Allerta smog in Pianura Padana: ci si può allenare all’aperto? Le mascherine servono? Le risposte dell’esperto

Cosa possono fare i singoli cittadini di fronte a livelli così elevati di inquinamento atmosferico? Lo abbiamo chiesto ad Alessandro Miani, presidente della Società italiana di medicina ambientale

In Pianura Padana l’aria è irrespirabile da decenni, ma in questi giorni lo è anche più del solito. Le immagini satellitari del servizio europeo Copernicus parlano di livelli di inquinamento atmosferico «preoccupanti», che superano anche di quattro volte le soglie fissate a livello nazionale ed europeo. Si tratta di una situazione con cui i cittadini del Nord Italia si ritrovano a dover fare i conti ormai ciclicamente. L’ultimo rapporto dell’Agenzia europea per l’ambiente mostra che è proprio l’Italia a registrare il più alto numero di morti premature legate all’inquinamento atmosferico: nel 2022 sono state oltre 63mila. Ma cosa possono fare i singoli cittadini di fronte a livelli così elevati di inquinamento atmosferico? Ci sono attività che è meglio evitare? Stare in casa fa bene? Lo abbiamo chiesto ad Alessandro Miani, presidente della Società italiana di medicina ambientale (Sima).


Quanto è seria la situazione?


«La situazione è seria da decenni, non da qualche giorno. L’Italia continua a essere prima in Europa per decessi prematuri dovuti all’inquinamento atmosferico. La pianura padana, in particolare, ha l’aria più inquinata di tutta Europa. Non è una sua colpa specifica, perché questa situazione si deve anche alla conformazione orografica: la presenza delle Alpi al nord e degli Appennini al sud, unita alla scarsa ventosità, creano una grande stabilità atmosferica».

Perché in questi giorni l’inquinamento atmosferico ha raggiunto livelli così elevati?

«Quest’anno abbiamo avuto un inverno particolarmente siccitoso. La scarsità di pioggia e l’assenza di venti forti rende difficile far precipitare a terra gli inquinanti dispersi. Questi due fattori hanno inciso molto negativamente sui dati pubblicati da Copernicus. Abbiamo avuto molti più sforamenti dei limiti di legge sulle polveri sottili rispetto agli ultimi anni».

Cosa si può fare per proteggersi fuori casa?

«Una mascherina Ffp2 può offrire un livello minimo di protezione, soprattutto per chi si muove in bici o soffre già di patologie respiratorie. Ma di fronte alle polveri più fini l’effetto della mascherina è quasi inesistente».

Ci sono attività da evitare?

«Sicuramente è meglio non fare attività sportiva o portare a passeggio i bambini nelle ore di punta del traffico. Se proprio si vuole fare una corsetta, meglio evitare le vie trafficate, farlo in un’area il più verde possibile e soprattutto lontano dagli orari di punta del traffico, quindi al mattino presto o alla sera tardi. È anche vero, però, che con i dati che registriamo in questi giorni la situazione cambia solo relativamente. La mancanza di piogge lascia gli inquinanti dispersi nell’aria per periodi più lunghi».

Rimanere in casa il più possibile è una buona soluzione?

«In media l’inquinamento indoor è cinque volte superiore rispetto all’esterno, quindi direi che non è una grande idea. L’ideale sarebbe dotarsi di strumenti di ventilazione meccanica a doppio flusso oppure di purificatori d’aria, sia a casa che sui luoghi di lavoro. Si tratta di strumenti scientificamente validati, che hanno un’affidabilità reale».

Da anni l’Italia è il Paese europeo che registra il più alto numero di morti premature dovute all’inquinamento atmosferico. A cosa sono dovuti di preciso questi decessi?

«La prima causa di morte è rappresentata da infarto e ictus, quindi patologie che coinvolgono l’apparato cardiocircolatorio. Questo avviene perché le polveri sottili sono pro-infiammatori, nel senso che generano infiammazioni permanenti che possono portare poi a ictus, infarti oppure cancri al polmone, che rappresentano infatti la terza causa di queste morti premature».

Quali sono gli altri effetti dell’inquinamento atmosferico sulla salute?

«Le patologie sono moltissime. Le principali sono le cosiddette BroncoPneumopatie Croniche Ostruttive (Bcpo), che colpiscono l’apparato respiratorio e all’inizio sono asintomatiche. Ma l’inquinamento atmosferico porta a un aumento dei casi di asma, allergie e bronchiti. Ma le conseguenze si sentono anche ad altri livelli. In Italia un bambino su 77 nasce con ritardo del neurosviluppo e uno su 55 con un disturbo dello spettro autistico. In molti casi questo è dovuto a ciò che respirano i bambini stessi ma anche i genitori nei tre mesi prima del concepimento».

Perché l’inquinamento atmosferico non viene trattato come un’emergenza sanitaria?

«In realtà la situazione è anche più grave di quello che sembra. I limiti imposti oggi per legge in Italia e in Ue sono già quattro volte superiori rispetto a quelli che l’Oms indica come tutelativi della salute, almeno per quanto riguarda le polveri sottili. Questo vuol dire che se sforiamo anche quei limiti stiamo creando ambienti altamente insalubri e pericolosi. Anche se non c’è un effetto diretto e immediato, negli anni si possono sviluppare diverse malattie. Poi c’è anche una questione economica: l’inquinamento atmosferico in Italia, stando ai calcoli di alcuni economisti, incide sui costi sanitari diretti per circa il 10% del Pil. L’Oms lo ha detto chiaramente: l’inquinamento atmosferico è la prima emergenza sanitaria di origine ambientale al mondo».

Foto di copertina: ANSA/Matteo Bazzi | Una canna fumaria in zona Porta Nuova, sullo sfondo il Bosco Verticale (Milano, 8 gennaio 2020)

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