Ilaria Salis, il memoriale shock dal carcere in Ungheria: «Io rinchiusa senza aria, tra cimici e scarafaggi»

Il manoscritto dall’attivista del 2 ottobre 2023, quando non poteva parlare col suo avvocato, in cui emerge il trattamento disumano che le hanno riservato per mesi in carcere. Il documento diffuso in esclusiva dal TgLa7

«Mi trovo tutto il tempo in una cella minuscola e senz’aria, tra gli scarafaggi, il vitto scarso, senza possibilità di comunicare, trattata come una bestia al guinzaglio». Sono queste le drammatiche condizioni con cui Ilaria Salis ha dovuto convivere in carcere a Budapest e che lo scorso 2 ottobre ha deciso di affidare in un memoriale. Diffuso in esclusiva dal TgLa7, si tratta di un testo che l’attivista ha scritto durante i suoi otto mesi di reclusione e che ha affidato a un ex politico italo-ungherese della sinistra radicale, attualmente in servizio presso il Consolato. L’obiettivo della donna, che in questi giorni è tornata al centro delle cronache per essere stata incatenata mani e piedi all’udienza del tribunale di Budapest, era far pervenire il memoriale al suo avvocato italiano con il quale non è mai riuscita a mettersi in contatto durante la prigionia. Dal testo emerge quindi con chiarezza che la diplomazia fosse da tempo consapevole delle sue circostanze.


Le gravi condizioni igieniche

Senza dignità. Così è stata trattata Ilaria Salis al momento dell’arresto. «Sono stata costretta a rivestirmi con abiti sporchi, malconci e puzzolenti che mi hanno fornito in questura e a indossare un paio di stivali con i tacchi a spillo che non erano della mia taglia», chiosa l’ex insegnante. Indumenti con cui è stata costretta a restare per oltre un mese. Per la precisione: ben «cinque settimane». In questo arco di tempo, inoltre, non le hanno mai cambiato le lenzuola ed è stata privata di elementi essenziali per l’igiene, come carta igienica, sapone e assorbenti. Fortunatamente, un’altra detenuta l’avrebbe aiutata a rimediare qualcosa. «Per i primi 3 mesi sono stata tormentata dalle punture delle cimici da letto. Oltre alle cimici, nelle celle e nei corridoi è pieno di scarafaggi. Nei corridoi esterni spesso si aggirano topi. Il carrello passa per la colazione e per il pranzo ma non per la cena. A colazione si riceve una fetta di salame spesso in cattivo stato. A pranzo danno zuppe acquose in cui c’è pochissimo cibo solido, ma dove spesso si trovano pezzi di carta e di plastica, capelli o peli», si legge nel memoriale.


«23 ore su 24 la cella era chiusa»

Il resoconto del trattamento subito tra le mura del carcere assume contorni sempre più angoscianti con il progredire delle righe. «Si trascorrono 23 ore su 24 in una cella completamente chiusa: c’è una sola ora d’aria al giorno e la socialità non esiste. Tutte le mattine ci svegliamo alle 5.30. Ogni volta che dobbiamo sostare in corridoio dobbiamo stare rivolte verso il muro», scriveva Salis facendo sapere di non essere mai riuscita a frequentare lezioni di scuola elementare ungherese, nonché la lingua in cui avvenivano tutte le comunicazioni. Il motivo del rifiuto? «Non parla ungherese», si è sentita dire. Le privazioni comprendevano anche l’impossibilità di comunicare con l’esterno, in particolare con la sua famiglia. Le condizioni di salute dell’attivista italiana sono state messe a rischio da più fronti. All’epoca doveva tenere sotto controllo un nodulo e avrebbe dovuto sottoporsi a un’ecografia entro marzo. Non le è stato permesso subito ed è riuscita a farla solo a metà giugno. Tuttavia, non ha mai ricevuto un vero referto: «La dottoressa mi ha detto a voce che andava tutto bene e che non dovevo svolgere altri controlli». A metà dicembre dello scorso anno, il padre della 39enne aveva fatto appello a Giorgia Meloni denunciando le gravi condizioni in cui versava la figlia.

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