Francia, via libera alla legge anti-immigrazione coi voti di Le Pen. Rivolta nel partito di Macron – I video

Quote d’ingresso annuali, ricongiungimenti e accesso alle prestazioni sociali sempre più difficili: cosa c’è nel pacchetto “benedetto” dalla destra che spacca l’esecutivo

Il governo francese è sull’orlo della crisi dopo che ieri sera l’Assemblea nazionale di Parigi ha dato il via libera – con i voti della destra – a un progetto di legge sull’immigrazione che promette di rendere molto più severo l’approccio del Paese alla questione, riducendo le possibilità d’ingresso e i ricongiungimenti, ostacolando l’accesso alle prestazioni social per gli extracomunitari, anche regolari, e smontando ogni meccanismo automatico di ius soli. «La storia ricorderà coloro che hanno tradito le loro convinzioni», ha tuonato il leader del Partito socialista Olivier Faure, mentre Marine Le Pen esulta per la «vittoria ideologica» del suo Rassemblement National (già Front National), che, sostiene, è riuscito a far tradurre in legge il principio della «preferenza nazionale» (prima i francesi, in sostanza). Bocciato in una prima versione dal Parlamento la scorsa settimana, il progetto di legge è stato ripresentato ieri alla Camera dal partito di Emmanuel Macron, che per assicurarsi l’approvazione ha acconsentito a una serie di pesanti concessioni alle richieste della destra. Dopo ore di tensione, alla fine l’Assemblea nazionale ha dato l’ok al testo con 349 sì e 186 no. Tra quelli a favore, sono arrivati i voti compatti anche degli 88 deputati del Rassemblement National, mentre decine di quelli di Renaissance hanno voltato le spalle al “loro” governo.


Ministri infuriati, stasera Macron parla al Paese

Il giorno dopo il voto Emmanuel Macron deve scongiurare una nuova crisi politica: il suo incarico all’Eliseo è di fatto intoccabile, a norma di Costituzione, ma la tenuta dell’esecutivo guidato da Elisabeth Borne è tutt’altro che assicurata. Il ministro della Sanità Aurélien Rousseau ha mantenuto la parola data e ha rassegnato le dimissioni, e altri membri del governo potrebbero presto seguirlo: tentati dall’addio sarebbero in particolare, secondo i media francesi, il ministro dei Trasporti Clément Baune, quella dell’Educazione Sylvie Retailleau e quello della Casa Patrice Vergriete. Ma ad alimentare il caos sono che alcune affermazioni della stessa premier Borne, che stamattina ha detto a France Inter di aver «fatto il proprio dovere» ma di ritenere lei stessa che il progetto approvato contenga delle norme di sospetta incostituzionalità. Oggi Macron invierà la legge al Consiglio costituzionale che dovrà dare il suo parere proprio di conformità alla Costituzione, quindi stasera metterà la faccia su quel che sta accadendo parlando in tv, alla seguita trasmissione politica C à Vous su France 5.


Cosa prevede la legge

Il progetto di legge prevede una lunga serie di nuove disposizioni sul sistema di accoglienza e integrazione francese, tutte nel senso di un maggior indurimento. Uno dei più discussi prevede che l’accesso alle prestazioni sociali (sussidi, case popolari etc.) per gli stranieri provenienti da Paesi extra-Ue sarà possibile solo dopo cinque anni di regolare residenza nel Paese, “decurtati” a 30 mesi per chi ha un lavoro. Restano esclusi da queste disposizioni studenti stranieri e rifugiati. Quanto agli immigrati del futuro, si prevede nel testo l’instaurazione di quote fisse annuali per i prossimi tre anni, e diventa più difficile arrivare in Francia anche per chi deve ricongiungersi a un famigliare che già vi si è installato: quest’ultimo deve aver già vissuto nel Paese per almeno 24 mesi e poter contare su risorse «stabili, regolari e sufficienti» oltre che su un’assicurazione sanitaria, il congiunto deve avere almeno 21 anni. prefetti avranno un ampio potere discrezionale nel decidere sulle eventuali regolarizzazioni di immigrati che già lavorano. Capitolo cittadinanza francese, infine: lo ius soli per persone nate in Francia da genitori stranieri non sarà più automatico al compimento della maggiore età, ma andrà richiesto con una procedura ad hoc che i ragazzi dovranno presentare tra i 16 e i 18 anni. E la cittadinanza francese potrà essere tolta a chi ne ha più d’una in caso di condanna per omicidio di agenti di polizia o altri funzionari statali. Diverse di queste disposizioni sono considerate incostituzionali dalla stessa maggioranza di governo, che spera ora paradossalmente che il Consiglio costituzionale le decurti dal testo approvato. I centristi sono riusciti a mantenere invece nel testo il divieto di rinchiudere stranieri minorenni in centri di detenzione.

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