Omicidio Alessandra Matteuzzi, l’ex Giovanni Padovani condannato all’ergastolo

Per il 28enne confermate anche le aggravanti dello stalking, del vincolo del legame affettivo, dei motivi abietti e della premeditazione, come chiesto dalla procura

Giovanni Padovani è stato condannato all’ergastolo dalla Corte d’Assise di Bologna per l’omicidio della ex compagna Alessandra Matteuzzi, uccisa il 23 agosto 2022 sotto casa della donna. All’ex calciatore i giudici hanno riconosciuto anche le aggravanti di premeditazione, futili motivi, legame affettivo e stalking. Matteuzzi era massacrata a colpi di martello, calci e pugni e colpita anche con una panchina mentre stava entrando nell’androne di casa. Il procuratore aggiunto Lucia Russo e il pm Francesca Rago hanno chiesto l’ergastolo per il 28enne di Senigallia. Come emerso dalle indagini, Matteuzzi è morta per le numerose e gravi fratture alla testa. L’autopsia aveva fatto emergere anche lesioni al torace. Per il medico legale Guyido Pelletti, la morte della donna è stata determinata da un’emorragia dovuto alla sfondamento del cranio.


Padovani, la provocazione sull’ergastolo

«Ci sono due famiglie distrutte a causa del sottoscritto, per un gesto gravissimo e imperdonabile», dice a sorpresa Padovani nelle dichiarazioni spontanee rilasciate in aula prima della sentenza. «Ma per queste due famiglie a mio parere da una parte dei giornalisti non c’è stato rispetto, siamo stai alla loro mercé. Non c’è stato rispetto per Alessandra, per la sorella, la madre, per i suoi nipoti, per mia madre, additata come madre di un assassino, ma anche lei è una donna». Nonostante l’ultima perizia psichiatrica ha ribadito come Padovani fosse in «pieno possesso di giudizio» quando ha commesso il fatto, il 28enne insiste sulla linea portata avanti dalla difesa e provoca: «Ho sentito la parola ergastolo, se voi ritenete che tutto quello che è stato fatto nei mesi precedenti al reato siano cose normali, e non anormali, da una persona che comunque aveva dei disturbi e ha dei disturbi. Se voi pensate che quello che è successo, che un uomo che ammazza una donna con quella ferocia lì sia una cosa normale, c’è da mettersi le mani nei capelli e tirarseli molto forti. Se voi pensate che fosse normale allora pretendo l’ergastolo, voglio stare ogni giorno, ora, minuto in carcere. Quello che è successo è gravissimo, perché c’è una persona che non c’è più. E non si può fare più niente. E qui dentro, io non vorrei stare dalla parte dei giudici perché la loro è una decisione difficile. Abbiamo perso tutti, non ci sono nè vincitori né perdenti».


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