Dall’ex leader dei Forconi ai comitati anti-Coldiretti: chi guida le proteste degli agricoltori in Italia

Danilo Calvani ha dato il via alla rivolta dei trattori, ma il movimento si compone di tante piccole realtà locali (anche scollegate tra loro) e un padrino: Antonio Di Pietro

Le proteste degli agricoltori che da inizio anno si sono diffuse in tutta Europa sono arrivate, da circa una settimana, anche in Italia. Le prime mobilitazioni sono iniziate il 22 gennaio e, hanno assicurato gli organizzatori, andranno avanti «a oltranza». Le modalità della protesta sono tutto sommato simili: blocchi stradali, cumuli di letame scaricati nelle città, striscioni appesi sui ponti o in giro per le campagne. Come accade in altri Paesi europei, la «rivolta dei trattori» si compone in realtà di diverse anime. Alcune fanno capo alle grandi associazioni di categoria e sembrano più inclini a trattare con governo e istituzioni. Un’altra parte dei manifestanti, probabilmente quella più numerosa, è invece in aperto contrasto con Coldiretti, Confagricoltura e le altre grandi associazioni a cui fa riferimento il settore in Italia.


L’ex leader dei Forconi

Il volto principale delle proteste degli agricoltori in Italia è Danilo Calvani, ex leader del movimento dei Forconi. È lui a dirigere il Comitato degli agricoltori traditi (Cra), il primo ad aver dato il via alle manifestazioni di piazza. «Al momento non abbiamo interlocuzioni a nessun livello con la politica. Il ministro Lollobrigida non ci vuole parlare e Meloni ha detto che ci risponderà dopo le elezioni. Per noi ormai è una battaglia di vita o di morte», ha attaccato Calvani in uno dei tanti presidi organizzati nei giorni scorsi. Nel mirino dell’ex leader dei Forconi non c’è solo il governo, e nemmeno solo le politiche europee. Tra i principali destinatari delle sue critiche ci sono soprattutto la Coldiretti e i sindacati di categoria: «Gli agricoltori non li seguono più, non sono più credibili. Ci riprenderemo quello che è nostro come rappresentanza», ha spiegato Calvani.


ANSA/Alessandro Di Marco | Danilo Calvani durante la protesta degli agricoltori in piazza Castello, a Torino (28 gennaio 2024)

Il comitato anti-Calvani

Malgrado l’ex leader dei Forconi sia indubbiamente il volto più riconoscibile delle proteste di questi giorni, non tutti gli agricoltori si ritrovano nei suoi metodi e nelle sue battaglie. La spaccatura interna alla categoria è emersa soprattutto ieri, 1 febbraio, quando una delegazione di agricoltori ha incontrato il ministro dell’Agricoltura a margine di una fiera a Verona. «Chi ha parlato con Lollobrigida non ci rappresenta», si è affrettato a precisare Calvani. A rispondergli è stato proprio il comitato di agricoltori che ha incontrato il ministro in quota FdI: «Non siamo venduti né vendiamo nulla – hanno ribattuto -. Abbiamo fatto richieste ben precise che sono quelle che noi vogliamo ottenere per salvare le nostre aziende. Al contrario suo, che non ha più un’azienda e allora forse vorrà entrare in politica».

Il Coordinamento nazionale riscatto agricolo

Tra le altre sigle che più stanno guidando le proteste di questi giorni spicca il Coordinamento nazionale riscatto agricolo (Cnra). Il movimento, guidato dal toscano Salvatore Fais, è nato solo poche settimane fa ma ha già raccolto decine di adesioni in diverse regioni italiane. In un documento condiviso da alcuni militanti, Riscatto Agricolo si scaglia soprattutto contro il Green Deal e i “paletti” ambientali inseriti dall’Unione Europea con la riforma della Politica agricola comune approvata nel 2021. Nei giorni scorsi, Fais ha annunciato che la sua sigla bloccherà diversi punti delle autostrade italiane fino a domenica. L’obiettivo è di essere ricevuti a Roma dal ministro Lollobrigida.

Il doppio ruolo di Coldiretti

Ciò che hanno in comune le proteste di questi giorni è che sono organizzate per lo più da piccoli comitati locali, nati in modo quasi spontaneo. Molte di queste piccole realtà denunciano di non sentirsi rappresentate dalla principale associazione di categoria, la Coldiretti. Sul proprio sito, l’associazione guidata da Ettore Prandini non ha appoggiato esplicitamente le proteste. Dopo che le manifestazioni hanno cominciato ad allargarsi, però, la Coldiretti si è unita al malcontento ed è volata a Bruxelles per protestare fuori dal Consiglio europeo straordinario. È leggermente diversa la posizione di Confagricoltura, che ha manifestato il proprio appoggio agli agricoltori che protestano. «Ascoltiamo il disagio degli agricoltori, perché il nostro compito è questo: trasferire al governo nazionale ed europeo criticità, ma anche soluzioni», ha detto qualche giorno fa il presidente Massimiliano Giansanti a RaiNews24.

Il sostegno di Antonio Di Pietro

C’è poi chi ha scoperto l’amore per l’agricoltura solo da pochi anni e oggi dice di essere schierato al fianco degli agricoltori. È il caso dell’ex pubblico ministero ed ex ministro Antonio Di Pietro. «Lavoro la terra che mi ha lasciato mio padre: olio, vino, grano, orzo. Per me, mia sorella, i miei figli e chi mi vuol bene», racconta l’ex pm di Mani Pulite. Il problema, sostiene Di Pietro, è che il mestiere non dà più da vivere a nessuno ed è per questo che la «rivolta dei trattori» a suo parere è più che giustificata. «A me produrre un litro d’olio costa 12 euro. In giro lo trovo in vendita a 2 euro e 50. Solo le latte costano un euro e 50 l’una. Chi può reggere con questi squilibri?», si chiede l’ex pubblico ministero.

Foto di copertina: ANSA/Andrea Canali | Una protesta degli agricoltori al casello dell’autostrada A1 di Melegnano, alle porte di Milano (2 febbraio 2024)

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