«Navalny è stato avvelenato (di nuovo)»: la teoria del giornalista di Bellingcat amico del dissidente

Christo Grozev espone alla Cnn i dubbi sulla versione ufficiale, mentre in Russia sono almeno 100 gli arresti per chi ha manifestato in memoria dell’oppositore

«Sfortunatamente, l’ipotesi più probabile è che sia stato avvelenato una seconda volta». Sono queste le parole pronunciate con tono duro alla Cnn dal reporter bulgaro Christo Grozev, capo giornalista del gruppo investigativo Bellingcat e amico di Alexei Navalny. L’oppositore di Putin è morto ieri, ufficialmente a causa di una embolia dopo una passeggiata nei pressi della prigione nell’Artico russo dov’era stato trasferito poche settimane fa. Navalny era già stato avvelenato con il Novichok – un agente nervino – nel 2020, sentendosi male su un volo tra Mosca e la città siberiana di Omsk. Il dissidente rimase in coma per un mese. «Non abbaiamo ancora le prove» – ha spiegato Grozev, che investigò l’avvelenamento di Navalny quattro anni fa. Ora, Grozev fa notare che, nonostante il gran numero di telecamere nei centri penitenziari della Russia, al momento non sono stati pubblicati video del presunto incidente di Navalny.


Dove sono i video dello svenimento?

«Abbiamo prove circostanziali in quella direzione, una delle quali è: se fosse vero che, come ha dichiarato il governo (russo), è collassato a terra a causa di un coagulo sanguigno durante la sua passeggiata nel cortile del carcere, dov’è la prova? Dov’è la prova visiva? Tutte le carceri in Russia sono munite di telecamere di sorveglianza e finora non abbiamo visto niente», dichiara Grozev alla giornalista della Cnn Erin Burnett. A questo punto – aggiunge ancora il reporter bulgaro – tutto fa pensare che sia stato ucciso di proposito. Grozev secondo l’agenzia stampa russa Tass, è nella lista dei «ricercati» del ministero dell’Interno di Mosca. «Sono sicuro che scopriremo cosa gli è successo. L’onere della prova che è morto da solo è ora nelle mani del Cremlino perché quattro anni fa abbiamo dimostrato che hanno cercato di ucciderlo con armi chimiche», conclude.


La repressione delle manifestazioni in Russia

Intanto, a Mosca e San Pietroburgo sono almeno 100 gli arresti effettuati nei confronti di coloro che hanno espresso la loro solidarietà a Navalny manifestando nelle piazze e davanti ai monumenti. A renderlo noto è l’organizzazione non governativa per i diritti umani OVD-Info. A decine si sono radunati per celebrare la memoria del dissidente, con cartelli, candele e fiori, creando veri e propri memoriali improvvisati. Sono stati pattugliati dalle forze dell’ordine russe e repressi fin da subito, anche per chi deponeva solamente un fiore. Il Cremlino aveva annunciato che non sarebbero state autorizzate «manifestazioni di massa». I manifestanti sono stati afferrati per braccia e gambe e trasportati di peso verso l’arresto. «Sono furiosa, alla fine sono riusciti a ucciderlo», ha dichiarato una manifestante a Sky News. «Tutto ciò che sta accadendo al mio Paese è una disgrazia», ha detto la donna.

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