Trump torna alla Casa Bianca? L’Ue si prepara al peggio: «Serve una forza nucleare europea»

Il presidente del Ppe Manfred Weber lancia l’allarme in vista del possibile «abbandono» Usa: «Serve una deterrenza nucleare Ue, parliamone con Francia e Uk»

C’era una volta il sogno della «pace perpetua» tramite istituzioni, accordi e diplomazia. Il decennio degli anni ’20 ha visto andare fragorosamente in frantumi l’utopia degli europei di poter vivere in un mondo senza guerre, o quanto meno sufficientemente lontane da casa. E ora la leadership Ue si prepara al peggiore degli scenari possibili: il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca, con le sue promesse di abbandonare l’Europa a se stessa, proprio mentre Vladimir Putin esce ringalluzzito da una scommessa ucraina tornata vincente e il Medio Oriente esplode in mille pezzi. Proiezione da incubo per l’Unione europea – anche se ognuno di questi tre scenari potrebbe, ovviamente, ancora non realizzarsi. Meglio attrezzarsi però. A dare il senso di quanto sempre più intense e inquiete si stiano facendo le riflessioni dei leader europei con l’avanzata inesorabile della candidatura di Trump per la Casa Bianca sono le dichiarazioni odierne di Manfred Weber. Il presidente del Ppe, che a giugno dovrebbe confermarsi secondo tutti i sondaggi di gran lunga il primo partito d’Europa, ha spiegato in un’intervista a Politico che prepararsi all’impatto con un possibile Trump-2 significa non tanto o non solo dar vita al sempre evocato «esercito europeo», ma pure mettere in cantiere la costituzione di una capacità di deterrenza nucleare europea. L’arma da “fine di mondo”, insomma, deve diventare via via europea. Non per utilizzarla, ovviamente (ufficialmente nessuno al mondo sostiene di volerlo fare, d’altronde), ma per far fare il vero decisivo salto di qualità alla percezione della forza europea e dunque alla sua capacità di deterrenza.


Le testate in Europa e come «appropriarsene»

Passo indietro. Dopo l’uscita del Regno Unito dall’Ue nel 2020, l’unico Paese del blocco a possedere testate nucleari è la Francia. Si stima ne possegga circa 300. Una force de frappe che, insieme al seggio permanente all’Onu, è il lascito più concreto della potenza che fu cui la Francia è visceralmente legata. Qualche altro centinaio di testate nucleari, si stima, sono schierate altrove in Europa: quelle americane conservate in sei basi aeree del continente – due delle quali in Italia (Aviano e Ghedi Torre). E se fosse tempo di “cambiare modello”, lancia la sfida ora l’alto dirigente tedesco? «Vogliamo la Nato, ma dobbiamo anche essere abbastanza forti da difenderci da soli senza di essa se arriva Trump», ha detto papale papale Weber a Politico. Ricordando come, più in generale, «a prescindere da chi sarà eletto in America, l’Europa dev’essere in grado di essere autonoma in termini di politica estera, e di difendersi indipendentemente». E quando si tratta di far capire con chi si ha a che fare a potenze revansciste come la Russia di Putin, lancia l’allarme Weber, «l’opzione nucleare è quella davvero decisiva». Ma in cosa consiste esattamente l’idea esplicitata dal presidente del Ppe? Non certo nel portare via alla Francia i suoi “gioielli” militari più preziosi (almeno per ora). Ma nel condividerne via via in qualche modo la gestione, sembrerebbe. «Nel lungo periodo vorrei l’obiettivo fosse la dimensione europea della difesa nucleare. Ma fintanto che ciò non è realistico, credo che dovremmo accogliere l’offerta di Macron e pensare a come gli armamenti nucleari francesi possano essere inseriti in strutture europee».


La sfida a Francia e Regno Unito

Il riferimento di Weber è a una serie di segnali inviati negli ultimi anni dal presidente francese sulla gestione delle testate nucleari del Paese. Già a febbraio 2020, proprio pochi giorni dopo essere rimasta l’unica potenza nucleare Ue con Brexit, Macron lanciò l’idea di un «dialogo strategico» con i partner europei sul «ruolo della dissuasione nucleare nella nostra sicurezza collettiva». Vuoi perché troppo vaga, vuoi per i timori che nascondesse più la voglia di francesizzare la difesa europea piuttosto che il contrario, quella proposta di Macron – rilanciata ai tedeschi anche nel 2022 – è caduta nel vuoto. Ora Weber propone apertamente di discuterne: «È tempo di riesumare l’idea di internazionalizzare la force de frappe». Sotto la pressione formidabile delle minacce russe e del dissesto in Medio Oriente, oltre che dello spettro del ritorno di Trump, il capo del centrodestra europea si spinge a dire addirittura che gli stessi britannici potrebbero avere interesse a condividere anche le loro, di capacità nucleari (circa 260 testate, sul piano pratico, si stima). Il diavolo sta nei dettagli, perché è impensabile nel breve periodo che ad essere condivise siano le testate stesse. Ma probabilmente Weber pensa alla messa in comune, almeno inizialmente, di strategie, politiche di deterrenza, ed esercitazioni. «Dopo gli anni di Brexit anche loro (gli inglesi, ndr) stanno avendo difficoltà a garantire la loro sicurezza. Anche loro stanno finendo i soldi per le due portaerei che hanno e hanno difficoltà a mantenere le loro capacità», azzarda Weber: ecco perché «potrebb’essere il momento giusto per avviare un dialogo strutturato organizzato con la Gran Bretagna». Il dirigente tedesco avrà sondato gli umori degli amici franco-britannici prima di lanciare pubblicamente la sfida? In qualsiasi caso, si attende ora la loro reazione.

Foto di copertina: L’allora presidente Usa Donald Trump a un vertice della Nato – Bruxelles, 12 luglio 2018 (ANSA – EPA/CHRISTIAN BRUNA)

Leggi anche: