Ilaria Salis chiederà i domiciliari in Ungheria, il cambio di strategia nel processo: «Ora dobbiamo trovarle casa a Budapest»

L’annuncio del padre Roberto, impegnato anche a replicare alle accuse dell’ambasciata ungherese ai media italiani: «Qui la stampa è libera»

Ilaria Salis chiederà i domiciliari in Ungheria. A rendere noto il cambio di strategia è il padre, Roberto Salis, all’Ansa. La 39enne detenuta a Budapest con l’accusa di aver aggredito due militanti di estrema destra «ha cambiato idea – sottolinea il padre – visto che da più parti è arrivata questa richiesta di fare istanza per i domiciliari in Ungheria. Adesso dobbiamo trovare una casa a Budapest e poi presenteremo la richiesta». Finora la donna si era opposta, ha spiegato Roberto Salis, anche perché in Ungheria i periodi agli arresti domiciliari «valgono un quinto sul calcolo della pena da scontare dopo l’eventuale condanna». In sintesi cinque giorni ai domiciliari contano come un giorno in carcere.


L’ambasciatore ungherese a Roma contro i media italiani

Il cambio di strategia arriva nello stesso giorno in cui l’ambasciatore ungherese a Roma ha criticato il racconto del caso Salis sui media italiani. In una lunga lettera pubblicata sul canale Facebook della rappresentanza diplomatica, Adam Kovacs ha contestato «la rappresentazione particolarmente distorta e sproporzionata» che «una parte significativa dei media italiani» ha dato della vicenda, «soprattutto nella valutazione del sistema giudiziario ungherese, tale da far sorgere il dubbio che i commenti editoriali siano stati mossi esclusivamente da considerazioni politiche, oltre che ideologiche, dirette a mettere in cattiva luce le relazioni italo-ungheresi», si legge nel comunicato. Secondo l’ambasciatore «si è parlato poco e male in merito ai fatti accaduti e alla condotta» della 39enne. «Secondo le prove raccolte dalle autorità investigative ungheresi – aggiunge Kovacs -, il quadro di quanto è accaduto nei giorni del febbraio di un anno fa sembra chiaro e dai video in possesso dell’autorità giudiziaria emergono condotte assolutamente illecite».


La replica di Roberto Salis all’Ambasciata

Ciò che è preoccupante per l’ambasciata di Budapest nella Capitale è «la palese tendenza a sminuire questi episodi gravissimi e di presentarli, in modo manipolativo, come una semplice “rissa tra manifestanti”», scrive. «Il contrasto al “pericolo fascista” – pretesa già in sé discutibile nel contesto odierno di una Europa unita, pacifica e democratica – non può giustificare i comportamenti di cui è accusata e in Patria già condannata in altre occasioni, Ilaria Salis. La violenza politica non è mai sul lato giusto della storia. La libertà di espressione e di protesta pacifica di tutti sono salvaguardati dal nostro ordinamento giuridico, senza bisogno di ricorrere a spranghe o martelli in tasca per “l’autodifesa”», aggiunge. Poi l’avvertimento: «Chi viene con lo scopo di portare avanti scontri ideologici con la violenza fisica, deve sapere che nel nostro Paese quei tentati atti di sovvertimento delle regole democratiche che ci siamo dati verranno sempre contrastati con la massima fermezza e senza alcuna indulgenza», conclude il diplomatico. Tempestiva la reazione di Roberto Salis, padre di Ilaria, che ha chiesto alle istituzioni italiane di ribadire al governo di Budapest «che nel nostro paese la stampa è libera e non sono gradite ingerenze straniere sul lavoro dei giornalisti italiani», ha commentato il padre di Ilaria Salis con l’Ansa.

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