Sayyed Razi Mousavi coordinava per le Guardie rivoluzionarie l'invio di armi e finanziamenti alle milizie sciite. L'Idf non conferma e non smentisce
L’esercito israeliano ha ucciso oggi in un raid mirato su Damasco un generale di primo piano delle Guardie rivoluzionarie iraniane. Lo riportano fonti di sicurezza e gli stessi media statali di Teheran. L’uomo eliminato è Sayyed Razi Mousavi. I media iraniani lo dipingono come «uno dei consiglieri più esperti» dei Guardiani in Siria. Fuor di metafora, ricostruiscono Reuters e Jerusalem Post citando fonti d’intellgence e dell’opposizione iraniana, Mousavi era responsabile del trasferimento di armi e finanziamenti alle milizie alleate in Siria. Un pezzo da novanta nella logistica militare dell’«Asse della Resistenza» sciita a Israele guidata da Teheran, insomma. Il regime ha deciso subito di dare ampia diffusione alla notizia: la tv di Stato iraniana ha interrotto le trasmissioni per annunciare l’uccisione di Mousavi «in un attacco del regime sionista», ricordando come questi fosse tra gli uomini più vicini a Qassem Soleimani, il capo delle forze di élite delle Guardie rivoluzionarie, ritenuto la mente della strategia militare regionale dell’Iran, ucciso in un attacco Usa a Baghdad nel gennaio 2020. «Il regime sionista barbaro e usurpatore pagherà per questo crimine», hanno tuonato per tutta risposta le Guardie rivoluzionarie. Dello stesso tenore la minaccia esplicitata poco più tardi dallo stesso presidente iraniano Ebrahim Raisi. «Senza dubbio, questa azione è un altro segno della frustrazione, dell’impotenza e dell’incapacità del regime sionista nella regione» ha detto Raisi, aggiungendo che lo Stato ebraico «pagherà certamente per questo crimine».
Il blitz (non confermato) dell’Idf
Nelle scorse ore media locali siriani avevano riportato esplosioni nell’area di Set Zaynab, non lontano dall’aeroporto internazionale di Damasco, colpito spesso da raid «segreti» israeliani per bloccare trasferimenti di armi o altri rifornimenti destinati alle milizie sciite in Siria o Libano. Video circolati sui social media hanno anche mostrato la colonna di fumo che si alzava nella zona. L’esercito israeliano, come sua prassi in questo tipo di operazioni, non ha rilasciato alcun commento in proposito.
Dicembre, mese di elenchi: si stila la lista della spesa per il cenone di Natale, e quella dei buoni propositi per l’anno venturo, ma è anche tempo di bilanci sui mesi trascorsi, e su quanto del passato è destinato a rimanere. Per il cinema, nello specifico, il 2023 è stato un anno ricco di eventi: da Barbie a Oppenheimer, passando per capolavori tutti nostrani come C’è ancora domani, sono stati svariati i titoli che hanno attirato fiumi di spettatori nelle sale, provocando riflessioni o regalando puro intrattenimento. E mentre si comincia a intravedere la fine dell’anno, è già possibile annotare le pellicole che vale la pena recuperare.
C’è ancora domani
Difficile che non abbiate già visto il film che segna l’esordio alla regia di Paola Cortellesi: stando ai dati Cinetel, il debutto viaggia verso i 30 milioni di incasso, e ha vinto il Biglietto d’oro 2023, il riconoscimento assegnato dall’Associazione nazionale esercenti cinema al film che ha venduto più biglietti da dicembre dell’anno precedente a novembre dell’anno in corso. La pellicola parla di Delia, interpretata dalla stessa Cortellesi, madre di tre figli che subisce le angherie di un marito violento sullo sfondo tetro del secondo Dopoguerra. In un’intervista rilasciata al New York Times, Cortellesi ha sostenuto di «aver toccato un nervo scoperto del Paese», ovvero il tema degli abusi domestici. E per raccontare questo tema, scrive il New York Times, C’è ancora domani riesce a essere allo stesso tempo straziante ed edificante.
Barbie
Forse a priori in pochi avrebbero scommesso su un film riguardo la fashion doll di casa Mattel, commercializzata a partire dal 9 marzo 1959. E, con il senno di poi, avrebbero commesso un enorme sbaglio: perché la pellicola di Greta Gerwig è stata un trionfo. Il live action con protagonisti Margot Robbie e Ryan Gosling, uscito nelle sale a luglio, ha costituito infatti un vero e proprio evento, anche dal punto di vista culturale e di marketing. La trama ruota attorno ai dubbi esistenziali di una bambola imprigionata in un mondo tanto perfetto quanto artefatto, quello di Barbieland: è proprio lasciandolo che avrà modo di fare i conti con problemi tutti umani come il patriarcato e il consumismo. «Barbie è uno dei film mainstream più fantasiosi, immacolati e sorprendenti della memoria recente», scrive su The Independent Clarisse Loughrey.
Oppenheimer
L’ultima fatica del regista britannico Cristopher Nolan racconta la storia dell’invenzione della prima bomba atomica. E in particolare, si concentra sulla figura di Robert Oppenheimer, scienziato amletico e malinconico. Fu lui infatti ad essere scelto dagli Stati Uniti per guidare il Progetto Manhattan, ovvero il programma di ricerca e sviluppo in ambito militare che portò alla realizzazione delle prime bombe atomiche durante la seconda guerra mondiale. 180 minuti di flashback e flashforward, di colori e bianco e nero, abbondanza di suggestioni visive e sonore: un’opera destinata a lasciare il segno, anche per merito della magistrale interpretazione dell’attore protagonista Cillian Murphy.
Io, Capitano
«Per fare il film insieme a persone africane, ho cercato di dare voce a chi di solito non ce l’ha. Ringrazio i miei attori per la loro straordinaria interpretazione: sono riusciti a dare tridimensionalità a quello che avevamo scritto, una grande umanità e una spiritualità»: con queste parole Matteo Garrone ha voluto commentare la vittoria del Leone d’argento per la miglior regia. Il film è ispirato alla storia di Kouassi Pli Adama Mamadou, attivista del Centro sociale ex Canapificio e membro del Movimento migranti e rifugiati di Caserta. Racconta il viaggio di Seydou e Moussa, originari di Dakar, verso l’Europa. Non risparmiando pennellate oniriche, così come l’orrore dei centri di detenzione in Libia e i pericoli del mare. Una storia avvincente e commovente, che raggiungerà anche gli Oscar 2024 nella categoria del Miglior film internazionale.
Beau ha paura
Un’opera sicuramente meno mainstream, e forse ingiustamente: il film scritto e diretto da Ari Aster, e interpretato da Joaquin Phoenix, può infatti vantare scelte artistiche a dir poco coraggiose. La storia picaresca di Beau, un uomo di mezza età imprigionato da un ambiente distopico e da una mente insidiosa, si snoda infatti in un territorio a metà tra sogno e realtà, conscio e inconscio, horror e commedia. Genuine risate vengono alternate a picchi di angoscia, e nelle tre ore di durata del film potrebbe capitare più di una volta di desiderare una fuga precipitosa dalla sala. Ma una cosa è certa: se vi siete persi l’opera più indisciplinata e folle del regista di Midsommar, consigliamo di rimediare.
Mixed by Erry
A proposito di titoli passati in sordina, il 2023 ha regalato anche una perla italianissima: Mixed by Erry di Sidney Sibilia, ispirato alla vera storia dei fratelli Frattasio, pirati della musica. Letteralmente: negli anni Ottanta, infatti, riuscirono a creare un impero grazie alle audiocassette contraffatte dei più grandi successi del momento. Un’ascesa luminosa seguita a una precipitosa (e inevitabile) caduta, un’avventura raccontata con i toni scanzonati ormai tipici del regista divenuto noto con Smetto quando voglio o L’isola delle rose. Un film, infatti, dove si ride anche durante i rovesci della fortuna: l’ironia che pervade l’opera impreziosisce una storia che avrebbe comunque meritato di essere raccontata. E che non finisce con l’ultimo ciak: dopo l’uscita del film, infatti, i Frattasio hanno annunciato di aver denunciato Amazon per aver messo il loro marchio su magliette e indumenti brandizzati, a loro insaputa. «Una sorta di Karma, una vicenda paradossale», hanno commentato a ragion veduta.
Killers of the flower moon
I pareri sull’ultima fatica di Scorsese siano stati contrastanti: qualcuno ha giudicato il film troppo lungo, altri ne hanno criticato il ritmo. Forse per questo la pellicola ha fatto meno rumore di altre opere del pluripremiato maestro statunitense. Ma se 3 ore e mezza di visione nell’epoca degli stimoli costanti e della soglia dell’attenzione minima possono a prima vista sembrare un sequestro di persona, non bisogna farsi scoraggiare. Il film racchiude in sé le sfumature del thriller, del western e del poliziesco (con una spolverata sporadica di humour nero), e il cast unisce i fedelissimi artisti dell’entourage di Scorsese (vedere alla voce: Leonardo Di Caprio e Robert De Niro) a volti meno noti ma di eguale competenza, come Lily Gladstone. Il risultato è un mix di suspance e momenti di tenerezza, moti di rabbia e colpi di scena, che riesce in uno degli obiettivi principali di chi fa cinema: emozionare.
La chimera
Una vera e propria gemma, l’opera che è riuscita a strappare 5 stelle su 5 ai severi critici del Guardian ma che forse in Italia ha avuto meno eco di quanto merita: il film di Alice Rohrwacher chiude il ciclo iniziato con Le meraviglie nel 2014 e proseguita con Lazzaro felice nel 2018, intenta a investigare il nostro rapporto con il passato. Il soggetto della Chimera è di certo originale (ruotando attorno ad un giovane inglese, membro di un gruppo di tombaroli che si guadagna da vivere trafugando reperti etruschi), ma la vera forza del film sta nello stile eccentrico, nelle allegorie poetiche, nella fotografia evocativa. La (momentanea) conclusione degna e appagante di un percorso che porterà Rohrwacher a lasciare un segno durevole nella cinematografia italiana (e non solo).