Daniele Pane, il sindaco leghista che vuole le scorie nucleari: «Portate tutto a Trino»

Il primo cittadino a La Stampa: «Vivo anch’io qui, ho due bambini piccoli: le scorie ci sono già, però adesso non sono trattate in un contesto sicuro; serve una soluzione strutturale».

A Trino, provincia di Alessandria, sulle prime colline del Monferrato, c’è quel che resta del nucleare italiano, l’impianto di Saluggia e 70 chilometri più a Sud quello di Bosco Marengo. Qui, dove si stoccano i rifiuti nucleari “a bassa attività“, potrebbero esser smaltite le scorie nucleari di Gran Bretagna, Francia, Slovacchia. A dire di sì, racconta oggi La Stampa, è Daniele Pane, della Lega e dal 2018 alla guida di Trino. Il governo, nel decreto Energia approvato lunedì, ha introdotto una norma che permette a comuni e siti militari di autocandidarsi per il deposito nazionale. Qualcosa di simile a quello che Sogin, società pubblica incaricata allo smantellamento degli impianti nucleari, fece nel 2015 con la lista dei 67 possibili siti. Lista da cui Trino era esclusa. Ora, davanti alla possibilità di autocandidarsi e dei no dei vari luoghi figuranti nell’elenco, può rientrare.


Il sindaco: «Serve una soluzione strutturale»

Non tutti, spiega il quotidiano torinese, sono d’accordo con Pane. Lunedì sera una quindicina di
sindaci della sponda alessandrina si è radunata a Camino. Tra loro anche il vice presidente della
provincia, Matteo Gualco, di Forza Italia. «Per un tozzo di pane vorrebbero renderci un territorio da cui è meglio stare lontani», ha dichiarato il sindaco di Camino Giorgio Rondano. E a Trino Legambiente non ci sta. «Quello che non era passato tecnicamente dalla porta rientra dalla finestra. È un colpo di mano», dichiara l’attivista, che tra l’altro abita a pochi passi dalla centrale, Fausto Cognasso. In qualche modo però il problema va risolto. Anche perché parlano i dati: In Italia ci sono ancora 31 mila metri cubi di rifiuti radioattivi, il 30% nel Lazio, il 21 in Lombardia e il 19 in Piemonte dove però, ricorda La Stampa, c’è oltre il 70% dell’attività radioattiva. Pane respinge le critiche: «Da 30 anni si parla del deposito nazionale e non si è nemmeno riusciti a trovare un’area dove costruirlo. Ma intanto qui a Trino ci sono i depositi temporanei, che sono precari e insicuri. Se nessun territorio darà la sua disponibilità credo si debbano rivalutare le aree come la nostra che già oggi ospitano la quasi totalità dei rifiuti radioattivi». E ancora: «Mi danno del pazzo o di quello che vuole i soldi? Non mi interessa, non sarò nemmeno più sindaco quando eventualmente arriveranno. A me preme solo la sicurezza dei miei cittadini. Vivo anch’io qui, ho due bambini piccoli: le scorie ci sono già, però adesso non sono trattate in un contesto sicuro; serve una soluzione strutturale».


(in copertina il caricamento dell’involucro con il materiale radioattivo allo scalo ferroviario di Trino Vercellese, Vercelli, in una foto d’archivio del 6 aprile 2003. Foto ANSA / FRANCESCO DEL BO)

Leggi anche: