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No! Big Pharma non sta censurando le presunte proprietà anticancro dell’Ivermectina

28 Novembre 2023 - 09:37 Juanne Pili
Lo strano complotto di Big Pharma che censura ma lascia pubblici gli studi sulla presunta efficacia dell'antiparassitario nelle cellule tumorali

Visto che come cura contro la Covid-19 l’Ivermectina non ha dato buoni esiti, il farmaco viene rilanciato sui social affermando presunte proprietà anticancro (per esempio qui, qui e qui). Anche in questo caso i sostenitori vecchi e nuovi delle “medicine alternative” fanno un buco nell’acqua.

Per chi ha fretta:

  • Diverse condivisioni riportano le affermazioni del dottor William Makis riguardo a nove studi che mostrerebbero come le potenziali proprietà anticancro dell’Ivermectina sarebbero dimostrate in numerosi studi.
  • Makis pubblica queste affermazioni in collaborazione con un tabloid di estrema destra che divulga presunti trattamenti detox.
  • Lo stesso medico canadese è noto per precedenti affermazioni pseudoscientifiche sui vaccini Covid.
  • Nonostante gli studi citati sull’Ivermectina siano pubblici, la narrazione di tali condivisioni è che “Big Pharma” non voglia farci conoscere le sue proprietà anticancro.
  • Gli studi in oggetto, come riporta lo stesso Makis, sono in vivo e in vitro, in altri casi invece si tratta di review. Non esistono invece ampi studi clinici controllati.

Analisi

Analizziamo le affermazioni elencate nel post più dettagliato che circola in merito alle presunte proprietà anticancro dell’Ivermectina:

L’oncologo e ricercatore sul cancro, Dr. William Makis, scopre ciò che Big Pharma non vuole che tu sappia sui meccanismi antitumorali dell’ivermectina.

Non è chiaro in questa narrazione per quale motivo Big Pharma non avrebbe interesse a lucrare su un nuovo farmaco anticancro. Mentre è piuttosto cristallina l’attività di disinformazione sui vaccini Covid svolta dal medico canadese durante la pandemia. È nota la lettera per la Canadian Medical Association (CMA) di Makis – citata negli ambienti No vax – dove sostiene di aver trovato tassi di morte più elevati tra i medici canadesi sotto i 50 dopo il lancio dei vaccini. Come riportano i colleghi di Reuters, tali risultati sono stati riconosciuti non dimostrati dalla stessa CMA. Makis è noto anche per aver promosso altri “studi” che dimostrerebbero – secondo i No vax – la pericolosità dei vaccini Covid.

Satoshi Omura del Kitasato Institute ha scoperto l’ivermectina nel 1979 e per questa scoperta è stato insignito del Premio Nobel per la fisiologia e la medicina nel 2015. L’ivermectina è stata approvata dalla FDA per uso umano nel 1987 per il trattamento orale dell’ oncocercosi, nota anche come cecità fluviale, causata dal parassita Onchocerca volvulus trasmesso dalla mosca nera. L’ivermectina viene assunta ogni anno da quasi 250 milioni di persone.

Sono tutte informazioni “corrette”, ma incomplete. Le spiegavamo anche noi in un precedente articolo, ma qui si omette la cosa più importante, ovvero che l’Ivermectina è un antiparassitario, non un antivirale. Le proprietà riconosciute del farmaco, per le quali è un salva vite sono circoscritte alle aree del mondo in cui risulta ancora utile per gli esseri umani (in Occidente si usa per i cavalli), sempre nell’ambito di trattamenti contro dei parassiti.

L’Ivermectina ha proprietà anticancro?

Entriamo ora nel vivo del medesimo post, esplorando le presunte prove a carico sulle proprietà anticancro dell’Ivermectina:

IVERMECTINA, UN POTENZIALE FARMACO ANTITUMORALE.
STUDI IN VIVO (effettuati su topi immunodeficienti):
leucemia mieloblastica acuta: riduce il volume del tumore fino al 70%
glioblastoma: riduce il volume del tumore fino al 50%
cancro al seno: riduce il volume del tumore fino al 60%
glioma: riduce il volume del tumore fino al 50% (a 0,24 mg/kg), tuttavia con una dose umana equivalente a 0,8 mg/kg i tumori non erano rilevabili!
cancro al colon: riduce il volume del tumore fino all’85%
la dose mediana impiegata era equivalente a 0,4 mg/kg nell’uomo da 10 a 42 giorni (orale, intraperitoneale o intratumorale)

CONCLUSIONI: L’ivermectina inibisce selettivamente la proliferazione dei tumori ad una dose che non è tossica per le cellule normali e può invertire la MDR (resistenza multifarmaco) dei tumori. Ottimo anche per trattare il cancro turbo causata dal vaccino mRNA COVID-19.

Vedremo a breve da dove saltano fuori queste percentuali. Facciamo solo notare che si parla di studi in vivo sui topi, quindi sono dati che fanno riferimento su ricerche pre-cliniche. È importante ricordare infatti, che sono tantissime le molecole che funzionano nei topi, ma poi si rivelano inefficaci nelle persone. Potremmo dire in questo senso che la ricerca pre-clinica “ha curato il cancro nei topi già centinaia di volte”. È interessante notare che il pubblico bersaglio di questi contenuti diffida di vaccini approvati in Occidente a seguito di ampi studi clinici (ovvero su decine di migliaia di volontari), dopo tre fasi e un sistema di ulteriori verifiche durante la distribuzione. Ne avevamo trattato qui.

Per approfondire sulle ragioni per cui la comunità scientifica non riconosce affatto delle proprietà anticancro nell’Ivermectina suggeriamo l’articolo del collega Angelo Fichera per la Associated Press. Ne riportiamo alcuni passaggi, perché riassumono quanto andremo a verificare noi stessi nei prossimi paragrafi (il grassetto è nostro):

Alcuni studi hanno esplorato l’uso dell’Ivermectina in relazione al cancro – continua Fichera -. Non ci sono studi a dimostrazione che il farmaco curi il cancro negli esseri umani, dicono gli esperti, ma alcuni stanno studiando l’uso dell’Ivermectina in combinazione con altre terapie per curare il cancro al seno. […] Ma gli esperti dicono che non ci sono dati a dimostrazione che il farmaco sia una “cura” per il cancro.

AVVERTENZA: DA NON PRENDERE COME CONSIGLIO MEDICO!
Situazione ipotetica: se dovessi affrontare un cancro turbo indotto dal vaccino COVID-19 o un cancro in stadio avanzato, prenderei in considerazione una dose di Ivermectina di 2 mg/kg per via orale, al giorno o ogni due giorni, poiché esistono già prove in letteratura.
Dr. William Makis

Qui ci possiamo tutti rendere conto che si tratta di un post che copia-incolla quanto riportato direttamente dal dottor Makis in un articolo apparso il 10 ottobre 2023 su un noto tabloid di estrema destra americano (versione estesa di un precedente post – 2 ottobre 2023 – dello stesso medico apparso sulla piattaforma Substack), Vigilant News, che oltretutto divulga presunte cure detox (col contributo di vecchie glorie No vax, quali Peter McCullough e Sherri Tenpenny). Prendiamo atto che le conclusioni di questo genere di condivisioni sono delle avvertenze, «da non prendere come consiglio medico», le quali di fatto smentiscono tutte le certezze riportate in precedenza.

I nove studi revisionati da Makis

Visto che alla fine di questo genere di condivisioni si allega una clip dove si mostra la schermata dell’articolo di Makis, dove sostiene di aver revisionato nove studi sull’Ivermectina, vediamo se effettivamente il materiale è sufficiente a sostenere che siamo di fronte a proprietà anticancro tali, che se non se ne tiene conto si dovrebbe a una complotto di Big Pharma volto a tenercelo nascosto. La seguente lista coi relativi link è presa direttamente dal post originale di Makis del 2 ottobre 2023:

Il primo studio in particolare sta venendo condiviso a parte, forse per via del fatto ch’è anche tra i più recenti:

IVERMECTINA, CINA E CANCRO
Sempre da ricercatori cinesi arriva questa ricerca appena pubblicata sull’uso dell’ivermectina per curare il tumore ai polmoni.
La ricerca parte affermando che l’ivermectina si è già dimostrata efficace contro molti tipi di tumore, cosa che dovrebbe far sollevare più di un sopracciglio a chi vive nei paesi occidentali, dove non solo non è usata come antitumorale, ma anzi l’uso viene esplicitamente proibito.
Il cancro ai polmoni si aggiunge dunque ad una lunga lista di tumori su cui l’ivermectina domostra di avere un notevole effetto, facendo morire le cellule cancerose, impedendo alle cellule di moltiplicarsi e incrementando il processo di autofagia delle cellule.
Non sono un medico, ma la cosa mi sembrerebbe importante, soprattutto considerando il costo di meno di 5 Euro di un trattamento.

Nessuna prova di proprietà anticancro nei pazienti oncologici

Man-Yuan Li et al. concludono parlando di «importante base teorica» per lo sviluppo dell’Ivermectina nei trattamenti contro l’adenocarcinoma polmonare (LUAD). Si tratta infatti di uno studio in vitro mediante il kit CCK-8, per misurare proliferazione e citotossicità delle cellule in esame. Parlano anche di «esperimenti in vivo» i quali avrebbero rivelato «che l’Ivermectina sopprimeva efficacemente la crescita cellulare del LUAD nei topi nudi». Sono dati preliminari che non giustificano un utilizzo sistematico nei pazienti oncologici.

Samy et al. notano che l’Eprinomectina, un derivato dell’Ivermectina, «sopprime la crescita e i fenotipi metastatici delle cellule tumorali della prostata». I ricercatori si basano sul modello cellulare DU145. Parlano di un «enorme potenziale» della loro ricerca, ma niente che dimostri qualcosa nei pazienti.

Lotfalizadeh et al. sostengono che «l’Ivermectina induce l’autofagia», sulla base di altri studi preclinici, ovvero «può portare alla morte cellulare programmata nelle cellule tumorali». Tuttavia gli autori sostengono che «sono necessarie ulteriori ricerche per valutare la sua efficacia clinica negli esseri umani». Si accenna anche a «studi clinici» in corso. Sarebbe meglio dunque vederne gli esisti e in che modo verrebbero svolti, prima di parlare di un complotto di Big Pharma.

Jian Liu et al. concludendo la loro revisione di studi, ritengono che «il ruolo dell’Ivermectina nel cancro resta da scoprire». Inoltre «per gestire i pazienti affetti da cancro in modo più efficace, l’Ivermectina può essere adottata insieme ad altri farmaci», ma come distinguiamo l’effetto dei farmaci di cui conosciamo l’efficacia da quelli dell’Ivermectina? Queste cose andrebbero dimostrate in ampi studi controllati.

Daeun Lee et al. studiano la presunta efficacia dell’Ivermectina nel cancro al pancreas. «Abbiamo scoperto – spiegano gli autori nell’abstract – che l’effetto antitumorale dell’Ivermectina in combinazione con la Gemcitabina sul cancro del pancreas è più efficace della Gemcitabina da sola». Makis linka solo una presentazione del giugno 2022. L’articolo integrale è apparso due mesi dopo su Frontiers in Pharmacology. I risultati sono realmente incoraggianti, nessuno li ha censurati, tuttavia mancano ampi studi clinici che confermino che ruolo avrebbe l’antiparassitario.

Shican Zhou et al. hanno studiato la crescita delle cellule tumorali del colon-retto. Secondo i loro risultati, basati su un’alisi in vitro «l’Ivermectina potrebbe essere un nuovo potenziale farmaco antitumorale per il trattamento del cancro del colon-retto umano e di altri tumori». Ancora niente che dimostri sicurezza ed efficacia nei pazienti oncologici.

Mingyang Tang et al. riportano nel paragrafo conclusivo «Sintesi e prospettive» un passaggio emblematico di quanto sia ancora poco saggio parlare di una cura anticancro censurata dai poteri forti: «sfortunatamente – spiegano i ricercatori -, non sono stati riportati studi clinici sull’IVM [Ivermectina, Nda] come farmaco antitumorale. Ci sono ancora alcuni problemi che devono essere studiati e risolti prima che l’IVM venga utilizzata in clinica». Ancora niente che dimostri le presunte proprietà anticancro dell’Ivermectina nei pazienti oncologici.

Intuyod et al. ugualmente suggeriscono delle potenziali proprietà anticancro, basandosi però su colture cellulari.

Juarez et al. parlano degli «effetti antitumorali dell’Ivermectina, in vitro e in vivo» e auspicano futuri studi clinici. Tutto qui.

Conclusioni

In questo articolo rispondiamo esclusivamente ai post Facebook in oggetto, dove si sostiene l’esistenza di un presunto complotto di Big Pharma volto a censurare le presunte proprietà anticancro dell’Ivermectina. Abbiamo visto che in realtà c’è una grande apertura di vedute nella ricerca. Anzi, i ricercatori accennano proprio a un vivo interesse nel trovare nuovi farmaci alternativi o da affiancare a quelli chemioterapici. Tuttavia, non è possibile promuovere l’utilizzo di un farmaco sui pazienti oncologici senza prima avere dei solidi studi clinici che ne confermino sicurezza ed efficacia.

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