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«Vialli stava per diventare ct della Nazionale», la rivelazione di Beppe Bergomi: il ricordo a un anno dalla scomparsa

08 Gennaio 2024 - 23:36 Redazione
L'aneddoto dell'ex calciatore sulla chiamata riservatissima e la proposta al ristorante di fare il vice allenatore della Nazionale

C’è stato un momento in cui Gianluca Vialli è stato a un passo dalla panchina della Nazionale italiana. A rivelarlo è stato Beppe Bergomi durante la serata benefica «My name is Luca», organizzata al Teatro Carlo Felice di Genova per ricordare Vialli a un anno dalla sua scomparsa e sostenere l’impegno del campione nell’attività di raccolta fondi per la ricerca sulla Sla. Era giugno 2004 quando il ct Giovanni Trapattoni finì la sua esperienza sulla panchina azzurra. In quei giorni, ricorda Bergomi, arrivò la telefonata di Vialli: «Mi aveva chiamato per andare a prenderlo in segreto all’aeroporto di Malpensa, perché mi doveva parlare». Quando i due si sono visti, una volta seduti a tavola finalmente Vialli ha svelato cosa avesse di così riservato da dirgli: «”Sarai il mio secondo”, mi disse al ristorante, poi non se n’è fatto niente». E chissà come sarebbe andata: dopo Trapattoni divenne ct Marcello Lippi, che portò gli azzurri allo storico trionfo di Berlino ai mondiali di Germania 2006.

Il ricordo in Nazionale

«Ce l’hanno portato via troppo presto», ha commentato Bergomi che di Vialli vuole ricordare «più le coti umane, che si sono modificate nel tempo, da ragazzo abbiamo giocato un Mondiale nel 1986, un Europeo nel 1988, il Mondiale del 1990 insieme, ma dopo è cresciuto nella vita lavorativa oltre il calcio, la sensibilità di Luca era incredibile, nel periodo della malattia è cresciuto ancora tantissimo e ci ha lasciato tanto, dalla semplicità alla goliardia, ci ha lasciato un vuoto incredibile». Di quei tempi insieme in azzurro, Bergomi ricorda quanto Vialli fosse «uno spasso, era divertente, ma è sempre stato un perfezionista, voleva sempre fare allenamento prima di entrare in campo, dopo l’allenamento ci mettevamo a fare gli addominali, trascinava anche me nonostante fossi più grande di lui, aveva voglia sempre di migliorarsi».

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