Patto Ue su migrazioni e asilo, cosa prevede l’accordo e perché fa infuriare le Ong (e l’Ungheria)

L’intesa tra istituzioni Ue annunciata all’alba di oggi. Metsola e von der Leyen salutano il passo «storico», ma chi opera nel Mediterraneo è sul piede di guerra

La Commissione, il Consiglio e il Parlamento dell’Unione europea hanno raggiunto dopo mesi di negoziati un accordo sul Patto su migrazioni e asilo, il pacchetto di norme che dovrebbe regolare in futuro le politiche d’ingresso nell’Ue, sostituendo il contestato Accordo di Dublino. L’annuncio è arrivato all’alba di oggi, mercoledì 20 dicembre, dal commissario Ue Margaritis Schinas, al termine di una maratona negoziale protrattasi per tutta la notte. La presidente del Parlamento Europeo Roberta Metsola ha parlato di un accordo «storico», mentre quella della Commissione Ursula von der Leyen ha sottolineato che il Patto «garantirà una risposta europea efficace a questa sfida europea. Ciò significa che saranno gli europei a decidere chi verrà nell’Ue e chi potrà restarvi, non i trafficanti». Secondo la commissaria agli affari interni Ylva Johansson, infine, l’accordo raggiunto prevede «migliore protezione delle nostre frontiere esterne, più solidarietà, più garanzie per i vulnerabili e i richiedenti asilo». L’intesa, in ogni caso, dovrà essere ratificati nei rispetti consessi da Consiglio e Parlamento europeo, e dopo la definitiva approvazione Ue diverse delle norme che ne fanno parte potrebbero dover essere recepite negli ordinamenti nazionali tramite un voto dei diversi Parlamenti prima di diventare operative.


Cosa prevede (probabilmente) l’accordo

I dettagli dell’accordo raggiunto nella notte non sono ancora stati resi noti. Dovrebbe tuttavia farne parte la prevista stretta sulle procedure di domanda d’asilo: i Paesi di primo arrivo (il principio cardine di Dublino resterebbe inalterato) potranno istituire procedure più rigide per il disbrigo delle domande e facilitate per il respingimento verso i Paesi d’origine dei richiedenti rifiutati. Quanto ai Paesi lontani dalle frontiere d’arrivo, dovranno «condividere il fardello» migratorio potendo scegliere tra due modalità: accettare di accogliere un certo numero di migranti, oppure contribuire finanziariamente a un fondo Ue dedicato a sostenere gli sforzi dei Paesi d’approdo. «Chi premerà il bottone della solidarietà sarà sicuro che avrà una risposta, la solidarietà diventerà la norma. Ma ci sarà sempre un’alternativa ai ricollocamenti», ha sintetizzato Schinas, rivendicando come il Patto su migrazione e asilo «sarà uno dei grandi risultati di questa Commissione, insieme ai vaccini e al sostegno all’Ucraina».


La rabbia delle Ong (e quella di Orban)

Osservatori indipendenti e Ong ritengono però che il risultato in oggetto non sia altro che una prova dell’appiattimento delle istituzioni Ue sul finire della legislatura su posizioni sempre più a destra, sull’onda del mood politico ascendente in diversi Stati membri. «Il nuovo patto Ue sulla migrazione legalizza gli abusi alla frontiera e causerà più morti in mare», hanno scritto in una nota congiunta Sea Watch, Sea Eye, Maldusa, Mediterranea Saving Humans, Open Arms, Resq People Saving People, AlarmPhone, Salvamento Maritimo Humanitario e Sos Humanity. Aggiungendo che l’esito dei negoziati inter-istituzionali «legittima lo status quo alle frontiere esterne dell’Unione europea, in cui violenza e respingimenti sono pratiche quotidiane», senza peraltro mettere mano al «fallimentare sistema di Dublino: si continuerà invece nell’isolare i rifugiati e i richiedenti asilo, trattenendoli in campi remoti. Sempre più persone cercheranno di fuggire via mare, scegliendo rotte sempre più pericolose». Medici senza frontiere ha parlato invece di «giornata catastrofica per le persone che scappano da guerra e violenza», sottolineando come con la riforma l’Ue «si concentra su campi di detenzione, barriere e deportazioni verso Paesi terzi insicuri: è un compromesso a spese dei diritti umani», ha chiosato il presidente dell’associazione Christos Christou. A criticare fortemente l’accordo raggiunto, ma per ragioni diametralmente opposte, è stato oggi il governo ungherese. «Respingiamo con forza questo patto sui migranti. Non lasceremo entrare nessuno contro la nostra volontà», ha sferzato il ministro degli Esteri di Budapest Peter Szijjarto.

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