Mozione di sfiducia a Sgarbi, la maggioranza fa muro. L’ira del sottosegretario: «Ora denuncio quelle nullità che l’hanno presentata»

Rinviata al 15 febbraio la discussione sulla mozione presentata da Pd e M5s. La difesa del critico d’arte indagato per riciclaggio di beni culturali

Slitta al 15 febbraio la discussione in Aula della mozione di sfiducia contro Vittorio Sgarbi presentata dalle opposizioni. Lo ha deciso il presidente della Camera Lorenzo Fontana all’esito della conferenza dei capigruppo di Montecitorio. La mozione per la revoca delle deleghe al sottosegretario alla Cultura, indagato per riciclaggio di beni culturali in relazione al quadro di Rutilio Manetti La Cattura di San Pietro, avrebbe dovuto essere discussa in Aula tra oggi e domani, ma la maggioranza ha fatto muro e spinto per il rinvio. «Si nascondono per sperare nel pronunciamento dell’Antitrust e sfuggire al giudizio politico», attacca il capogruppo M5s alla Camera, Francesco Silvestri, secondo cui «è inammissibile che il governo
Meloni trovi il tempo per parlare del pandoro della Ferragni e non di votare una revoca per un sottosegretario che è accusato di avere a che fare con il furto di un quadro, che augura la morte ai giornalisti e si sbottona i pantaloni in tv». L’interessato però non accenna ad abbassare i toni contro chi lo vorrebbe cacciare dalla sua posizione di governo: «Denuncerò anche i Caso, i Manzi, i Silvestri e gli altri a me ignoti, che certamente si copriranno della immunità parlamentare», è l’attacco del critico ai parlamentari Pd e del M5s firmatari della mozione di sfiducia nei suoi confronti. Iniziativa a suo dire «infondata e ispirata dalle menzogne di balordi e delatori a cui hanno dato voce, con accanimento persecutorio, Report e Il Fatto».


Difesa a oltranza

Sgarbi rivendica, nel merito della vicenda, di aver svolto «rigorosamente il mio lavoro: raccontare l’arte, scoprirla, restaurarla. Indiscutibile e accertabile. Tutto il resto è accanimento persecutorio di un giornale e di una trasmissione televisiva, unica fonte per i parlamentari, eletti a caso, dei Cinque stelle e del Pd. Altro di loro non si è mai saputo e si sa». Secondo il sottosegretario alla Cultura, oltretutto, «nessuna trasmissione di Report ha avuto la liberatoria per interviste rubate e non autorizzate, e che non riguardano la mia attività politica o istituzionale, ma la mia vita privata, che io ho difeso, con indignazione, da evidenti abusi denunciati all’autorità giudiziaria. Anche con diffide sistematicamente ignorate. Tutto
quello che io ho fatto è documentato – conclude Sgarbi – Ma non certo per giornalisti la cui unica fonte sono bugiardi e delatori, alle cui menzogne si ispirano i parlamentari ‘mozionisti’».


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