Vigonovo, parlano i ragazzi di 16 anni che hanno salvato una donna dalle violenze del marito: «Era terrorizzata»

I quattro amici sono intervenuti ricordandosi di quanto avvenuto, 15 giorni prima, a Giulia Cecchettin

Alessandro, Gaia, Giacomo e Gioia: quattro ragazzi di 16 anni che, sabato 25 novembre, hanno salvato una donna dalle violenze di suo marito. L’aggressione è avvenuta a Tombelle, frazione di Vigonovo, il paese dove Giulia Cecchettin è stata uccisa da Filippo Turetta, l’11 novembre. Hanno pensato a lei quando hanno assistito alla scena? «Sì, subito. È stato inevitabile. Quindici giorni fa l’hanno uccisa. E l’altro ieri, sempre qui, sempre nel paesino in cui viveva lei, un’altra donna ha corso un brutto rischio. È una roba davvero brutta», raccontano al Corriere. I quattro stavano cenando al patronato in via dei Tigli quando hanno visto uscire la coppia di 70enni. Quando lui ha cominciato a picchiare la moglie, sono intervenuti: «Gli abbiamo detto: “Ma sei matto?”. Lei era terrorizzata». I carabinieri si sono complimentati con loro per il gesto e per aver memorizzato la targa dell’auto dell’uomo: ciò hanno permesso di risalire alla sua identità e arrestarlo. «Lui ci ha aggrediti, ma lo tenevamo fermo», continua il racconto.


L’intervento dei sedicenni

Ripercorrendo quei minuti, intorno alle 20 di sera, affermano: «Ci accorgiamo che il signore è arrabbiato, agitato. Bestemmia, urla, insulta la donna e allora all’inizio abbiamo pensato che fosse una litigata normale. Ma lui le ha messo le mani sul collo, spingendola. Allora Gaia, che ha avuto un gran fiuto, ha subito detto “dai seguiamoli, quella roba lì non è tranquilla”». Sono stati alle loro spalle fino al parcheggio, dietro alla chiesa di Tombelle. È lì che hanno assistito al calcio che l’uomo ha tirato in pancia alla moglie. Allora, spiega Giacomo, «siamo intervenuti. Alessandro e io gli abbiamo prima detto “ma cosa stai facendo, sei matto?”. Lui si è scagliato contro di noi, ma non abbiamo avuto problemi, era basso, lo abbiamo tenuto fermo, non gli abbiamo fatto niente. Semmai lo abbiamo spintonato per allontanarlo». Gaia e Gioia, intanto, hanno afferrato la signora, allontanandola per proteggerla. «Nel frattempo è sopraggiunto un nostro conoscente, un adulto, che ha bloccato le braccia dell’anziano da dietro, aiutandoci».


La foto alla targa

L’aggressore, un infermiere in pensione, è parso calmarsi. «È salito in macchina lato passeggeri. Alla signora che intanto si era messa al volante, continuavamo a dire di non andare via. Abbiamo insistito: “Non vada con quest’uomo, resti con noi”». Lei, nonostante fosse spaventata, ha acceso il mezzo e i due sono partiti. «Appena l’auto si è mossa abbiamo fotografato la targa e abbiamo chiamato i carabinieri. Quando sono arrivati avevamo già fatto una piccola indagine, il barista del patronato ci ha detto che abitavano qui nelle vicinanze». Il 71enne era già noto ai carabinieri perché i vicini di casa, più volte, avevano segnalato i suoi comportamenti violenti alle forze dell’ordine. La vittima, sua moglie, non aveva mai denunciato. A notte inoltrata, infine, gli agenti hanno fatto irruzione nella proprietà della coppia, hanno arrestato lui per maltrattamenti e fatto uscire lei di casa: è stata portata in ospedale, in stato di shock.

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