Il no al centro per ragazzi migranti nel paese di papa Francesco, il caso a Portacomaro: «Seguono anche dal Vaticano»

La nascita di un centro per migranti minori non accompagnati aveva spaccato il paese originario della famiglia Bergoglio

Nel centro storico di Portacomaro doveva sorgere una struttura per migranti minori non accompagnati. Un progetto che aveva fatto discutere non poco tra gli abitanti del paesino di poco meno di duemila anime in provincia di Asti. Da qui viene la famiglia Bergoglio, proprio quella di Papa Francesco. Una sua gigantografia campeggia all’ingresso del paesino, come racconta la Stampa, accompagnata dalla scritta: «Papa Francesco è uno di noi…». E chissà che cosa ne penserà Bergoglio della vicenda che vede protagonista la comunità da cui arriva la sua famiglia.


Il no del prefetto

La cooperativa Fenice aveva intenzione di partire il centro all’interno dell’Antico Ricetto, un palazzo storico che per diversi anni ha accolto un albergo e un ristorante rinomato. Le attività sono ormai chiuse dallo scorso anno e quel palazzo era vuoto e costoso da mantenere. Ma dopo che la cooperativa ha fatto la proposta di prendere in affitto i locali, con la prospettiva del riscatto, è arrivato un sostanziale «no». Il sindaco, con assessori al seguito, si è precipitato in prefettura per protestare. Alla fine il prefetto Claudio Ventrice ha convinto la cooperativa a cercare un altro posto.


Il sindaco e gli investimenti

Per il sindaco Alessandro Balliano non si tratta di scarsa sensibilità all’accoglienza, ma di un problema di metodo: «Siamo estremamente accoglienti e solidali – ci tiene a chiarire a Massimiliano Peggio – Ma il progetto è spuntato all’improvviso… Questi processi vanno condivisi con il territorio, con la gente». E poi c’è la questione del palazzo storico, «un simbolo di Portacomaro: lì attorno abbiamo fatto molti investimenti per riqualificare l’area di fronte al municipio». E il rischio quindi era che quegli interventi venissero in qualche modo rovinati con l’arrivo dei migranti? Il sindaco alla Stampa nega: «No, non mi faccia dire questo, per carità. Di certo quella sistemazione non andava bene».

L’interesse del Vaticano

Qualche problema sulla scelta di quel palazzo storico è emersa col tempo anche da parte della cooperativa. Per esempio per la vicinanza a una scuola: «Troppo vicino alle scuole elementari e medie – spiega il presidente Stefano Rigoli – Anche ospitando migranti minorenni, qualcuno avrebbe potuto sollevare la questione. Così abbiamo deciso di fare dietrofront. Ma non ci arrendiamo. Stiamo cercando. Un’altra sistemazione in zona». Non è escluso che il centro possa sorgere sempre a Portacomaro, ma in un altro edificio. E non è escluso che ci possa essere anche un intervento papale: «Ho ricevuto una chiamata da Roma – ammette Rigoli – anche in Vaticano stanno seguendo la vicenda».

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