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L’ira di Israele su Sanremo: «Usato per diffondere odio, e i ragazzi trucidati al rave?». Ghali: «Intimidiscono chi vuole la pace». Ma la Rai prende le distanze

11 Febbraio 2024 - 15:30 Stefania Carboni
La protesta dell'ambasciata in Italia dopo i ripetuti richiami pro-Palestina sino all'appello «Stop al genocidio» di Ghali

«Ritengo vergognoso che il palco del Festival di Sanremo sia stato sfruttato per diffondere odio e provocazioni in modo superficiale e irresponsabile. Nella strage del 7 ottobre, tra le 1200 vittime, c’erano oltre 360 giovani trucidati e violentati nel corso del Nova Music Festival. Altri 40 di loro, sono stati rapiti e si trovano ancora nelle mani dei terroristi», ha scritto su X l’ambasciatore israeliano in Italia Alon Bar all’indomani della conclusione della 74esima edizione della kermesse, nel quale diversi sono stati gli appelli e i richiami, con modi e toni diversi, alla causa palestinese a oltre quattro mesi dall’inizio della guerra tra Israele e Hamas. «Il Festival di Sanremo avrebbe potuto esprimere loro solidarietà. È un peccato che questo non sia accaduto», ha chiosato l’ambasciatore.

La replica in diretta di Ghali

«Indiziato» numero 1 della protesta dell’ambasciatore, anche se non menzionato esplicitamente, Ghali che nella sua canzone Casa mia, ha inserito alcune frasi che sembrano fare riferimento a quanto starebbe accadendo nella Striscia di Gaza («Ma come fate a dire che qui è tutto normale / Per tracciare un confine / Con linee immaginarie bombardate un ospedale / Per un pezzo di terra o per un pezzo di pane / Non c’è mai pace»), per le quali era già finito nel mirino della comunità ebraica di Milano, e che ieri sera ha rincarato la dose chiedendo dal palco dopo essersi esibito lo «stop al genocidio». Quando è arrivato sul palco di Domenica In oggi, uno degli ospiti di Mara Venier ha dunque chiesto conto a Ghali cosa pensasse delle parole dell’ambasciatore. L’artista prima ha chiesto conto di quali fossero esattamente le dichiarazioni in oggetto (riportategli in diretta in modo inesatto), poi ha replicato così: «Mi dispiace tanto che (l’ambasciatore, ndr) abbia risposto in questo modo. Io sono un musicista ed è da quando sono bambino che parlo di quel che sta succedendo lì, non è dal 7 ottobre ma già da un po’ di tempo…». Per Ghali dunque il rappresentante in Italia di Israele «sbaglia a dire così, perché poi la gente ha sempre più paura, pensa che sia un problema dire che si vuole la pace, è assurdo». La conduttrice Mara Venier ha provato a stemperare la tensione cercando un punto d’incontro: «Penso che siamo tutti d’accordo quando si parla di pace…». Ma Ghali ha ribadito le sue distanze dall’attacco dell’ambasciata.

Gli altri appelli pro-Palestina a Sanremo

In realtà l’intervento dell’artista è solo uno di una lunga serie di interventi sul palco di Sanremo sul conflitto che coinvolge Israele contro Hamas. Sempre nella finale, durante l’esibizione del rapper Tedua, ospite (non in gara) sulla nave da crociera, è comparsa una bandiera palestinese tra il pubblico. E nel corso delle cinque serate spesso sono stati fatti appelli per la pace, in particolare da Dargen D’Amico.

L’Ad della Rai con Israele

L’amministratore delegato della Rai Roberto Sergio è intervenuto poi dopo la protesta di Alon Bar per rimarcare tutta la sua solidarietà «al popolo di Israele e alla comunità ebraica» per le stragi del 7 ottobre e il dramma dei rapiti: «Ho vissuto assieme all’ambasciatore Bar ed alla presidente Di Segni gli eventi che la Rai ha dedicato alla memoria della Shoah nell’ultima settimana di gennaio. E ogni giorno i nostri telegiornali e i nostri programmi raccontano – e continueranno a farlo – la tragedia degli ostaggi nelle mani di Hamas, oltre a ricordare la strage dei bambini, donne e uomini del 7 ottobre. La mia solidarietà al popolo di Israele ed alla comunità ebraica è sentita e convinta».

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