L’indagine sul chirurgo Alfieri che operò il Papa, i dubbi sulle assenze in sala operatoria: «Mio padre morto dopo l’operazione, per lui era andata bene»

Il racconto della figlia di un paziente di 78 anni, operato al Gemelli. Secondo la donna, Alfieri avrebbe assicurato sul buon esito dell’intervento, ma in realtà l’anziano era finito in terapia intensiva

Sarebbero decine i casi sospetti raccolti dai carabinieri del Nas sul professor Sergio Alfieri, il chirurgo che per due volte ha operato Papa Francesco all’addome. Alfieri è indagato dalla procura di Roma per falso in atto pubblico, accusato di aver firmato i registri delle presenze in sala operatoria mentre era altrove. Come ricorda La Stampa, almeno tre casi sono tra i più evidenti. Come quello immortalato in una foto pubblicata anche dal Centro pastorale dell’Università Cattolica Policlinico Gemelli. Lo scatto si riferisce al 5 novembr3e 2021, quando il Papa ha partecipato alla cerimonia per i 60 anni della facoltà di Medicina. E in quell’occasione c’era anche Alfieri, che secondo La Stampa risultava presente in quel momento anche in sala operatoria.


La difesa

Da parte sua Alfieri si è difeso dicendo da subito di sentirsi sereno: «Io lavoro in equipe e opero solo nella parte centrale, mentre non mi fermo a suturare i punti». Una versione che sicuramente può spiegare come facesse Alfieri a partecipare a incontri e convegni nello stesso Gemelli, mentre il suo nome risultava nel registro delle presenze in sala operatoria. Ma per i casi in cui sarebbe risultato lontano dall’ospedale, la procura cercherebbe una spiegazione plausibile.


L’operazione

Emerge un altro caso sospetto dalle pagine de La Stampa, dove Paolo Festuggia ha raccolto la testimonianza della figlia di un anziano di 78 anni, morto dopo essere stato operato al Gemelli. All’intervento avrebbe partecipato il prof. Alfieri, ma la donna, un’insegnante che viva in Umbria, solleva alcuni sospetti sull’effettiva presenza del chirurgo in sala operatoria. La signora Marta dice che aver incontrato Alfieri prima dell’intervento a suo padre. In quell’occasione aveva assicurato che l’anziano «avrebbe avuto il 98 per cento di possibilità di sopravvivenza». La donna spiega che suo padre era malato oncologico e non aveva mai escluso che gli interventi potessero andare male. Nonostante le rassicurazioni del chirurgo, l’operazione all’anziano è finita male.

Il pomeriggio dell’intervento, Alfieri avrebbe chiamato in corridoio la signora Marta «per raccontarci che l’intervento è andato bene e che nostra padre si stava svegliando per essere da lì a poco ritrasferito nella camera del reparto che lo ospitava». Dopo ore, dell’anziano nessuna traccia. Finché i famigliari non vengono a sapere che è finito in terapia intensiva. Alla luce dell’inchiesta emerse negli ultimi giorni, Marta si interroga: «Ma come è possibile che il chirurgo ci dica che l’intervento è andato bene e che a breve salirà in reparto senza dirci o sapere che è in terapia intensiva? Chi lo ha operato davvero e quanto tempo dopo la fine dell’intervento è stato trasferito lì?». Nonostante diversi tentativi, la donna ha spiegato di aver tentato di avvicinare Alfieri, ma senza riuscirci per diversi giorni. Intanto l’anziano è morto dopo essere arrivato in terapia intensiva. La famiglia ha chiesto le cartelle cliniche e sta valutando che cosa fare.

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