana mi urlava di togliere la bandiera palestinese, diceva di essere una sopravvissuta all’Olocausto, alcuni ragazzi per difendermi stavano esagerando, l’ho tutelata io e mi ha preso a calci. Questo è il genere di violenza di Israele». Su Hamas, spiega, «io sono contro ogni violenza sulle donne, perché la guerra ha delle regole». Però, aggiunge, «ci sono donne in Palestina che partoriscono senza anestesia, incarcerate o stuprate. A Gaza c’è un’intera generazione cresciuta sotto i bombardamenti, sotto l’occupazione israeliana. Ogni famiglia ha un martire. Cosa si pretende? È umano vendicarsi. La responsabilità dei massacri non è di Hamas, ma della comunità internazionale che non ferma le violenze di Israele».

L’antisemitismo

Maya Issa studia scienze politiche e relazioni internazionali all’università di Roma Tre. E respinge ogni accusa di antisemitismo: «Ma no. Gli ebrei dovrebbero staccarsi da Israele che si serve dell’Olocausto per dire loro cosa sia giusto. Molti ebrei, come Moni Ovadia, criticano come sia nato quello Stato, ovvero dalla violenza».

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