Abbandono scolastico, le diseguaglianze territoriali si riflettono anche online – Lo studio

La ricerca di Fondazione Cariplo e Politecnico sulla didattica del futuro mappa il fenomeno dell’abbandono scolastico digitale e offre spunti per l’utilizzo virtuoso dell’AI e della tecnologia come alleati nel contrasto del fenomeno

Qual è il modo migliore per utilizzare le nuove tecnologie a scuola? Quali sono i rischi in termini di disuguaglianze economiche e divario digitale? E ancora: che ruolo avrà l’intelligenza artificiale nella didattica del futuro? A provare a rispondere a queste domande è lo studio presentato a Milano da Fondazione Cariplo, WeSchool e Politecnico di Milano. Si tratta della prima volta che una piattaforma di didattica digitale ha condiviso i dati (anonimi) di milioni di utenti per metterli a disposizione di policy maker ed esperti del settore. E la quantità di informazioni su cui hanno lavorato i ricercatori è davvero enorme: 1 milione e mezzo di studenti, 172mila insegnanti, 16mila scuole di tutta Italia.


Dad e disuguaglianze

Uno degli obiettivi principali della ricerca era di mappare il fenomeno dell’abbandono scolastico digitale, ossia la percentuale di coloro che si disconnettono dalla piattaforma di didattica a distanza prima che la lezione sia effettivamente finita. Il periodo di osservazione è durato dal marzo 2019 all’agosto 2021, in piena pandemia, e ha riguardato migliaia di scuole primarie e secondarie. Dalla ricerca emerge che gli studenti che abbandonano le lezioni rimangono attivi solo il 25% del tempo rispetto ai loro compagni. Delle centinaia di migliaia di classi analizzate, oltre la metà ha visto almeno uno studente abbandonare il corso prima che fosse finito, mentre in una classe su quattro la percentuale sale addirittura al 15%. Il passaggio alla didattica a distanza imposto dalla pandemia non ha fatto altro che accentuare anche il cosiddetto «digital divide», ossia il divario tra chi ha un accesso adeguato a internet e chi no. Dallo studio di Fondazione Cariplo emerge che le disuguaglianze di accesso alla didattica a distanza registrate negli anni del Covid spesso ricalcano i confini delle disuguaglianze territoriali.


Spunti per il futuro

Lo studio condotto dal Politecnico di Milano, sulla base dei dati messi a disposizione da WeSchool, si compone anche di un sondaggio a cui hanno risposto oltre 1800 docenti. Prima della pandemia, quando la didattica a distanza era ancora poco diffusa, il 66% degli insegnanti diceva di usare sporadicamente strumenti digitali a supporto delle lezioni. Con l’arrivo del Covid, la situazione è cambiata drasticamente e ora che i docenti hanno acquisito più dimestichezza con la tecnologia, scommettono soprattutto su un trend: la gamification, ossia un metodo di insegnamento che usa il gioco per favorire il coinvolgimento degli studenti e stimolare la creatività. «La tecnologia e l’intelligenza artificiale possono essere valide alleate, ma occorre un pensiero e una strategia a monte», avverte Giovanni Azzone, presidente di Fondazione Cariplo. «Altrimenti – aggiunge – il rischio è che i più fragili restino indietro».

Intercettare l’abbandono scolastico

Ed è proprio sulla necessità di rendere la tecnologia inclusiva, e non appannaggio di pochi, che insiste anche Donatella Sciuto, rettrice del Politecnico di Milano, anche lei presente alla presentazione dello studio al Meet Center. Secondo Sciuto, l’impiego dell’intelligenza artificiale svolge un ruolo cruciale nel contrasto all’abbandono scolastico. E a dimostrarlo è proprio l’esempio del Politecnico: «Già nel 2013 abbiamo aperto una piattaforma per intercettare possibili drop out al primo anno, così da aiutare gli studenti che hanno bisogno prima che effettivamente lascino gli studi. Con questo lavoro abbiamo dimezzato il numero di abbandoni e ora siamo a meno del 10% nelle facoltà di ingegneria», spiega la rettrice.

Foto di copertina: ANSA/Ciro Fusco

Leggi anche: