Alessandra Mussolini: «Per il mio cognome ho dovuto lasciare il cinema. Mio padre? Un traditore seriale»

La nipote del Duce si racconta. A partire dalla sua parte in un film antifascista

Per colpa del suo cognome ha dovuto lasciare il cinema. Anche se l’ha diretta Ettore Scola in uno dei capolavori del cinema antifascista. Alessandra Mussolini si racconta oggi in un’intervista al Corriere della Sera in cui riepiloga la sua vita e la sua carriera. Nel colloquio con Tommaso Labbate racconta le riprese di Una giornata particolare e il regista: «Era molto legato a zia Sophia (Loren, ndr ), durante le riprese stavano sempre insieme, affiatatissimi. In quel film c’è un errore, causato da me e mia mamma, che era venuta sul set. Un giorno stavo malissimo, tosse e mal di gola, faceva freddo e mi mise addosso un loden, che però era decisamente anacronistico per l’epoca in cui era ambientata la pellicola. Una scena di me col loden sfuggì a tutti, dalla segretaria di edizione al montatore. E finì dentro il film».


Il tassinaro

Ma Alessandra Mussolini ha recitato anche ne Il tassinaro con Alberto Sordi: «Era un grande. Feci il provino, mi volle subito. Il film fu una faticaccia perché la produzione voleva risparmiare sulle pose e Alberto, che era anche il regista, ci fece girare tutte le scene notturne in un’unica sera». Ma la sua carriera nel cinema non è continuata «perché non mi prendevano mai. Dopo ogni provino le risposte erano: troppo bella, troppo brutta, troppo alta, troppo magra, occhi troppo chiari. Il vero troppo forse era il cognome». Dino Risi glielo disse in faccia: doveva cambiarlo. Ma non le diede suggerimenti, salvo quello di farsi chiamare Alessandra Zero: «Col ca…! Glielo dissi proprio». E lui «rispose “è una tua scelta”». Si buttò sugli studi e si è laureata in medicina nel 1994: «Ancora oggi pago la quota all’Ordine dei medici. Dopo il master in angiologia, capitava che un paziente aprisse gli occhi dopo un ecodoppler dei tronchi sovraortici, guardasse verso di me e dicesse: “La Mussolini qui? Che è, una candid camera?”».


La politica

Intanto era arrivata la prima sfida politica, ovvero la sfida contro Antonio Bassolino nella corsa per il sindaco di Napoli: «Adoravo Bassolino, avevamo molte cose in comune. Fosse stato possibile, avrei costruito una grande coalizione con lui in consiglio comunale. Mo’ si parla tanto di fluidità; politicamente ero fluida già all’epoca». Prima, era stata una bambina cresciuta in una famiglia turbolenta. Il padre Romano era un pianista jazz e tradiva la mamma Maria Scicolone, figlia della musicista Romilda Villani e sorella di Sophia Loren. A lei è successa la stessa cosa: il marito Mauro Floriani è finito in una brutta storia di squillo ai Parioli: «In questo libro c’è scritto chiaramente: i tradimenti nella vita ci sono sempre».

Da bambina

Da bambina, dice, era «spaventata, non toccavo cibo. Violenza fisica non ce n’era ma così era forse persino peggio, a casa erano litigi continui, senza sosta. Partivano dalla cucina e arrivavano in sala da pranzo, innescati spesso da nonna Romilda che attaccava mia mamma. Tanto nonna aveva costruito con zia Sophia, quanto poi ha distrutto con mia mamma». Del Duce si parlava poco: «Frequentavo durante le vacanze Villa Carpegna ma la mia infanzia e in generale la mia vita le ho trascorse col ramo Scicolone, non col ramo Mussolini. Vuole chiedermi dei cimeli di nonno Benito?». Non li ha: «Sono io il cimelio, un cimelio vivente, ho respirato quell’aria, porto il cognome».

I tradimenti

E racconta che la nonna, «che era stata musicista anche lei, beccava i tradimenti di mio papà e li riferiva perfidamente a mia mamma. Mamma se la prendeva con papà. Papà faceva quello che fanno gli uomini di solito: negava, negava, negava. Magari era domenica, nonna per dispetto versava mestolate di ragù bollente nei piatti e lanciava cotolette che friggeva fino a farle diventare pietre». Ma ci sono anche ricordi terribili: Un giorno mamma andò a operarsi di calcoli a Ginevra, un’operazione seria. Noi eravamo rimasti a Roma, da nonna. A un certo punto vado da nonna, che stava litigando col fratello in cucina. E lei, a proposito di mia mamma, mi disse in faccia: “Spero che tua madre muoia sotto i ferri”. Per la rabbia presi un tavolino e lo scaraventai contro la parete. Lei fece una delle sue pose da diva, viveva come se fosse dentro un film, sempre».

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