Argentina, il governo Milei svaluta il peso del 50%: «Il popolo ha capito che non ci sono soldi»

Tagli ai sussidi per i trasporti e l’energia, addio alle infrastrutture: «Servirà ad evitare la catastrofe dell’iperinflazione»

Il governo di Javier Milei annuncia una svalutazione del 50% del peso argentino. Insieme alla riduzione dei sussidi per i trasporti e l’energia e alla fine dei progetti di infrastrutture pubbliche, che ora passeranno ai privati. Le altre misure d’emergenza del neoeletto presidente argentino sono lo stop al rinnovo dei contratti pubblici e la riduzione di ministeri e alti funzionari. Il ministro dell’Economia Luis Caputo dice che le misure serviranno a evitare «la catastrofe dell’iperinflazione». E Kristalina Georgieva, direttrice del Fondo Monetario Internazionale, ha definito le misure di austerità «un passo importante verso il ripristino della stabilità del paese». La terza economia dell’America Latina sta ripagando un prestito da 44 miliardi di dollari concesso nel 2018.


La dollarizzazione

L’agenzia di stampa Afp spiega che negli ultimi giorni il peso era arrivato a un cambio di 400 a uno nei confronti del dollaro. Secondo Milei gli argentini hanno già scelto il dollaro come valuta di riserva e per le loro transazioni. La svalutazione porterà il cambio a 800 pesos per un dollaro e inciderà sul potere d’acquisto degli argentini, che si trova già sotto la soglia della povertà. «Si tratta del doppio del tasso di cambio ufficiale e questo avrà ripercussioni significative sull’inflazione», dice all’Afp l’analista Nicolas Saldrias dell’Economist Intelligence Unit. Lo Stato ridurrà anche gli aiuti pubblici ai trasporti e all’energia, ha detto Caputo senza però specificare un calendario e a quanto ammonterà la riduzione. Perché, è il ragionamento del ministro dell’Economia, lo Stato sostiene i prezzi attraverso questi sussidi e la gente finisce per ripagare tutto con l’inflazione.


L’austerità

«Per qualche mese staremo peggio di prima ma questa è la strada da percorrere», ha detto Caputo. I ministeri sono già ridotti da 18 a 9, mentre le segreterie e le direzioni generali passeranno da 106 a 54. «Gli argentini hanno capito che non ci sono soldi», ha aggiunto riecheggiando le frasi del discorso d’insediamento di Milei. Per questo lo Stato annullerà i contratti pubblici firmati per le infrastrutture e darà tutto in mano al privato: «Non abbiamo soldi per realizzarli». Il governo ha anche deciso di tagliare la pubblicità sui giornali, che era a bilancio per 34 milioni di pesos nel 2023. Saranno invece mantenuti i programmi sociali come l’assistenza per il welfare e le carte alimentari (ovvero i buoni acquisto per gli indigenti) aumenteranno del 50%. Raddoppierà anche l’assegno familiare universale.

«Peggiorerà a breve termine»

Nel suo discorso d’insediamento Milei aveva detto che la situazione sarebbe «peggiorata a breve termine». Ma si aspetta che l’economia raccolga i frutti dell’austerità, fermando l’inflazione che attualmente è al 143% su base annua. Per tornare alla normalità, ha pronosticato il presidente, ci vorranno dai 18 ai 24 mesi. Milei aveva promesso anche l’abolizione della Banca Centrale.

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