«Aboliremo la Banca Centrale», anzi no. Tutte le promesse infrante del neo-presidente dell’Argentina Javier Milei

A quattro giorni dal suo insediamento ufficiale l’«anarco-capitalista» ha fatto marcia indietro su molti slogan elettorali

A quattro giorni dal suo insediamento in Argentina, l’«anarco-capitalista» Javier Gerardo Milei ha fatto marcia indietro su una delle promesse-pilastro della sua campagna elettorale. La Banca Centrale del Paese (Bcra) non verrà infatti fatta «saltare in aria», come assicurato a più riprese dall’ultra-liberista. Continuerà, al contrario, a operare sotto la guida di Santiago Bausili, ex sottosegretario alle Finanze durante il governo Macri e uomo di fiducia del ministro che guiderà il dicastero dell’Economia, Luis Caputo. Con l’ultima nomina di Bausilli, con un passato in J.P Morgan e Deutsche Bank e un expertise sui mercati di capitali, lo staff economico è al completo. A loro, l’arduo compito di risanare le finanze del Paese dove l’inflazione è alle stelle e l’indice di povertà urbana – per il terzo trimestre del 2023 – si è attestato a quota 44,7%. La scelta del presidente dell’istituzione monetaria, spiegano fonti Ansa vicine al neo esecutivo, garantirà unità d’intenti con Caputo. Anche perché i due sono di fatto soci nella Consulting Anker e hanno redatto insieme il piano economico presentato a Milei che esclude una dollarizzazione immediata, altro cavallo di battaglia del presidente, così come drastici tagli della spesa. Con il salvataggio del Bcra resta infatti ancora da capire se la riforma bandiera di sostituzione del peso con il dollaro americano sia ancora valido o buttata, come la maggior parte dei ministeri, afuera!.


Equilibrio fragile

Il 20 novembre scorso Milei ha vinto il ballottaggio per la presidenza del Paese contro il candidato peronista e ministro dell’Economia uscente Sergio Massa, fermatosi al 44%. Eppure il neo-presidente, che assumerà ufficialmente le piene funzioni domenica prossimo, 10 dicembre, potrà contare solo su 39 dei 257 seggi totali alla Camera e 7 sui 72 al Senato. Un capo dello Stato, quindi, senza maggioranza parlamentare. Ciò significa che per mandare avanti le sue idee radicali dovrà trattare con i moderati di Insieme per il cambiamento, partito dell’ex presidente argentino. Ma a prescindere dalle sue posizioni alquanto bizzarre, altre nomine del suo nuovo esecutivo già fanno discutere, e non solo in Argentina. Prima tra tutte: la scelta di mettere a capo dell’Avvocatura dello Stato l’ex neo-nazista Rodolfo Barra. Mentre alla guida del ministero del Capitale umano – che comprenderà lavoro, educazione e sviluppo sociale – ci sarà Sandra Pettovello, figura chiave del partito di Milei “La Libertad Avanza”; nell’area istruzione figura invece María Eleonora Urrutiaun’esponente dell’estrema destra sposata con l’ex ministro delle Finanze di Augusto Pinochet in Cile. L’ex candidato alla vicepresidenza Luis Petri sarà invece il nuovo ministro della Difesa dell’Argentina; mentre Patricia Bullrich, ex candidata alla presidente Argentina per la coalizione di centrodestra Juntos por el Cambio (JxC) guiderà il ministero della Sicurezza.


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