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Caso Rubiales, Jenni Hermoso al processo per violenza sessuale: «Non ho dato il mio consenso a quel bacio»

02 Gennaio 2024 - 16:59 Redazione
L'ex presidente della Federcalcio spagnola è accusato di «violenza sessuale» e «coercizione»

Nella mattina di oggi, 2 gennaio, presso il tribunale di Madrid ha avuto luogo l’udienza per la deposizione di Jenni Hermoso, la calciatrice 33enne che gioca un ruolo chiave nell’inchiesta su Luis Rubiales, l’ex presidente della Federcalcio spagnola finito al centro di una bufera politica e mediatica per averla baciata senza consenso durante la premiazione per la vittoria della nazionale femminile di calcio ai mondiali, lo corso agosto. Le accuse che pendono su Rubiales (che è già stato interrogato dal giudice istruttore a settembre) sono quelle di «violenza sessuale» e «coercizione». Ora gli è proibito avvicinarsi a meno di 200 metri dalla giocatrice.

Versioni contrastanti

La questione ruota tutta attorno al consenso: per Rubiales, Hermoso gli aveva dato il permesso prima del bacio incriminato. Versione ben diversa è invece quella della calciatrice, che ha deposto per circa due ore davanti al giudice dell’Audiencia Nacional, Francisco de Jorge. Confermando la dichiarazione già fatta in Procura: il bacio «fu inatteso e non consentito». Non solo: secondo quanto raccontato da Hermoso, avrebbe subìto «sia nel volo di ritorno in Spagna che durante il soggiorno a Ibiza pressioni costanti da parte degli indagati che hanno alterato la sua vita normale, provocandole disagio e tristezza».

L’istruttoria è ora nella fase finale. Le testimonianze raccolte sono già una ventina, fra le quali quelle delle calciatrici della ‘Roja’, Alexia Putellas, Irene Paredes e Misa Rodriguez o l’ex allenatore spagnolo Jorge Vida. Adesso bisognerà decidere se ad attendere Rubiales c’è il rinvio a giudizio oppure l’archiviazione. All’uscita dal tribunale, Hermoso ha rilasciato una breve dichiarazione alle telecamere accorse sul posto, sostenendo che «è andata bene»: «Posso solo dire che è tutto nelle mani della giustizia e che sto bene, grazie».

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