Il narcotrafficante Raffaele Imperiale cede alle autorità italiane la sua isola privata a Dubai

La decisione durante il processo che lo vede tra gli imputati. Quasi due milioni di euro in bitcoin, provenienti dall’organizzazione del “boss dei Van Gogh”, sono già finiti nelle casse dello Stato

Lo chiamano “il boss di Van Gogh” e il processo che lo riguarda sta svelando retroscena incredibili sul suo patrimonio. Raffaele Imperiale, narcotrafficante internazionale, ha deciso di cedere alle autorità italiane un’isola di sua proprietà che si trova in un arcipelago di fronte a Dubai. La notizia arriva oggi, da parte del sostituto procuratore Maurizio De Marco, nel processo che vede una ventina di imputati tra cui anche Imperiale. Nel processo, che si sta celebrando con il rito abbreviato davanti al gup Maria Luisa Miranda, oltre al narcotrafficante sono imputati anche i suoi più stretti collaboratori, come Bruno Carbone, suo socio in affari, Corrado Genovese, il contabile del gruppo, Daniele Ursini, responsabile della logistica, e una serie di collaboratori e dipendenti. Appartenevano a Imperiale, arrestato a Dubai nel 2021 e oggi collaboratore di giustizia, anche due preziosissime due tele di Van Gogh, trovate in una villa e consegnate ai magistrati italiani. Nel corso dell’udienza nell’aula 116 del Nuovo Palazzo di Giustizia di Napoli, è stata sollevata dal collegio difensivo un’eccezione sull’uso delle chat Encrochat e Sky ecc, decodificate dalle autorità francesi e facenti parte del compendio accusatorio della DDA di Napoli. Dopo avere sospeso l’udienza il giudice ha deciso di rigettare la richiesta di sospensione avanzata dagli avvocati che preferivano attendere un pronunciamento delle sezioni unite della Suprema Corte di Cassazione sull’uso di quelle conversazioni.


L’arresto del contabile e i quasi due milioni di euro finiti nel Fondo Unico Giustizia

Il suo contabile di fiducia, Corrado Genovese, latitante dal 25 novembre 2022, è stato arrestato lo scorso 13 marzo dal Gico del Nucleo di Polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Napoli, con la collaborazione della Scico e della Squadra Mobile di Napoli a Fiumicino, al suo arrivo da un volo proveniente dagli Emirati Arabi Uniti. Durante l’arresto Genovese ha consegnato alle autorità i codici criptati con cui – riporta il Corriere della Sera – è possibile accedere a 2 milioni USDt, una moneta virtuale, bitcoin, emessa dalla società Tether Ltd che replica il valore del dollaro Usa. Lo scorso 16 novembre la somma di circa 1,8 milioni di euro è confluita nel Fondo Unico Giustizia (Fug). Sono soldi composti dal residuo di cassa dell’organizzazione di narcotrafficanti e il compenso spettato a Genovese che, per conto del narcotrafficante, avrebbe provveduto ai pagamenti della cocaina, alla gestione dei conti correnti e anche agli investimenti del denaro.


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