Giovanni Favia accusato di violenza sessuale. Chiesto il rinvio a giudizio. Lui: «Vado all’udienza di marzo con serenità»

L’ex esponente M5S, oggi gestore di locali, afferma di avere la «consapevolezza che subire un’ingiustizia sia comunque meglio che commetterla». Tutta la vicenda, su cui pendeva anche una richiesta di archiviazione della procura, poi respinta

Giovanni Favia, ex esponente del Movimento 5 Stelle e ora gestore di una serie di locali, è accusato di violenza sessuale. Il 12 marzo prossimo, davanti alla giudice Roberta Malavasi, si terrà l’udienza preliminare, dopo la richiesta di rinvio a giudizio, inoltrata dal pm Tommaso Pierini. La richiesta arriva dopo che il gip Domenica Truppa ha respinto la richiesta di archiviazione della stessa procura, ordinando l’imputazione coatta. Secondo la denuncia di una 27enne, con cui Favia ebbe una relazione, la notte tra il 5 e il 6 novembre 2021, l’uomo avrebbe costretto la giovane a un rapporto sessuale contro la sua volontà. Accusa sempre respinta Favia, che per ora afferma a Repubblica che andrà «in udienza sereno».


I fatti

Dopo una serata passata con gli amici, riporta la denuncia ricostruita da Repubblica, l 27enne ha raggiunto Favia nel suo locale in piazza Maggiore, ancora chiuso per lavori, per poi spostarsi a casa di lui: «Ero molto stanca, avevo bevuto tanto», ha dichiarato. E in quel versante sarebbe stata consumata la violenza nonostante i no chiari della giovane. Nelle indagini è stata perquisita l’abitazione dell’imprenditore e il telefonino da cui sono stati estratti alcuni messaggi. Furono anche sentite alcune amiche della ragazza. Il pm non ritenne le prove sufficienti, presentando richiesta per le accuse di violenza sessuale, lesioni e stalking. Una richiesta a cui si è opposta l’avvocato della denunciante, Barbara Iannuccelli. Così il Gip, intervenuto, dà ragione ad alcune tesi della parte civile disponendo l’imputazione per violenza sessuale.


La versione di Favia

Favia per ora mostra serenità. In un lungo post su Facebook scrive: «Non lo so se sono forte ma c’è un’altra cosa che mi aiuta: la consapevolezza. Consapevolezza che subire un’ingiustizia sia comunque meglio che commetterla». E ancora: «Chi ti fa del male, spesso lo fa perché sta male». «Dopo che per la terza volta in due anni vengo messo sui giornali nazionali come fossi un possibile stupratore, fatico ad accettarlo come fatto ineluttabile. Proprio in questi giorni in cui si parla di garantismo e gogna mediatica, mi chiedo se non importi che non sia nemmeno iniziato un processo, che abbia una famiglia e una figlia di dodici anni, che il Pm dopo aver indagato abbia scritto nero su bianco che la querelante non ha detto il vero e che non sono nemmeno accusabile, che la ragazza con cui ebbi una relazione di pochi mesi mi querelò solo dopo che io decisi di chiudere con lei». E infine: «Voglio prendere questa brutta storia come un’occasione per poggiare i piedi su nuove basi, centrate sulla propria coscienza perché quello che ti capita al di fuori di essa non lo puoi controllare. Se vi capitasse (e credetemi, può capitare a chiunque) abbiate pazienza e non disperate mai».

(Foto ANSA/ALESSANDRO DI MEO)

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