La verità sulla morte di Giovanna Pedretti nel suo cellulare. Il marito: «Ossessionata dai commenti negativi»

Nel telefonino della titolare della pizzeria Le Vignole dovrebbe trovarsi lo screenshot della presunta recensione, con data. L’indagine chiede collaborazione a Google

La verità sulla morte di Giovanna Pedretti si trova sui suoi cellulari. La titolare della pizzeria Le Vignole a Sant’Angelo Lodigiano ne aveva due. Uno è stato ritrovato nella sua Panda sulle rive del Lambro. Quello personale invece è finito in acqua con lei. In uno dei due dovrebbe trovarsi lo screenshot che Pedretti dice di aver fatto della recensione che accusava il locale di avere gay e disabili tra i clienti, a cui lei ha risposto dopo la sua cancellazione usando un “programmino”, come ha detto ai carabinieri. Se non si trovasse nulla, a parte le altre incongruenze della sua versione, questo costituirebbe un ulteriore elemento a favore delle accuse di falso. Il marito Aniello D’Avino detto Nello, che l’ha accompagnata al colloquio con i militari, ha detto che la moglie «era ossessionata da quei commenti negativi».


Istigazione al suicidio

La procura di Lodi indaga per istigazione al suicidio. Si tratta di un’ipotesi di reato ad oggi senza indagati, ma l’apertura dell’inchiesta serve per effettuare gli accertamenti. Ovvero l’autopsia e, appunto, l’analisi dei telefoni. Ma anche la richiesta a Google di confermare o meno l’esistenza della recensione, che potrebbe anche chiudere il cerchio sull’indagine. Nello, racconta Il Fatto Quotidiano, ha anche spiegato ai carabinieri che la moglie era diventata silenziosa nelle ore precedenti alla morte. Non aveva risposto alle sue esortazioni a dimenticare tutto. Ossessionata dall’idea di essere diventata prima un’eroina e poi una truffatrice in poche ore. Gli inquirenti analizzeranno anche le celle telefoniche. E le chiamate, per cercare di capire se qualcuno ne abbia fatta una che ha fatto crollare la donna. Che ha ribadito anche ai carabinieri l’esistenza del post prima della sua cancellazione.


«Non l’ho scritto io»

«Non l’ho scritto io, il post esiste», avrebbe ripetuto. Sostenendo anche che aver rivisto la persona che secondo lei aveva scritto la recensione nel locale l’ha fatta decidere di realizzare e pubblicare la risposta artefatta. Lo screenshot nel telefono, ha ricordato, era datato «aprile 2023». Il procuratore di Lodi Maurizio Romanelli potrà accertare la verità, sempre che Google collabori. Giovanna aveva sofferto molto per la morte del fratello Stefano, anche lui suicida. In quei giorni cadeva la ricorrenza della morte. La famiglia ha nominato un’avvocata, Simona Callegari. Gestirà i rapporti con la stampa dopo gli assedi di questi giorni. Angela Giulia, cugina di Giovanna, ha spiegato all’agenzia di stampa Ansa che il lavoro era la priorità della donna. Proprio sul lavoro «è stata bastonata», ha detto. Ed è per questo che non avrebbe retto.

Lucarelli e Biagiarelli

«Di questa signora morta non importa nulla a nessuno. Ognuno la sta usando per banchettare alla sua tavola», ha scritto ieri Selvaggia Lucarelli. L’opinionista ha difeso anche il fidanzato Lorenzo Biagiarelli, primo a notare le incongruenze della recensione, «una persona che si occupa di cibo e ristorazione, sensibile e pacifica». Ma che «ha avuto due sfortune: che la povera signora si sia suicidata e che è il mio fidanzato. Se ogni volta che una persona finisce sulle cronache criticata per qualche motivo si suicidasse, i giornali dovrebbero chiudere». Nei giorni scorsi la figlia di Giovanna, Fiorina D’Avinio, ha scritto che Lucarelli aveva «massacrato» la madre.

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