Bombe su Rafah, la città si prepara all’arrivo dei tank: «Dove andremo?». L’Egitto: «Se Israele li manda qui a rischio il Trattato di pace»

Almeno 28 vittime nei raid notturni, i civli rifugiati nelle tende terrorizzati e senza risposte dopo l’ordine di Netanyahu di predisporre l’evacuazione

Sarebbero almeno 28 le vittime dei bombardamenti israeliani della scorsa notte su Rafah. Lo hanno riferito fonti sanitarie locali. Secondo Israele in un raid su un veicolo nella città più a sud della Striscia di Gaza sarebbe stato colpito ed eliminato il capo dell’intelligence della polizia di Hamas, Ahmed al-Yaakobi, il suo vice, Iman a-Rantisi, e il referente della polizia di Hamas per la distribuzione degli aiuti. Ma le centinaia di migliaia di palestinesi che hanno trovato rifugio a Rafah temono molto di peggio per le prossime settimane. Ieri il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha confermato di aver dato ordine all’esercito di preparare i piani d’attacco sulla città, una volta terminato il focus delle operazioni a Khan Younis, indicando ai capi militari di predisporre anche i piani di evacuazione della popolazione civile. Si calcola che oltre la metà di tutti gli abitanti della Striscia di Gaza – circa 2,3 milioni prima dell’inizio della guerra – viva ora a Rafah. La maggior parte di essi non ha più una casa dove tornare e vive in tende di fortuna. Non è chiaro dove nei piani di Israele dovrebbero essere evacuati. «Che ne sarà di noi se entrano i carri armati, con l’invasione di un esercito?», si chiede una giovane cittadina di Rafah, Ashlam Shimali, citata dal New York Times.


I piani di Israele e i timori dell’Egitto

Netanyahu ha fretta però di passare a quella che potrebbe essere l’ultima fase della guerra. Considerate le crescenti pressioni internazionali da un lato, l’inizio del Ramadan il 10 marzo dall’altro, Israele ha un solo mese di tempo per completare le sue operazioni a Rafah volte a smantellare i 4 battaglioni di Hamas nell’area, avrebbe detto il premier nella riunione del gabinetto di guerra, secondo quanto riportano i media israeliani. Quel che è certo è che l’Egitto non ha alcuna intenzione di prestarsi all’eventuale gioco di Israele accogliendo i civili evacuati da Rafah. È escluso che ai palestinesi sia consentito di attraversare il confine per entrare nella penisola del Sinai, ha ribadito al Guardian un funzionario del Cairo, aggiungendo che se Israele tenterà tale trasferimento forzoso ciò causerà la rottura del Trattato di pace tra lo Stato ebraico e l’Egitto in vigore dal 1979.


Hamas chiede l’intervento dell’Onu

A tuonare ancora una volta contro Israele è anche Hamas, che oggi ha chiesto sia convocata una riunione «immediata» del Consiglio di sicurezza dell’Onu dopo l’ordine del governo-Netanyahu di attaccare Rafah. Per Hamas l’Onu dovrebbe «confermare la sua determinazione a obbligare l’occupazione israeliana a fermare la guerra genocida che sta commettendo contro i palestinesi a Gaza». A Rafah, avverte l’organizzazione terroristica, un attacco su larga scala potrebbe lasciare «decine di migliaia di martiri e feriti». Secondo il ministero della Sanità di Gaza, gestito da Hamas, sono ormai oltre 28mila le persone uccise nell’enclave dall’inizio della guerra del 7 ottobre, e oltre 67mila i feriti.

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