Caso Verdini, le chiavette usb e gli incontri in cui si «pilotavano gli appalti»

Emergono altri dettagli dal lavoro della procura di Roma. Non prima della prossima settimana il primo confronto tra gli indagati e il gip

Nell’inchiesta della procura di Roma che ha portato agli arresti domiciliari Tommaso Verdini, figlio dell’ex parlamentare Denis, anch’egli finito sotto indagine emergono dettagli particolari. Come l’uso delle chiavette USB, cariche di documentazione (riservata), riporta il Corriere della Sera, che finivano
puntuali sulle scrivanie degli imprenditori. Il «sistema gestito da Denis e Tommaso Verdini», testato sull’azienda Anas, poteva esser replicato ovunque. «Tre giorni dopo l’esecuzione delle perquisizioni – riporta la gip Francesca Ciranna- Pileri (Fabio Pileri, indagato per corruzione e colpito da interdittiva, ndr) mostrandosi preoccupato per il rinvenimento delle pennette, in una intercettazione ambientale riferendosi a Ciccotto (Angelo Ciccotto, imprenditore indagato, ndr) ha esclamato: “Vuoi scommettere che lo scemo l’ha salvata sul computer?”». La chiavetta, ora nelle mani del nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf, diventa un elemento prezioso all’indagine. Ma si terrà non prima della prossima settimana, forse il 3 gennaio, il primo confronto tra gli indagati e il gip di Roma che ha disposto 5 misure cautelari nell’ambito di una inchiesta su presunti illeciti in commesse in Anas tra cui una a 180 milioni di euro per il risanamento di gallerie.


L’accordo presunto con la Lega

In una intercettazione Pileri parla di un presunto accordo con la Lega. «Quando s’è fatto la lista d’accordo con Massimo – afferma l’indagato parlando con un imprenditore – quando nel Consiglio di amministrazione è passato con loro e gli ha dato una mano quello della Lega, lui ha fatto un accordo con quelli della Lega di futura collaborazione con Matteo e con noi tramite Freni un rapporto di intermediazione…ci ha chiesto una lista di persone interne a quel gruppo da aiutare e noi gli abbiamo messo un po’ di persone che ci hanno dato i nostri». Freni sarebbe il sottosegretario al Mef Federico Freni che, è bene ricordarlo, non è indagato nel procedimento. Secondo l’Ansa, che riporta la ricostruzione del gip «emerge che Denis Verdini è socio di fatto della Inver, decide la sua strategia, è colui che in virtù del suo peso politico e dei suoi rapporti con il sottosegretario Freni (non indagato nel procedimento, ndr) e con il dottor Bruno assicura sponde o appoggi tali da consentirgli, direttamente o tramite il figlio Tommaso, e Pileri di promettere e garantire» ai funzionari pubblici «avanzamenti di carriera in Anas o ricollocamento in posizioni lavorative di rilievo».


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