La Bce accelera sull’euro digitale: i prossimi passi e il nodo della privacy

Agli inizi di gennaio sono stati pubblicati i primi cinque bandi. Nexi, unica azienda italiana a essere selezionata nella prima fase: «Valuteremo se partecipare ancora, crediamo nel progetto»

Ora che la «fase esplorativa» è ufficialmente conclusa, la Bce preme il piede sull’acceleratore per l’avvento dell’euro digitale. A inizio anno, la Banca centrale europea ha inaugurato la seconda fase del percorso che potrebbe portare entro qualche anno alla creazione di una nuova valuta elettronica alternativa al contante. Nei giorni scorsi, l’istituzione guidata da Christine Lagarde ha pubblicato cinque bandi per un investimento complessivo di quasi 1,2 miliardi di euro. Gli obiettivi sono diversi: mettere a punto un prototipo dell’app, studiare possibili soluzioni di pagamento offline e introdurre sistemi per la prevenzione delle frodi. Il progetto dell’euro digitale, insomma, procede a passo spedito, nonostante sia la stessa Bce a precisare che «non si sta impegnando a lanciare nessuno dei lavori di sviluppo elencati».


A caccia di imprese

Tra i bandi di gara indetti dall’Eurotower, quello più appetitoso per le aziende riguarda lo sviluppo di una soluzione online per i pagamenti digitali, su cui la Bce è disposta a investire oltre 660 milioni di euro. Il secondo concorso riguarda «l’istituzione di un sistema generale di individuazione delle frodi e un meccanismo di prevenzione per le transazioni». Un pilastro che viene definito «essenziale» per il progetto dell’euro digitale e per cui sono stati stanziati 237 milioni. Gli altri tre bandi pubblicati a inizio anno riguardano lo sviluppo di un’app e di un kit per lo sviluppo del software (153,6 milioni), un sistema per garantire la sicurezza delle informazioni sui pagamenti (55,2 milioni) e un indirizzo per gli utenti per dare e ricevere denaro (55,8 milioni). «Lo scopo del processo di selezione è di stabilire accordi quadro con i fornitori più idonei per garantire che l’Eurosistema sia pronto a iniziare a sviluppare un euro digitale in futuro», ha spiegato Piero Cipollone, l’economista italiano che negli scorsi mesi ha sostituito Fabio Panetta come nuovo membro del comitato esecutivo della Bce. Le aziende che vogliono candidarsi ai cinque bandi devono rispettare alcuni criteri piuttosto stringenti. Due su tutti: le imprese devono avere nazionalità europea e devono essere gestite da soggetti con passaporto Ue. Una strategia che risponde a un obiettivo ben preciso: allontanare le polemiche degli anni scorsi sul coinvolgimento di Amazon nel gruppo di lavoro sull’euro digitale.


ANSA/Matteo Bazzi | Piero Cipollone, membro del comitato esecutivo della Bce, durante un evento a Milano (23 Novembre 2022)

I prossimi passi del progetto

Nei piani della Bce, l’euro digitale potrebbe trasformarsi in un equivalente elettronico del contante. Lo scorso ottobre si è chiusa la prima fase del progetto, iniziata nel 2021 quando il consiglio direttivo della Banca centrale europea ha dato per la prima volta il suo via libera. La seconda fase, cosiddetta «preparativa», è iniziata da qualche mese e si concluderà ad autunno del 2025. Entro quella data la Bce punta a farsi un’idea più precisa di come funzionerà il nuovo sistema di pagamento elettronico, anche grazie all’aiuto chiesto alle aziende del settore tramite i cinque bandi pubblicati a inizio anno. La fine della seconda fase coinciderà anche con la stesura della bozza del rule book, ossia l’insieme di regole e procedure per armonizzare l’eventuale introduzione della nuova valuta elettronica in tutta l’eurozona. Se tutto andrà secondo i piani, il progetto potrebbe essere pronto per il debutto vero e proprio a inizio 2028. Prima che questo avvenga, però, ci sarà da completare l’iter legislativo che coinvolge Commissione, Parlamento e Consiglio europei.

Un pizzico di Italia

Nella fase esplorativa del progetto, quella che si è chiusa lo scorso autunno, la Bce si era rivolta a cinque aziende, a fronte di una cinquantina di candidature ricevute. Tra i cinque prescelti c’era anche Nexi, azienda italiana tra i leader in Europa nel settore dei pagamenti digitali. Al gruppo con sede in corso Sempione, a Milano, è stato affidato il compito di sviluppare un prototipo front-end (ossia l’interfaccia con cui interagisce l’utente) dell’app che in futuro potrebbe ospitare l’euro digitale. «Per noi è motivo di orgoglio essere l’unica azienda italiana selezionata dalla Bce», spiega a Open Alessandro Agnoletti, Group Head of Digital Currency & DLT di Nexi. Dopo aver collaborato alla prima fase del progetto, il gruppo italiano sta pensando di candidarsi anche a uno o più dei cinque bandi appena pubblicati dalla Bce e in scadenza a fine febbraio. «Sono certamente di nostro interesse. Li stiamo visionando e valuteremo se e per quali procedere», rivela il dirigente di Nexi. Mentre sul progetto dell’euro digitale aggiunge: «Abbiamo tutta la volontà di continuare a supportare le istituzioni per costruire questo sistema di pagamento. La chiave del successo sarà garantire un’adozione rapida ovunque».

ANSA/Daniel Dal Zennaro | La sede di Nexi in Corso Sempione, a Milano

Il nodo privacy

Mentre il progetto assume una forma sempre più definita, il principale scoglio a livello di percezione pubblica resta soprattutto uno: la privacy. «Non vogliamo vivere in un mondo in cui il governo vede, in tempo reale, ogni trasferimento di denaro effettuato da chiunque», ha affermato di recente Jerome Powell, numero uno della Federal Reserve americana. Il riferimento è proprio alle cosiddette Cbdc (Central bank digital currency), ossia le valute digitali gestite dalle banche centrali. «Il completo anonimato non è considerata un’opzione praticabile da una prospettiva di politica pubblica», precisa la Bce sul proprio sito. L’euro digitale, dunque, avrà «lo stesso livello di privacy delle attuali soluzioni digitali del settore privato». Agnoletti offre qualche dettaglio in più sul progetto europeo: «Non c’è nessun rischio “Grande Fratello”, è un mito che va assolutamente sfatato. I conti in euro digitale – spiega il dirigente di Nexi – saranno pseudonimizzati, il che significa che la Bce si limiterà a muovere i soldi tra conti identificati con un numero o una striscia di codice». C’è poi un altro fattore da considerare. Nei piani della Bce, l’euro digitale permetterà di fare pagamenti con un’app anche in modalità offline, aumentando di fatto lo spettro dei diversi livelli di privacy. In ogni caso, i dubbi rimangono. E se la Bce vuole davvero portare il progetto fino in fondo, dovrà trovare il modo di rassicurare i cittadini anche su questo fronte. «È necessario prendere sul serio tutte le preoccupazioni – ha avvertito Cipollone poco dopo il suo ingresso in Bce -. Sul tema della privacy vi assicuro che stiamo lavorando».

Foto di copertina: EPA/Ronald Wittek | La presidente della Bce Christine Lagarde durante una conferenza stampa a Francoforte (14 dicembre 2023)

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