Da Matteo Garrone a Lino Guanciale, fino a Elio Germano: la lettera degli artisti contro la nomina di De Fusco al Teatro di Roma

«Una scelta preconfezionata che toglie spazio alla discussione. Inoltre, non c’è parità di genere», si legge nella missiva pubblica

Scoppia il caos al Teatro di Roma dopo che i membri del Consiglio di Amministrazione hanno deciso di nominare direttore il registra Luca De Fusco. All’ira del sindaco della Capitale, Roberto Gualtieri, si unisce anche il presidente della Fondazione, Francesco Siciliano, secondo cui la riunione del Cda è da ritenersi invalida: «Mi appare come una scelta preconfezionata che toglie ogni spazio alla discussione e insieme la scelta più sbagliata per il Teatro», ha detto senza giri di parole alla conferenza stampa convocata d’urgenza nella giornata di ieri 20 gennaio. «Una scelta per la direzione del Teatro Roma che taglia fuori la città: una rottura del patto territoriale che è alla base di questo teatro», ha aggiunto. Una spaccatura profonda da cui è nata una lettera pubblica di denuncia firmata da artisti e artiste di tutta Italia e diffusa oggi da la Repubblica. Attualmente, sono 23 i firmatari della missiva. Tra questi, vi sono ad esempio il direttore artistico e regista di tutte le produzioni di Accademia degli artefatti, Fabrizio Arcuri, il regista di Io Capitano, Matteo Garrone, e gli attori Lino Guanciale ed Elio Germano.


La lettera degli artisti e delle artiste

«La questione cruciale è che è stata presa una decisione di questa importanza senza che fosse presente la rappresentanza della città di Roma nelle figure del Presidente e della Consigliera Di Iorio, rappresentanti del Comune di Roma, socio di maggioranza del CdA nonché proprietario del Teatro Argentina, il Teatro Argentina, il Teatro India, il Teatro Torlonia. E del Teatro Valle che a quanto ci consta nei prossimi mesi avrebbe dovuto essere attribuito al Teatro di Roma», spiegano da subito nella lettera pubblica, per poi aggiungere che la nomina di De Fusco è stata prima annunciata a Il Messaggero. Un modo di precedere che, a loro avviso, rappresenta «un grave colpo al rapporto di lealtà e al rispetto istituzionale che legano il teatro della capitale alla città, alle sue artiste e ai suoi artisti e al pubblico tutto». E non solo: «Aggiungiamo anche che nella terna selezionata dalla Commissione, che poteva arrivare fino a 5 nomi, non c’è alcuna parità di genere, né tantomeno figure giovani».


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