Il poliziotto che canta la trap: «Celebro il bello della legalità»

Sebastiano Vitale: «C’è attrazione verso chi viola le regole, fa soldi facili con furti e spaccio e li ostenta. Io voglio rendere “fico” essere una brava persona»

Sebastiano Vitale, 33 anni, è nato a Palermo ma lavora a Milano. Fa il poliziotto in questura come agente scelto. Ma oltre a questo è anche un cantante rap e trap. Ma i colleghi che hanno guai con la giustizia non li sopporta: «È assai frustrante vedere artisti che inneggiano all’illegalità spopolare nelle vendite, nello streaming e nelle radio. E non le dico l’effetto di girare la città e vedere le pubblicità», dice all’edizione milanese di Repubblica. In quella musica, spiega Vitale, c’è «attrazione verso chi viola le regole, fa soldi facili con furti e spaccio e li ostenta. Io voglio rendere “fico” essere una brava persona».


In una canzone ha parlato del bosco di Rogoredo, famoso per la droga: «Ho visto troppe scene terribili in quel bosco per non parlarne ancora. Però scrivo: “Non sono qui per farti la morale, ma della vita farti innamorare, perché quando sembra tutto perso, c’è qualcosa ancora da salvare”. Un invito al dialogo». Vitale dice di saper bene che «la trap nasce come inno all’illegalità, i suoi argomenti devono essere spaccio e riduzione delle donne a oggetto. Ma io insisto a voler modificare questo pensiero. Quando parlo della trap io dico ai giovani di ascoltarla, ma di capire che il messaggio che lancia va preso al contrario, come esempio». Riguardo come hanno preso i capi la sua passione, «all’inizio è stato un fulmine a ciel sereno, ho dovuto dare spiegazioni. Ma ho avuto e ho capi intelligenti che capiscono che la polizia anche con una figura come la mia si conferma moderna e vicina ai giovani».


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