Il suo cane morde una manager di Briatore, la storia di Rita Duzioni arrestata in Kenya: il ricatto per riavere il passaporto

L’avvocata bergamasca dice di aver anche chiamato Briatore, che conosce da 30 anni. Ma l’imprenditore non si è voluto intromettere nella vicenda

Ammette di cominciare ad avere paura Rita Duzioni, l’avvocata bergamasca arrestata in Kenya, dopo che il suo cane ha morso una manager del resort di Flavio Briatore. La donna, 58 anni, si trova nella sua casa a Malindi, dove di solito trascorre parte dell’anno. È accusata di omessa vigilanza di animale, dopo che uno dei suoi cani ha morso al polpaccio la bresciana Chetrin Gelmi, che al Lion in the Sun è manager director. Un incidente avvenuto lo scorso 16 aprile, dopo che il cane Simba, «un Giriama, che è una tribù del posto, tipo un bastardino» spiega Duzioni a la Repubblica, è scappato dal cancello di casa sua, proprio davanti al resort di Briatore. La donna in quel momento si trovava in Italia. Quando è arrivata in Kenya, dopo l’arresto, le hanno anche ritirato il passaporto. E ora non sa più quanto tempo dovrà rimanere lì, con il sospetto di vivere una «vicenda kafkiana». Da avvocato, Duzioni dice di non volersi piegare a uno schema che dice di voler rompere: «È usanza qui a Malindi estorcere soldi agli italiani. E io mi sto ribellando a questo sistema di corruzione che va avanti da troppo tempo».


Eppure con la manager vittima del morso la vicenda all’inizio sembrava quasi risolta, finché non ha cambiato idea. Le due si sono accordate per un risarcimento di 400 euro: «Glieli ho dati – spiega Duzioni – Mi ha detto che era stata obbligata dal suo management a fare anche una denuncia penale verso il mio askari, la guardia a cui era sfuggito il cane. Poi si è rifiutata di compilarmi dei documenti. Pensavo che comunque fosse finita lì». E invece nel frattempo la denuncia sarebbe cambiata: «E a dicembre mi ha scritto: “informare il sig. Briatore ha dato ancor più rilevanza all’incidente”, dicendomi di contattare il mio avvocato».


A quel punto Duzioni ha capito che sarebbe stata arrestata. E dopo aver contattato l’ambasciata, il 28 dicembre si è consegnata alla polizia: «Mi hanno preso le impronte, mi hanno portata in tribunale e fissato una cauzione. Succede di venerdì, poi la Corte è chiusa e per paura del carcere uno paga». A niente è servito chiamare Briatore, che Duzioni dice di conoscere da 30 anni: «Mi ha detto che era una questione personale della sua dipendente». All’udienza, l’avvocata che assiste Duzioni le ha mostrato un biglietto con su scritto la cifra che avrebbe dovuto pagare, circa 20mila euro «perché dessero il consenso all’archiviazione e io potessi riavere il passaporto». Secondo Duzioni quello è stato un vero e proprio «tentativo di estorsione». Nel frattempo ha cambiato diversi avvocati, finché non è stata anche aggredita dal legale che assiste la parte avversa in uno scontro sulle scale del tribunale: «”Adesso devi pagare fino all’ultimo scellino” mi ha detto: ho avuto l’impressione che fosse una questione razziale contro noi bianche». E la storia pare al momento lontana dal risolversi.

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