Il Washington Post e la storia dei neonati di Gaza morti in terapia intensiva all’ospedale al-Nasr – Il video

Il COGAT nega ogni coinvolgimento nella vicenda ma un infermiere racconta quando ha dovuto abbandonare quattro bambini. E un giornalista avrebbe registrato un video dei corpi oramai in decomposizione

Questa è una storia che proviene dall’ospedale pediatrico al-Nasr, raccolta dal Washington Post. Una storia fatta di scelte, tragiche, durante la parte più acuta dell’offensiva israeliana sulla Striscia di Gaza, dopo gli attacchi del 7 ottobre. Parla di quattro neonati, fragili, morti dopo esser stati abbandonati in ospedale sotto i bombardamenti.


L’ultimatum e l’abbandono

Lo scorso mese l’ospedale pediatrico al-Nasr era sotto i bombardamenti. Il giorno prima, racconta la testata statunitense, gli attacchi aerei avevano interrotto le forniture di ossigeno. I carri armati israeliani avevano circondato il complesso ospedaliero e le Forze di Difesa Israeliane invitavano i medici e i pazienti ad evacuare la struttura. In rianimazione c’erano cinque bambini fragili, nati prematuri, di cui non si conosceva la sorte dei genitori, dopo un mese di guerra. Avevano bisogno di ossigeno e di farmaci somministrati a intervalli regolari. Non c’erano respiratori o incubatrici portatili per trasportarli. Senza supporto vitale non sarebbero sopravvissuti all’evacuazione. Quando l’Idf ha consegnato l’ultimatum al direttore dell’ospedale al-Nasr Bakr Qaoud: i sanitari hanno dovuto scegliere. Secondo quanto riporta il Washington Post un uomo palestinese che lavora con Medici Senza Frontiere, ha preso in braccio il più forte dei piccoli, il bambino che riteneva più adatto a sopportare una temporanea interruzione della fornitura di ossigeno e ha lasciato gli altri quattro attaccati ai macchinari. Ed è scappato con moglie e figli verso Sud. «Mi sentivo come se stessi abbandonando i miei figli», ha raccontato al giornalista l’infermiere, che vuole restare anonimo. «Se avessimo avuto la possibilità di prenderli, lo avremmo fatto, ma se li avessimo tolti dall’ossigeno sarebbero morti». Due settimane dopo la pausa delle ostilità un giornalista gazanese è riuscito a entrare nell’ospedale. Nel reparto di terapia intensiva neonatale, Mohammed Balousha ha scoperto i corpi in decomposizione dei quattro bambini. Divorati dai vermi. Anneriti dalla muffa. Sbranati, ha detto Balousha, da cani randagi. Ha girato un video, spiega il Washington Post.


Le colpe e le polemiche

Sul caso dei neonati abbandonati nella terapia intensiva ci sono diverse polemiche. La testata americana è riuscita a ricostruire le conversazioni di quel periodo con le rassicurazioni che ha ricevuto un funzionario dell’adiacente centro oncologico pediatrico al-Rantisi su delle ambulanze che avrebbero recuperato i pazienti sia da al-Rantisi che da al-Nasr. In una conversazione telefonica con il Coordinatore delle attività governative nei Territori (COGAT), un braccio del Ministero della Difesa israeliano, il funzionario di al-Rantisi ha richiesto la presenza dei mezzi. In una registrazione della telefonata rilasciata dalle Forze di Difesa Israeliane, un alto ufficiale del COGAT ha risposto affermativamente in arabo spiegando che non c’era «nessun problema». Ma la portavoce del COGAT, Shani Sasson, ha dichiarato al Post che le forze israeliane non hanno ordinato al personale di al-Nasr di evacuare la struttura, né hanno operato all’interno. Non ha risposto se il COGAT o l’esercito israeliano fossero stati informati dei bambini o se avessero intrapreso azioni per prendersene cura. Sabato, il portavoce dell’IDF Doron Spielman ha provato a mettere in dubbio la storia durante una conversazione su X. «Non ci sono stati bambini prematuri morti e decomposti per colpa dell’IDF; probabilmente non esistono nemmeno bambini decomposti». Una versione ben diversa da quella raccontata dalla testata americana. Sarah Davies, portavoce del Comitato Internazionale della Croce Rossa a Gerusalemme, ha dichiarato che l’agenzia non ha fornito alcuna garanzia e non ha potuto raggiungere l’ospedale in sicurezza. L’evacuazione, spiega WP, è stata dolorosa. «Non c’era modo di raggiungere le famiglie dei bambini», ha dichiarato l’infermiere. Non aveva informazioni di contatto e le comunicazioni in gran parte di Gaza erano interrotte. I genitori erano «sfollati», ha ipotizzato, «che sapevano che i loro figli erano in ospedale e non pensavano che l’ospedale sarebbe stato colpito o razziato». Quando l’emittente Al-Mashhad ha trasmesso il servizio di Mohammed Balousha, ha sfocato i resti dei piccoli. Il canale ha fornito una copia inalterata del video al Post, che ha verificato come questo fosse stato registrato all’interno del reparto di terapia intensiva neonatale di al-Nasr, confrontandolo con immagini della struttura risalenti a prima della guerra. I resti, ancora attaccati ai respiratori, assomigliano poco ai corpi. Appaiono come mucchi di carne in decomposizione, ossa sporgenti, parti del corpo difficili da distinguere. I pannolini, dall’aspetto sporco rimangono avvolti intorno ai loro ventri. L’infermiere contattato dalla testata americana conferma la posizione dei piccoli nelle incubatrici.

Leggi anche: