Il progetto di Donald Trump per il giorno 1 di nuovo alla guida degli Usa: «Chiudo il confine, poi deportazione di massa dei migranti» – I video

Il tycoon promette linea dura sui migranti, accusa la Cina di spingerli negli Usa e fa i nomi di due possibili “running mate” come candidati vicepresidenti

Donald Trump marcia determinato verso la nomination come candidato ufficiale dei Repubblicani alla Casa Bianca, e i sondaggi a nove mesi dal voto lo danno al momento in vantaggio su Joe Biden (49 contro 45% secondo l’ultima rilevazione della Cnn). Il match elettorale tra i due non è che agli inizi, ma Trump ha fretta di presentarsi già come il «candidato da battere» a Usa 2024. Così in un’intervista a Fox News oggi risponde senza battere ciglio alla giornalista Maria Bartiromo che gli chiede quale sarà la prima cosa che farà se verrà rieletto per «ripristinare la forza dell’America sulla scena internazionale». Il tycoon non ha dubbi: «La prima cosa da fare è chiudere il confine : non puoi avere milioni di persone (che entrano illegalmente, ndr)». Un riferimento che sembra volto alla frontiera meridionale col Messico, al centro di pressanti diverbi politici tra Democratici e Repubblicani per l’afflusso continuo di migranti provenienti dai Paesi del Centro e Sud America. Quindi, prosegue Trump senza indugio, «devi fare una deportazione di massa: devi farla». Che Trump pronunci frasi incendiarie con la naturalezza con cui si legge l’elenco della spesa non è una novità, così come che giochi spensierato con teorie del complotto e alleanze internazionali. E nell’intervista a Fox il candidato Repubblicano in pectore regala diverse altre «chicche» del genere.


Le sparate su Cina, Iran e Israele

Ancora sulla pressione migratoria al confine col Messico, Trump accetta volentieri l’imbeccata della conduttrice della tv conservatrice: «Mi dicono che i cinesi paghino 35-50mila dollari ai cartelli della droga per ogni clandestino che riescono a far entrare negli Usa, tutti uomini in età militare. È il Partito comunista cinese allora che li fa entrare?», chiede Bartiromo. «Credo proprio di sì», conferma convinto Trump. Un’accusa esplosiva al principale competitor sulla scena mondiale. Ma il tycoon non si ferma lì, e trae le conseguenze del ragionamento: «Credo che avremo un attacco terroristico al 100%», afferma suggerendo un legame tra i supposti futuri attentati e i flussi migratori in ingresso negli Usa. Ma a proposito di rivelazioni scabrose per grandi player internazionali, c’è spazio per una di queste relativa anche a uno dei principali alleati degli Usa: Israele. Alla fine del 2019, sostiene ora Trump, lo Stato ebraico era pronto a colpire con un’azione coordinata il generale iraniano Qassem Soleimani. Poi, pochi giorni prima che l’operazione fosse lanciata (il 3 gennaio 2020), gli israeliani si tirarono indietro: «Due giorni prima mi dissero “Non possiamo”. E io: “Cosa?”. “Non possiamo”». Dopo aver avuto conferma da un non meglio specificato “generale israeliano”, Trump decise allora di procedere con un raid a quel punto soltanto americano. «Ma Israele era parte di questo, Bibi (il premier Benjamin Netanyahu, ndr) ebbe un grande ruolo», ricorda Trump. Senza dare – né essere richiesto di – alcun altro dettaglio o prova di alcuna delle sue affermazioni.


I papabili come candidati vicepresidente

Alla domanda su chi potrebbe essere il suo futuro running mate come candidato presidente, infine, Trump rifiuta di rispondere esplicitamente, rinviando la scelta ai prossimi mesi. Ma nella conversazione con Bartiromo lascia cadere due nomi di politici Repubblicani per i quali afferma di provare particolare stima: il senatore del South Carolina Tim Scott e la governatrice Kristi Noem. Ma il tycoon lascia intendere di voler tenere le sue carte coperto «ancora per un po’». Di certo, mette in chiaro invece, a fare il paio con lui non sarà Robert Kennedy Jr., il candidato indipendente fuori dagli schemi tanto Democratici quanto Repubblicani. Smentita secca la voce di contatti tra i rispettivi staff: «Mai successo».

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