Il portavoce di Orban sul caso Ilaria Salis: «Tutte bugie le accuse sul carcere: vogliono rovinare i rapporti con l’Italia»

Nega tutte le accuse il Segretario di Stato per le comunicazioni e le relazioni internazionali dell’Ungheria, Zoltan Kovacs. E accusa i media italiani di dare credito a un attacco politico contro il suo governo

Le accuse sulle condizioni di detenzione di Ilaria Salis sono un «attacco orchestrato dalla sinistra per distruggere le buone relazioni politiche tra Ungheria e Italia» secondo il portavoce del governo di Budapest, Zoltan Kovacs. In un lungo post su X, il consigliere e stretto collaboratore di Viktor Orbàn ripercorre le vicende della 39enne italiana, di Tobias Edelhoff e Anna Christina Mehwald, arrestati per le aggressioni a un gruppo di neonazisti tra il 9 e l’11 febbraio 2023. In particolare a proposito del caso di Salis, Kovacs sostiene che gli 11 mesi che aveva trascorso in carcere non sarebbero stati in condizioni «disumane», ma proporzionate alla «gravità del crimine di cui è accusata». E attacca la credibilità della stessa Salis, difesa dall’avvocato György Magyar, «apertamente di sinistra e che in passato guidò l’offensiva contro i tribunale in quello che divenne noto come lo scandalo del “business carcerario».


«Credibilità discutibile»

Sulla 39enne italiana, Kovacs scrive: «La sua credibilità è altamente discutibile, come dimostrato tra l’altro, dalle false dichiarazioni da lei rilasciate circa la sua istruzione, la sua situazione famigliare e le sue relazioni personali, che si sono rivelate false». Stando al portavoce del governo ungherese, Salis in carcere avrebbe dichiarato di avere solo la licenzia media, mentre nel primo interrogatorio avrebbe invece riferito di avere un master e di essere un’insegnante di scuola secondaria in Italia. Negli interrogatori iniziale, prosegue Kovacs, Salis avrebbe poi detto di «essere single, di non avere un partner, di non avere figli e di vivere da sola in un appartamento in Italia. Il 6 novembre 2023, invece, il suo compagno è stato registrato come suo referente. Il 17 gennaio 2024 ha incontrato il suo compagno nell’ambito di una visita di gruppo».


Nelle carceri «elevati standard igienici»

Kovacs ribadisce che le accuse sulle condizioni di detenzione di Salis lanciate dai media italiani, poi riprese anche in Ungheria, «sono semplicemente bugie», già respinte dal servizio penitenziario ungherese. «Le sue condizioni di detenzione sono conformi a tutti gli standard dell’Ue – insiste il portavoce – sia in termini di salute che di assistenza fornita». Nel suo memoriale, Salis aveva denunciato di essere stata costretta in carcere con insetti e topi. Circostanza negata da Kovacs: «È una bugia e gli istituti di servizio carcerario soddisfano elevati standard igienici. Ciò è confermato dal fatto che, nonostante tali istituti fossero comunità chiuse, durante la pandemia di Covid non si è sviluppato alcun focolaio della malattia nelle carceri ungheresi».

Le visite con parenti e avvocato

Sarebbero false, secondo il portavoce ungherese, anche le accuse di non aver avuto assistenza nella propria lingua e di non aver potuto vedere i propri famigliari: «Il personale penitenziario comunica quotidianamente con i detenuti stranieri in inglese e tedesco, ma per gli affari ufficiali vengono sempre utilizzati interpreti che parlano fluentemente la lingua madre del detenuto». E sulle visite ha scritto: «I contatti con suoi genitori erano regolari», citando però solo cinque visite tra ottobre 2023 e gennaio 2024 con i parenti di Salis e sette con l’avvocato: «La detenuta è stata anche visitata due volte da un funzionario consolare». E Prima ci sarebbero state anche diverse telefonate fatte dal carcere: «Tra marzo 2023 e il 30 gennaio 2024 ha effettuato un totale di 323 telefonate, due su rete fissa e 321 su cellulare – scrive Kovacs – Tra febbraio 2023 e il 26 gennaio 2024, le è stato concesso il permesso di effettuare un totale di 13 videochiamate monitorate, di cui 3 non hanno avuto luogo e 10 sono state completate».

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