L’accordo di Dubai «benedice il nucleare»? Non proprio. Ecco cosa dice (davvero) il documento finale della Cop28

Il testo approvato negli Emirati Arabi include per la prima volta l’energia atomica tra le tecnologie a zero emissioni, ma non la considera «strategica»

«Finalmente l’uscita dalle fonti fossili». «Un accordo storico? Non mi pare». «Nel testo si riconosce la piena maturità delle rinnovabili». «Macché addio ai combustibili fossili: l’accordo benedice gas e nucleare». Il testo finale approvato ieri alla Cop28 di Dubai avrà anche messo d’accordo i 198 delegati presenti alla conferenza dell’Onu, ma l’interpretazione che ne danno oggi politici e giornali italiani è tutto fuorché univoca. Nel documento prodotto dal summit degli Emirati Arabi ognuno ci ha letto un po’ quello che voleva leggerci. Si va dalla presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, che parla di un «accordo storico» al presidente francese Emmanuel Macron che si limita a definirlo «una tappa importante». In Italia, il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto parla di «un compromesso bilanciato e accettabile», mentre secondo Angelo Bonelli – portavoce di Europa Verde – «l’approvazione del testo non è una vittoria, ma nemmeno una sconfitta». Le interpretazioni dell’accordo, insomma, si tingono di diverse sfumature. Ci sono però due punti su cui, almeno in Italia, sembra essersi creata un po’ di confusione: l’accordo sull’uscita dai combustibili fossili e il ruolo riconosciuto all’energia nucleare. Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza.


Uscita dai combustibili fossili sì o no?

Per quanto riguarda l’uscita dai combustibili fossili, la confusione è in parte giustificata. Su questo punto, infatti, il testo approvato dalla Cop28 usa un linguaggio piuttosto vago, ma capace di mettere tutti d’accordo.


Allontanarsi (nell’originale: transitioning away – ndr) dai combustibili fossili nei sistemi energetici, in modo giusto, ordinato ed equo, accelerando l’azione in questo decennio critico, in modo da raggiungere le zero emissioni nette entro il 2050, in linea con la scienza.

La formula scelta, dunque, non è il «phase-out», ossia l’eliminazione graduale dei combustibili fossili chiesta a gran voce dall’Unione Europea. Per trovare un accordo che mettesse tutti d’accordo, i delegati hanno optato per una formula più blanda: «transitioning away», traducibile in italiano con il verbo «allontanarsi». Secondo Tim McPhie, portavoce della Commissione Europea, «sono parole diverse per dire la stessa cosa». È di diverso avviso La Verità, che oggi titola «Macché addio ai combustibili fossili». In realtà la presa di posizione su petrolio, gas e carbone c’è eccome. E, per quanto macchinosa, la formula usata nel documento finale della Cop28 ha una portata storica. Si tratta della prima volta infatti che la conferenza dell’Onu riesce a mettere nero su bianco la necessità di affrancarsi una volta per tutte dai combustibili fossili. A dare la lettura più corretta è Ferdinando Cotugno, che su Domani parla di una «formula faticosa» ma «dal valore politico enorme».

Nucleare «strategico»? Non proprio

Lo scontro vero e proprio riguarda però un tema da sempre controverso: l’energia nucleare. Il vicepremier Antonio Tajani ha scritto su X che l’accordo di Dubai «tiene conto di un processo di transizione energetica giusta, ordinata ed equa» con un riconoscimento «alla tecnologia nucleare strategica» per azzerare le emissioni entro il 2050. Sulla stessa linea anche il ministro Pichetto, secondo cui «tra i tanti risultati apprezzabili» della Cop28 c’è «il riconoscimento di un ruolo chiave per il nucleare e l’idrogeno». A rispondere alle dichiarazioni dei due esponenti del governo sono i parlamentari del Movimento 5 Stelle, che in una nota scrivono: «Nel testo non c’è alcun riconoscimento al nucleare come tecnologia strategica […], anzi la si rilega a opzione secondaria rispetto ai chiari e forti impegni su rinnovabili, efficienza energetica e batterie. Quindi la smettano con la solita propaganda e si vadano a rileggere bene il documento». A contestare le dichiarazioni di Pichetto e Tajani non solo solo esponenti dell’opposizione. Anche Luca Bergamaschi, direttore del think tank Ecco, è intervenuto sulla vicenda. Secondo l’esperto, l’interpretazione dei due ministri è «errata e fuorviante», perché il testo della Cop28 «non riconosce né la strategicità del nucleare né il suo collegamento diretto con le zero emissioni nette al 2050».

Effettivamente, l’accordo di Dubai dà ragione ai deputati del M5s e a Luca Bergamaschi. Nelle 21 pagine di documento, la parola «nucleare» compare una sola volta, all’interno dell’elenco di tecnologie a zero o a basse emissioni. Si tratta della prima volta in cui l’energia atomica viene menzionata esplicitamente in un documento di questo genere, ma da qui a definirla «strategica» ce ne vuole.

(a) Triplicare la capacità di energia rinnovabile a livello globale e raddoppiare il tasso medio annuo globale di miglioramento dell’efficienza energetica entro il 2030;
(b) Accelerare gli sforzi verso l’eliminazione graduale dell’energia prodotta dal carbone;
(c) […]
(d) […]
(e) Accelerare le tecnologie a zero e a basse emissioni, comprese, tra l’altro, le energie rinnovabili, il nucleare, le tecnologie di abbattimento e rimozione come la cattura, l’utilizzo e lo stoccaggio del carbonio, in particolare nei settori difficili da abbattere, e la produzione di idrogeno a basse emissioni di carbonio.

Foto di copertina: EPA/Martin Divisek | Il presidente della Cop28 Sultan Ahmed Al Jaber durante la plenaria conclusiva del summit di Dubai (13 dicembre 2023)

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