Fedez perde la causa per truffa con l’ex a.d., ma vince contro Pietro Maso

Il rapper aveva denunciato un manager per 100 mila euro. Intanto il giudice archivia la sua posizione in una causa per diffamazione

Il cantante Fedez ha accusato un ex amministratore delegato di un’azienda da lui controllata di truffa. Ma il tribunale lo ha assolto perché il fatto non costituisce reato. Il marito di Chiara Ferragni però ha vinto in tribunale contro Pietro Maso. L’uomo che ha ucciso i genitori insieme a tre suoi amici lo aveva querelato per diffamazione a causa di una canzone in cui veniva citato. Ma secondo il giudice delle indagini preliminari di Roma Maria Gaspari il rapper non lo ha diffamato. E lui non ha diritto all’oblio. Nella querelle sulla Doom (Dream of Ordinary Madness) Srl, società gestita dalla madre Annamaria Barrinzaghi, Fedez aveva accusato l’ex a.d. della società di averlo truffato. La vicenda era nato dopo l’arrivo di una sponsorizzazione da una nota marca di zainetti.


L’accusa e la difesa

Secondo l’accusa, sostenuta dal pubblico ministero Alessandro Gobbis l’ex a.d. avrebbe comunicato all’azienda di aver ricevuto un’offerta di sponsorizzazione pari a 250 mila euro per gli zainetti. Nascondendo 100 mila euro, la cifra pattuita, e intascandoli. Facendo in modo che la cifra venisse versata in una società in cui avrebbe cominciato a breve a lavorare. Il Quotidiano Nazionale fa sapere che per il giudice della sesta penale Paolo Guidi l’imputato, difeso dai legali Davide Montani e Simona Ceretta, in qualità di ad «possedeva le facoltà e i poteri necessari per proporre tale formula contrattuale». «Non è possibile desumere alcuna finalità ingannatoria derivante dalla condotta dell’imputato e la società non è stata raggirata, poiché nulla le è stato celato», scrive il Tribunale nelle motivazioni della sentenza con cui, a fine novembre scorso, ha assolto l’ex a.d. «perché il fatto non costituisce reato».


Pietro Maso

La vicenda di Maso invece si è svolta a Roma. Fedez aveva inserito una strofa su di lui nel pezzo No game freestyle: «Flow delicato, pietre di raso, saluti a famiglia da Pietro Maso, la vita ti spranga sempre a testa alta come quando esce sangue dal naso». Maso aveva querelato il cantante affermando anche di avere diritto all’oblio per i suoi reati (ha scontato la pena, si trova ricoverato in una clinica psichiatrica dal 2016). Ma la giudice ha deciso diversamente: «Fedez non ha diffamato Pietro Maso inserendo in un brano rap una strofa su di lui e sull’assassinio dei suoi genitori per il quale ha scontato 22 anni di carcere. Una “creazione artistica“ non è offensiva anche se dovesse manipolare la realtà per “raggiungere mete ulteriori e ideali“».

Il diritto all’oblio

E ha anche spiegato perché Maso non può appellarsi al diritto all’oblio: «La collettività ha diritto a conoscere le notizie che sono di interesse generale anche a distanza di molto tempo a causa della sua gravità e della notorietà di chi l’ha commesso».

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