La figlia dell’imprenditore suicida dopo un flop: «Selvaggia Lucarelli? Così rischiamo di costruire una società rabbiosa»

«Anche mio padre vittima dell’odio in rete»

Natalia Re, figlia dell’imprenditore agrigentino Alberto Re che si è tolto la vita dopo un festival partito con un flop con tanto di gogna social, dice che la vicenda di Giovanna Pedretti per lei «è stato come un dolore che si rinnova». Mentre a Selvaggia Lucarelli e agli altri come lei chiede «attenzione». Perché «attraverso la parola plasmiamo la realtà e se non stiamo attenti costruiremo una società rabbiosa». Natalia, fondatrice del Movimento italiano per la gentilezza, aveva detto all’epoca che il padre «è stato vittima dell’odio in rete, di tutto quanto combatto da sempre con il mio movimento. Si è tolto la vita per ciò che è stato scritto sui social. E mi devasta il fatto di averlo coinvolto in questo festival. Che voleva essere un’occasione per far crescere Agrigento e per mandare un messaggio etico».


L’aggressività come tema sociale

Per questo oggi in un’intervista al Corriere della Sera sostiene che la vicenda della ristoratrice le ricorda molto quella di suo padre: «Per me è stato il rinnovarsi di un dolore atroce e, al tempo stesso, motivo di indignazione perché la politica dimostra di non essere in grado di occuparsi di un problema che può toccarci tutti». Invece alla figlia di Pedretti Natalia Re vuole «far sapere che capisco il suo dolore, non è sola: si tenga lontana dal circo mediatico, abbia cura di sé». Poi spiega cosa bisogna fare per evitare che succeda ancora: «I piani su cui intervenire sono tanti perché l’aggressività è ormai un tema sociale. La comunicazione in senso lato è ormai un mondo talmente complesso che non si riesce a limitare il danno, serve un intervento normativo che consenta azioni tempestive. Ma il tema è molto più ampio: la parola ci distingue dagli animali, perciò dovremmo usarla con cautela e consapevolezza».


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