Alexei Navalny è morto in carcere. Le autorità russe: «Si è sentito male dopo una passeggiata». Putin «informato» dei fatti

L’oppositore del regime, 47 anni, era stato condannato a 19 anni di carcere e trasferito di recente in una colonia penale sul Mar Artico

Il dissidente russo Alexei Navalny, 47 anni, è morto nella colonia penale sul Mar Artico dove stava scontando la sua pena di 19 anni di carcere per «estremismo». Lo riportano i media russi, citando il dipartimento locale del servizio penitenziario. «Il giorno 16 febbraio nella colonia correzionale №3, il condannato Navalny A.A. si è sentito male dopo una passeggiata, perdendo quasi immediatamente conoscenza», si legge nel comunicato del servizio carcerario, secondo quanto riporta Interfax. Il personale medico della colonia, prosegue la ricostruzione ufficiale, è arrivato immediatamente ed è stata chiamata l’ambulanza. Quindi, «sono state eseguite tutte le misure di rianimazione necessarie, per oltre 30 minuti, che non hanno prodotto risultati positivi. I medici dell’ambulanza hanno dichiarato la morte del detenuto. Le cause della morte sono in corso di accertamento», ha detto il Servizio penitenziario federale in una dichiarazione. Intervenendo dalla Conferenza della sicurezza di Monaco, la moglie Yulia Borisovna Navalnaya ha fatto capire di non avere dubbi sulle responsabilità di quanto accaduto: «Vladimir Putin deve sapere che sarà punito per quello che hanno fatto», pur esprimendo dubbi sulla veridicità di una notizia «che riceviamo solo da media ufficiali».


Media russi: «Navalny è morto per una trombosi»

I media russi riferiscono che a ucciderlo potrebbe essere stato «un coagulo sanguigno», anche se sulle vere cause del decesso ancora si sa poco. La colonia dove Navalny era stato trasferito in gran segreto pochi mesi fa si trova nei pressi del villaggio di Harp, nel distretto autonomo di Yamalo-Nenets. Il presidente russo Vladimir Putin è stato informato della morte di Navalny, ha fatto sapere a stretto giro il portavoce Dmitry Peskov, aggiungendo che il Cremlino «non conoscere la causa del decesso». Lo riportano le agenzie Interfax e Tass. Il dissidente russo aveva subito il 27esimo trasferimento in cella di isolamento per un totale di 308 giorni dall’inizio della sua detenzione, nel gennaio del 2021. Subito dopo la diffusione della notizia della morte di Navalny, le cancellerie occidentali hanno diffuso duri comunicati puntando il dito contro il Cremlino. «L’Ue ritiene il regime russo l’unico responsabile di questa tragica morte», ha scritto su X il presidente del Consiglio europeo Charles Michel mentre la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen accusa Putin di temere il dissenso del suo popolo.


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