L’annuncio di Meloni durante il bilaterale con la Romania: «Condannati scontino la pena nei propri paesi». Tutti i numeri dell’intesa – Video

I detenuti rumeni in Italia sono poco più di 2mila (l’11,6% degli stranieri in carcere). E anche Bucarest vuole riprendersi i carcerati “eccellenti”

Non solo una visita di cortesia quella del primo ministro rumeno all’Italia e alla premier Giorgia Meloni. Nel corso della riunione, infatti, sono stati firmati sette accordi con il primo ministro Marcel Ciolacu. Ma quello destinato ad avere maggiore impatto politico è probabilmente l’accordo dedicato alle estradizioni. «Ringrazio il primo ministro Ciolacu per la grande disponibilità in materia di giustizia: sono tanti i punti condivisi, penso ad esempio che sia importante tra le sfide che ci diamo quella che i detenuti condannati in via definitiva nei rispettivi paesi possano scontare la pena nel paese di origine». Dunque, Italia e Romania, si impegnano, in caso di condanna definitiva, ad estradare i detenuti nei rispettivi paesi di origine.


I numeri

Un carcere rumeno dall’esterno, 2023. EPA/Robert Ghement

Quanti sono i rumeni detenuti nelle carceri italiane? A differenza di quanto accadeva fino al 2016, come spiega il rapporto dell’estate scorsa su Openmigration.org, i detenuti rumeni non sono tra le primissime provenienze tra i detenuti stranieri in Italia, il cui numero complessivo è comunque visibilmente calato negli anni, passando da 23.492 nel 2012 a 17.683 nel 2022. Secondo i dati aggiornati al 2022, i rumeni sono 2083, lo 0,2% dei rumeni presenti in Italia che sono invece 1 072 001 e l’11,6% del totale dei detenuti stranieri in carcere. Stando ai giornali rumeni, è anche l’opinione pubblica locale a chiedere che l’Italia rimandi a Bucarest in particolare i detenuti eccellenti. Come spiega un recente reportage di Stefano Vergine sull’Espresso, l’Italia viene considerata un “paradiso” per i criminali rumeni perché in molti casi Roma non concede l’estradizione considerando le carceri rumene troppo dure e irrispettose dei diritti umani. Negli ultimi 4 anni, l’Italia ha accettato di consegnare alla Romania 70 persone su 810 richieste, negando l’estradizione anche in casi clamorosi come quello di Alina Bica, ex capa della Procura nazionale antimafia e antiterrorismo, condannata a novembre del 2019 dalla Corte di Cassazione romena a 4 anni per il reato di favoreggiamento personale continuato ad un imprenditorie. Trasferendosi in Italia, in Puglia, un anno prima della sentenza è riuscita ad ottenere che il tribunale di Bari negasse l’estradizione per le condizioni detentive che avrebbe subito.


Le altre parti dell’intesa

Meloni ha rivendicato un accordo su numerosi argomenti, anche alla luce dei solidi rapporti economici con la Romania: «L’Italia è secondo cliente e secondo fornitore della Romania, ed è il primo investitore in Romania per numero di aziende registrate. Il fortissimo radicamento della comunità imprenditoriale italiana, che conta oltre 50mila aziende, è un segno tangibile di come i nostri rapporti siano estremamente intensi. La presenza italiana è una presenza fondamentale in tanti comparti, soprattutto quelli strategici, dall’energia alle grandi infrastrutture, agroalimentare, servizi bancari, la sanità». Ha quindi aggiunto: «E come c’è un pezzo di Italia in Romania, c’è anche un importante pezzo di Romania in Italia. La comunità romena è la comunità straniera più numerosa residente in Italia, oltre un milione di persone, e offre alla nostra comunità un contributo estremamente importante». L’accordo firmato riguarda sette punti che oltre alla giustizia, includono rapporti economici, difesa e cybersicurezza.

Video: Agenzia Vista / Alexander Jakhnagiev

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