La riforma del Patto di stabilità è più vicina? Il francese Le Maire: «Con la Germania siamo d’accordo al 90%»

Stasera, i ministri delle Finanze dei Paesi membri ne discuteranno a cena. Poi, domani, all’Ecofin. E infine, tra una settimana, il negoziato dovrebbe finalizzarsi nel Consiglio Ue

C’è ottimismo nelle parole di Bruno Le Maire. Il tempo stringe, ma l’accordo è quasi raggiunto, secondo il ministro delle Finanze di Parigi: «La Francia ha compiuto tutti i passi necessari nei confronti della Germania per raggiungere un compromesso, siamo d’accordo al 90%». Parole dette a Bruxelles, dove sta per iniziare la fase finale del negoziato che dovrebbe portare alla riforma delle regole di bilancio. Nel primo pomeriggio di oggi è fissata una riunione dell’Eurogruppo. A ora di cena, i ministri delle Finanze dei 27 Paesi membri si troveranno intorno a un tavolo per limare ancora qualche dettaglio. E se i precedenti incontri saranno andati bene, domani – 8 dicembre – all’Ecofin saranno chiariti definitivamente i termini dell’intesa. Che dovrà passare, infine, dal Consiglio Ue del 14 dicembre ed essere approvata anche dall’Europarlamento. Tornando alle dichiarazioni di Le Maire alla stampa, la Francia – che fa asse con l’Italia – si è imputata affinché le regole di bilancio non includano i debiti dedicati agli investimenti. Sarebbe un potenziale freno alla crescita: «Questo principio, per noi, è una linea rossa assoluta», ha detto Le Maire.


«Se il patto vieta investimenti non ci sarà innovazione. Se non ci sarà innovazione, non ci sarà produttività. Rifiuterò regole che potrebbero limitare l’innovazione, la produttività e la crescita in Europa». Pare che dalle ultime interlocuzioni con i Paesi cosiddetti frugali, di cui la Germania e i Paesi Bassi sono capofila, sia emersa la possibilità di “scontare” dello 0,2% l’aggiustamento strutturale di bilancio del Pil, per i Paesi con squilibri eccessivi, sulla base di partenza della Commissione che, invece, chiede una riduzione del rapporto deficit/Pil dello 0,5%. Queste percentuali influenzeranno le leggi di Bilancio, anno per anno, che uno Stato sotto procedura dovrà varare, assicurando una discesa del rapporto deficit/pil al 3% in termini strutturali, ovvero comprensivo della spesa per pagare il debito. Le Maire ha esplicitato che «il tema del rientro del deficit rappresenta il 10% su cui non sono d’accordo» lui e il ministro tedesco Christian Lindner. «La Francia ha fatto tutti i movimenti necessari verso la Germania. Abbiamo accettato una clausola di salvaguardia con una riduzione del livello del debito sul Pil di un 1% all’anno, abbiamo accettato una clausola di salvaguardia sul deficit all’1,5%», in condizioni economiche normali.


Secondo gli ultimi dati a disposizione dell’Unione europea, i Paesi che rischiano di trovarsi a fine giugno sotto procedura per deficit pubblico eccessivo sarebbero otto nell’area euro – Belgio, Francia, Italia, Lettonia, Malta, Slovenia, Slovacchia e Spagna -, più altri quattro paesi Ue, Polonia, Repubblica Ceca, Romania e Ungheria. Per loro, il rapporto deficit/pil dovrebbe superare la soglia del 3%. «Vogliamo incentivi a investire e a fare riforme strutturali qualunque sia la situazione finanziaria del Paese: ne va dell’avvenire del continente europeo», ha aggiunto Le Maire. «Ho una convinzione personale molto forte: è ora che si giocano i prossimi trent’anni della Francia e dell’Europa». Il ministro ha rivolto un invito ai suoi omologhi degli altri Stati membri, cioè a comportarsi «da politici e non da tecnici, altrimenti l’Europa uscirà dalla corsa per il ventunesimo secolo, non potrà competere con gli Stati Uniti, la Cina, l’India e Le potenze emergenti». E ha concluso: «Il patto di stabilità e crescita deve essere rivolto verso l’avvenire e non verso il passato».

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