Vittorio Emanuele di Savoia, parla la sorella di Hamer: «Sparò a mio fratello, ora sarà giudicato da Dio»

Al Corriere della Sera parla Birgit Hamer, sorella del ragazzo morto nel 1978

«Sarei ipocrita se dicessi che per me è una notizia triste. Ma non provo niente per questa persona. Ho pianto così tanto per mio fratello Dirk e per mia madre. Posso aggiungere che mi fa piacere che il
documentario di Beatrice Borromeo, Il Principe, sia uscito prima della sua morte, perché lì lui ha cercato ancora una volta di negare, di riabilitarsi, ma non c’è riuscito. E ora, dove si trova, non potrà più negare». A parlare al Corriere della Sera è Birgit Hamer, sorella di Dirk Hamer ferito nel 1978 da Vittorio Emanuele di Savoia, morto ieri all’età di 86 anni. Per quello sparo Dirk morirà dopo quattro mesi di agonia. Ora secondo Birgit il principe in esilio si trova «davanti al giudice supremo. E lì non puoi mentire. Mi auguro che si sia pentito prima di morire».


Un’immagine d’archivio del 13 novembre 1991, scattata a Parigi, mostra il dr. Hamer – padre del ragazzo tedesco di 19 anni ucciso da Vittorio Emanuele di Savoia il 18 agosto 1978 sull’isola di Cavallo – mentre mostra ai giornalisti le fotografie del figlio e di sua moglie, morta 7 anni dopo l’omicidio. Il dr. Hamer disse in quell’occasione che la donna era morta in seguito alle pressioni morali subite dalla famiglia e dai parenti del principe. ARCHIVIO / ANSA / PAL

«Nel 2006 non fu una confessione, si vantava di aver fregato la giustizia»

La donna ricorda ancora quel giorno, dormiva in una delle barche ormeggiate all’isola di Cavallo quando Savoia sparò. «Le sue grida: “Italiani di merda vi ammazzo tutti!”. E poi gli spari e mio fratello che chiede aiuto, invoca l’anestesia, perché è ferito». Savoia fu assolto ma nel 2006, mentre si trovava in carcere per tutt’altro confessa il colpo. Guardando quelle immagini Birgit scoppiò a piangere. «Mi fece male vedere
quest’uomo descrivere quello che aveva fatto – racconta – per vantarsi che lui aveva fregato la giustizia. Non era una confessione. Nella confessione ti penti. Lui invece si vantava». Birgit racconta che alla fine, dopo un duro percorso, ha perdonato Vittorio Emanuele. Dopo la sua assoluzione, leggendo i Vangeli. «Avevo bisogno di affidarmi a una giustizia migliore di quella degli uomini, che a Parigi aveva fallito con
quella assoluzione. Ho chiesto giustizia e in risposta è arrivata quella intercettazione. Non era la sua coscienza, è la giustizia divina», ha dichiarato.


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